Nick: Mush^Room Oggetto: NON IMPRIGIONERETE MAI Data: 25/11/2004 23.51.27 Visite: 103
LE NOSTRE IDEE...
Il 27 novembre un corteo attraverserà le strade di Cosenza per ricordare che il prossimo 2 dicembre inizierà il processo contro tredici attivisti della Rete del Sud Ribelle, le accuse sono: "associazione sovversiva per devastare le città" al fine di "attentare all'ordine costituzionale e sovvertire l'ordine economico dello stato". Il processo è la diretta conseguenza dei 18 arresti compiuti nel novembre 2002 e che tutt'oggi costringono tre attivisti all'obbligo di firma. Sabato 27 Nov //CORTEO NAZIONALE// ore 15.00 concentramento P.zza Zumbini Street parade con Caparezza, Zulu e Maroons Vibration Sound System. Un processo che è diventato sempre più politico Cosenza, le principali tappe dell’inchiesta "No global" - 15 Novembre 2002: 18 attivisti del movimento meridionale sono tratti in arresto per vari reati associativi (associazione sovversiva, cospirazione politica, attentato agli organi costituzionali dello stato). - 23 Novembre 2002: Cinquantamila persone scendono in piazza a Cosenza per chiedere la liberazione immediata di tutte e tutti gli arrestati. - Dicembre 2002: Il Tribunale della libertà di Catanzaro produce una sentenza che, oltre a rimettere in libertà tutti gli arrestati, demolisce dalle fondamenta l’impianto accusatorio del provvedimento. "Esprimere il dissenso non è reato" è il messaggio cardine delle motivazioni di quella sentenza. - Maggio 2003: Nonostante la richiesta dello stesso procuratore generale di rigettare il ricorso presentato dal Pm titolare dell’indagine, la Cassazione annulla la sentenza del Tdl di Catanzaro per esclusivi vizi di forma, mentre i contenuti della sentenza contestata non sono minimamente messi in discussione. - Luglio 2003: Il Pm Fiordalisi presenta una "memoria" in cui ribadisce la volontà di arrestare nuovamente tutti e 20 gli indagati, ed estende all’intero movimento le accuse già formulate contro il Sud Ribelle. Fiordalisi chiede di depositare decine di migliaia di pagine contenenti "nuove" prove: si tratta essenzialmente di altre intercettazioni telefoniche riciclate (e molte di queste palesemente manomesse dalla digos di Cosenza) da altre procure che le avevano dichiarate inutili e insignificanti, ma per Fiordalisi sono una conferma: le contestazioni al G8 di Genova erano un attacco al governo Berlusconi. Secondo lui, gli indagati volevano "turbare l’esecuzione delle funzioni del governo italiano, sovvertire violentemente l’ordinamento economico costituito dello Stato, sovvertire la globalizzazione economica". - Novembre 2003: Nuova sentenza del tribunale della libertà di Catanzaro. A carico di cinque su diciotto già scarcerati, rimangono i gravi indizi di colpevolezza. A tre di loro viene addirittura imposto l’obbligo di firma (Caruso, Cirillo, Santagata); per tutti gli altri cade ogni contestazione. - Aprile 2004: Richiesta di rinvio a giudizio per tredici degli indagati, due dei quali completamente estranei fino a quel momento a tutta la vicenda giudiziaria (Luca Casarini e Alfonso De Vito). Le posizioni di altri 41 indagati vengono archiviate. Solo per 11 dei 18 arrestati nel novembre 2002, è stata presentata richiesta di rinvio a giudizio; cinque di quelli che finirono nelle carceri speciali vedono cadere ogni contestazione a proprio carico. Fiordalisi aggiunge il reato di "associazione a delinquere". Quindi, non solo sovversivi e cospiratori, ma anche delinquenti. - Maggio 2004: Prima udienza preliminare. I legali si oppongono alla costituzione di parte civile presentata dalla presidenza del consiglio e dai ministeri dell’interno e della difesa, che è stata però accolta. Il governo chiede cinque milioni di euro di risarcimento per i danni non patrimoniali, cioè d’immagine, subiti in occasione dei vertici di Napoli e di Genova. Ma il Gup respinge questa e tutte le altre eccezioni della difesa, e prim’ancora fissa il calendario del dibattimento, stralciando la perizia sulle intercettazioni (che sono il cuore del "teorema Fiordalisi"). Gli imputati, dinanzi a questo atteggiamento del Gup, che mostra già di aver deciso l’esito dell’udienza, chiedono la ricusazione del magistrato. - Giugno 2004: La corte di appello rigetta la ricusazione del Gup fatta dagli imputati e ristabilisce il collegio. Gli imputati che hanno firmato la richiesta di ricusazione vengono anche multati di 1500 euro ciascuno. - Giugno 2004: La Corte di cassazione rigetta il ricorso presentato da Caruso e Santagata contro l’obbligo di firma che li costringe ormai da nove mesi a firmare in caserma. Oltre al rigetto, i due imputati sono condannati ad una multa di 500 euro ciascuno. - Luglio 2004: A Roma nasce l’Osservatorio parlamentare sul diritto al dissenso: seguirà il processo di Cosenza. I firmatari sono 12 deputati e due senatori. Il Gup rinvia a giudizio 13 indagati. Le pene previste per i reati contestati, vanno da 12 a 15 anni di carcere. - Agosto 2004: La Cassazione respinge i ricorsi sulla presunta incompetenza territoriale del tribunale di Cosenza. La Procura presenta una "integrazione d’indagine". I mezzi di informazione locali annunciano che tra i testi d’accusa il Pm Fiordalisi ha inserito il capo della polizia De Gennaro. - 2 Dicembre 2004: Inizio del processo. Appello da sottoscrivere inviando una mail a stopinquisizione2@libero.it APPELLO Il due dicembre, a Cosenza, in corte d’Assise, sarà celebrato un processo importante. Alla sbarra, non solo 13 imputai, bensì l’intero movimento contro la globalizzaziome e tutto il sud che si ribella. Lo stesso sud, che espresse una grande solidarietà nei confronti degli attivisti arrestati, mise in evidenza l’assurdità di un’inchiesta che mira a colpire il concetto stesso di partecipazione democratica. Il carattere indiscutibilmente politico di questo processo, si ricava da due episodi, che hanno caratterizzato la vicenda processuale negli ultimi mesi: nel giungo scorso, il governo Berlusconi si è costituito parte civile contro gli imputati, chiedendo dieci miliardi di lire di risarcimento danni. Un mese dopo, il pubblico ministero ha inserito nella lista dei testi d’accusa il capo della polizia De Gennaro, che verrà a Cosenza per deporre. Oggi, possiamo affermare che siamo passsati dal Sud Ribelle alla ribellione del sud. Le rivolte di Melfi, Scanzano e Acerra, tra le tante altre, testimoniano che è possibile lottare contro le forze che ci oltraggiano, violentano e calpestano. Sono le medesime forze che aggrediscono l’ambiente, deturpano le coste con progetti come quello del mostruoso ponte sullo stretto e inseguono ‘modelli di sviluppo’ che in realtà non producono nuovi posti di lavoro. Piuttosto, precarizzano l’occupazione esistente, favorendo la piaga del lavoro nero, schiavizzano masse di migranti e alimentano il proliferare dell’illegalità, consegnando intere generazioni nelle braccia della mafia. Gli stessi che mettono in discussione il carattere pubblico dell’istruzione e del sapere attraverso forme di aziendalizzazione di scuola e università, contro le quali studenti e docenti dell’Unical stanno lottando. Riteniamo che, in una società democratica, opporsi a tutto ciò sia diritto di ogni cittadino, che deve potersi sentire libero di esercitare il proprio dissenso senza minacce o condizionamenti di sorta. La salvaguardia dei valori culturali e ambientali è patrimonio prezioso per il presente e il futuro, la cui distruzione e contaminazione sono forme di violenza dell’uomo. E’ fondamentale la promozione e la pratica di una cultura della pace, del dialogo, della cooperazione e del pluralismo di fedi e culture, quale risposta al triste spettacolo di violenza e di bombe ‘intelligenti’ faccia impresentabile del modello di globalizzazione che accresce lo sfruttamento degli esseri umani, che genera discriminazione, che favorisce i profitti dei potenti della Terra. E’ contro la sacrosanta azione di questi movimenti che si è scatenata l’azione repressiva, che è questione che va ben oltre la sorte, pur per noi preziosa, di 13 compagni. Crediamo quindi che la loro vittoria processuale sia questione che ci riguarda tutti direttamente, e tutti dobbiamo adoperarci per conseguirla. Noi sottoscrittori facciamo quindi appello a tutti i sinceri democratici, al mondo dell’associazionismo e del volontariato, alle organizzazioni politiche e sindacali, all’università, alla chiesa e alle istituzioni affinchè partecipino alla costruzione di una mobilitazione per sabato 27 novembre, con un grande corteo a Cosenza. Per adesioni inviate una mail a stopinquisizione2@libero.it
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