Nick: Coatlicue Oggetto: Milano da bere Data: 30/11/2004 13.42.58 Visite: 218
Sono stata nella Milano da bere. Sì, questa città va proprio assaggiata a piccoli sorsi, come un vino che si gusta per la prima volta. Ci vuole un po’ per scoprirne il sapore, la fragranza, il profumo, il retrogusto. Ci vuole un po’ prima di capire se ti piace o non ti piace o può piacere se associata a un buon piatto. Questa volta mi è piaciuta perché il piatto da portata era veramente prelibato. Sabato mattina ho lasciato una Roma bagnata e intorpidita dal sonno. Vado a Milano. Il pretesto è la mostra di Andy Warhol, il motivo vero lo ignoro. So che c’è un uomo che muore dalla voglia di vedermi. Io, ovviamente, no. Accanto a me le amiche di sempre più assonnate del solito. Del resto non potrebbe essere altrimenti quando ti tirano giù dal letto alle cinque e mezza del mattino. Prima classe in Eurostar con giornale, caffè e mini croissant. Bella la vita. Il tavolino non è abbastanza grande per contenere le mie cose e puntualmente casca un giornale, o la penna, o il libro, o il taccuino. La gente mi guarda strana. Alle nove arrivo alla stazione di Bologna. È la prima volta che arrivo a Bologna senza scendere. Oggi è una stazione transitoria coma sarebbe dovuta essere altre mille volte. Oggi non devo correre per prendere il regionale Bologna- Castel Bolognese- Lugo- Ravenna. Affannatevi voi che scendete al binario uno. Io continuo la mia corsa. Alle dodici e dieci mi trovo in un anonimo appartamentino sui Navigli. Credevo fossero corsi d’acqua naturali, e invece mi dicono che sono corsi d’acqua artificiali e che adesso sono addirittura chiusi quindi non si vede altro che un letto di un fiume prosciugato, reso artificialmente arido. Mi chiedo se anche la città e la sua gente siano completamente artificiali. Il viale che percorro per arrivare alla triennale è perfettamente autunnale con i suoi alberi autunnali e le foglie rosse autunnali a fare da tappeto per il mio ingresso in Parco Sempione. La mostra è un incanto. L’incanto degli occhi e dei sensi. Del fashion. Della superficialità. Ed è giusto sia stata scelta Milano come sede. Quando usciamo il sole è ormai un vago ricordo, troviamo ristoro in un aperitivo al bar Magenta, un posto davvero "trendy", ed è bello sentirsi un po’ outsider perché puzziamo e siamo in jeans e scarpe da ginnastica. Magari detteremo una nuova moda. Umidità alle stelle, fumo dalla bocca, attraverso un ponte che è quello del video delle Vibrazioni ed entro nel locale dove Elio ha fatto loro il verso con il suo di video. Questo posto si chiama "Le Scimmie" e c’è un ragazzo che indossa una gonna bellissima ed è truccato divinamente e canta meno divinamente progressive italiano. Poi ci si butta in vineria. Accanto a me un ragazzo italo russo che suona il basso, e già per questo merita la mia adorazione, e fa blues. Presto verrà anche a Roma. Il freddo pungente non si sente alle tre del mattino quando hai tanto alcool dentro e un cuore molto più leggero. Pare che i pensieri cupi siano evaporati tre le bollicine del prosecco. Ti ho bevuta, Milano. "Morire è davvero imbarazzante soprattutto per quelli che restano e devono occuparsi dei dettagli. Non sarebbe molto più semplice svanire?" A.Warhol
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