Nick: asad Oggetto: 11 SETTEMBRE 1973 Data: 24/11/2004 0.10.58 Visite: 139
11 Settembre 1973 morte di un sogno In Cile veniva assassinato Salvador Allende e la democrazia. Sabato 11 settembre, sono 31 anni da quell' alba del 1973 in cui il grande sogno si spense. Il sogno, era quello del Cile e della coalizione di Unitad Popular, iniziato nel 1970. Un sol colpo, un'invasione di carri armati che alle prime ore del mattino si presentarono nel centro di Santiago del Cile, svegliando all'improvviso quei milioni di persone che avevano sognato una svolta per la politica dell'America Latina. A soli pochi mesi da quel Giugno 1973 in cui il presidente Bordaberry venne deposto a Montevideo (Uruguay) da un'altra giunta militare di stampo fascista, anche in Cile inizia la lunga agonia. Un'altra capitale, un altro stato, la stessa storia: l'Uruguay dal 1971 aveva visto la sinistra, la stessa coalizione che voleva abbattere lo strapotere delle multinazionali in America Latina, salire al potere con regolari elezioni. Quella stessa sinistra si vedrà deposta a seguito di un colpo di mano militare. In entrambi i casi a nulla servì l'ardua resistenza di quanti non accettavano ulteriori soprusi e dittature. In Cile Salvador Allende si vide tradito da Augusto Pinochet che solo due anni prima aveva nominato capo di stato maggiore dell'esercito cileno, ed ora venduto alle multinazionali statunitensi. Il leader dell'Unitad Popular infatti, in tre anni di governo, aveva denunciato il largo giro d'affari che, a danno dell'America Latina, veniva gestito da poche imprese nordamericane. Basti ricordare che le imprese produttrici di rame, che da oltre quarant'anni sfruttavano a proprio vantaggio le risorse cilene, esportavano ogni anno un quantitativo di denaro pari a quattro miliardi di dollari, a fronte di un iniziale investimento di trenta milioni di dollari. Fu questo il motivo che spinse Allende a nazionalizzare le stesse miniere, onde evitare che questo furto di ricchezza e risorse, strappate alle popolazioni sudamericane, continuasse ad andare avanti. Passano i decenni, ma la logica e le lotte che si contrappongono su fronti diversi per questa stessa ragione, non cambiano mai. Da una parte continuano a profilarsi capi di stato che tentano nazionalizzazioni, mentre dall'altra le multinazionali nordamericane continuano ad opporsi con ogni mezzo. Basta pensare al Venezuela e al suo presidente Chavez che è bersaglio di una dura opposizione appoggiata dalle multinazionali Usa. L'11 Settembre 1973 segna quindi l'inizio di un periodo di quasi vent'anni, contraddistintosi soprattutto per i soprusi e le malversazioni compiute. Si calcola che nelle sole prime quarant'otto ore di dittatura, nel caos generale, siano stati compiuti ventimila assassinii ed oltre cinquantamila arresti. Inoltre i tribunali militari per mesi hanno continuato a sentenziare pene di morte per oppositori politici. Oltretutto nel Gennaio 1974 Augusto Pinochet inviò un memorandum ai comandanti delle unità militari, capi della polizia ed alti ufficiali del ministero dell'Interno che sanciva che "una mano pesante significa una mano giusta, non crudeltà". Altro aspetto importante è la stretta relazione tra la CIA ed il golpe militare dell'11 Settembre. Dinnanzi alla sottocommissione dei servizi armati sull'intelligence della camera dei rappresentanti Wiliam Colby, direttore della CIA, nella primavera del 1974 annuncia lo stanziamento, da parte dell'amministrazione Nixon, di oltre otto milioni di dollari in contrasto al governo Allende, avvenuto dopo il 1970. In realtà già nel 1964 il governo USA aveva appoggiato con tre milioni di dollari la campagna elettorale di Eduardo Frei Montalva, leader del partito cristiano democratico cileno, risultato vincitore sul fronte popolare di Salvador Allende. Traendo un bilancio da questo vile atto, simbolo di un modello di fare politica violento ed antidemocratico, si possono contare: 80.000 torturati, 300.000 arrestati ed un milione di esiliati. Invece la vita di Salvador Allende si spense quello stesso 11 Settembre, quello del terzo mondo, quello del palazzo della Moneda, quello che, pur scandalizzando un mondo in mano allo stragismo fascista, rimase per anni dimenticato e senza memoria. Alle ore due di quell'11 Settembre Salvador Allende, dopo aver riunito i prigionieri della Moneda, ordinò di issare la bandiera bianca fuori il palazzo più importante di Santiago; poi, dicendo "vado a prendere la fascia presidenziale", lasciò la stanza. Fu allora che si udirono due spari…ed il Cile assistette all'omicidio della democrazia. In America latina, come in tanti altri paesi del mondo, la democrazia non solo è stata uccisa ma violentata e deturpata dall'unico potere irremovibile quello economico, quello del più forte, quello imperialista degli Usa. I fatti dei Santiago del Cile li abbiamo rivisti di recente in Argentina, in Perù e in tanti altri luoghi del mondo. Josè Louis Ianniello .....CARO PIERO(FRANTI)C'E' POCO DA AGGIUNGERE QUI......CONDANNO OVVIAMENTE,DA PERSONA OBIETTIVA QUALE SONO,IL GOLPE DI PINOCHET....CI MANCHEREBBE PURE.....TRA L'ALTRO NON SEI ATTENTO PERCHè PIU' VOLTE SU QUESTO FORUM HO CONDANNATO "IL FASCISMO" COME DITTATURA.....ANCHE SE LA POLITICA SOCIALE E LE GRANDI OPERE PUBBLICHE DEL FASCISMO IN ITALIA OGGI COME OGGI SONO SOLO UTOPIE........SODDISFATTO?????
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