Nick: Althusser Oggetto: IL CENTRO STORICO Data: 5/12/2004 11.53.29 Visite: 292
Ho cominciato a frequentare il centro storico sul finire degli anni 80: era un deserto buio. San Domenico era un parcheggio a cielo aperto e la sera ce ne stavamo con le macchine in cerchio, come le carovane nel far west per far fronte agli attacchi degli indiani. Se volevi una birra nei dintorni della piazza potevi sperare al massimo nella signora nel vicoletto che le vendeva abusivamente. Poi un ristorante/pizzeria nella parte alta di via Mezzocannone, che funzionava regolarmente di giorno, cominciò a restare aperto anche di sera. Cosi' finirono le trasferte al bar dei femminelli sul corso Umberto. Subito dopo la "pantera", il movimento di occupazioni universitarie e scolastiche che apri' gli anni 90, un grande numero di giovani cominciò a frequentare con assiduità il centro. Intendiamoci, già in passato c'era stata una certa socialità nei decumani dell'antica partenope, c'era stato lo "zx", storico locale punk/new wawe, il "riot" e poi i localini di via Palladino. Quello che accadde dopo il '90 però fu un'altra cosa. Le vie buie s'illuminarono, aprirono un sacco di bar e locali, il centro storico diventò il luogo privilegiato di riferimento sia dei giovani e dei movimenti, che della prima giunta Bassolino. Era quello che i giornali avrebbero poi definito "Rinascimento napoletano". Una stagione intensa di trasformazione del tessuto urbanistico, del modo di vivere il centro della città, di cinema, musica, teatro e arte. Furono recuperate e rimesse a nuovo piazze bellissime come San Domenico E Bellini. In giro per i luoghi della "movida" napoletana s'incontrava gente di ogni paese: italiani di altre città, inglesi, francesi, tedeschi. I gruppi napoletani che emersero avviarono un rapporto di reciproco scambio e di proficua collaborazione con band straniere. Andavi a una festa e beccavi uno dei Massive Attack, entravi al "velvet" e ci trovavi i Subsonica a bersi qualche drink, passavi per il "frame" di via palladino e dividevi il tavolo con il regista Antonio Martone. Insomma c'era un vero fermento, che fece di Napoli una delle città più propulsive del tempo, una vera capitale europea della cultura. Qusta situazione è andata avanti in forme calanti fino alla fine del decennio. Il 2000, con tutti i limiti di una data con la quale si fa finire o iniziare qualcosa, segna il declino. Svippi, violenza gratuita da parte del sottoproletariato del quartiere e di altre zone di Napoli che eleggono le 3 piazze principali del centro (ma soprattutto l'asse Gesù - San Domenico) come luogo di scorribanda preferito. Adesso il centro storico si è svuotato, certo la situazione non è paragonabile a quella dei tardi anni 80, tuttavia non c'è più fermento. Poca gente in giro, i ragazzi del Vomero, di Chiaia e di Posillipo, che erano stato fra i frequentatori più accaniti del centro, hanno smesso di andarci. Finisce cosi' anche quel grande rimescolamento di classi sociali, stili, culture, che forse è il vero tratto peculiare di quegli anni. Poteva accadere che andavi al "velvet" e alla chiusura (spesso le 7 - 7,30 di mattina) i sopravvissuti si spostavano a casa di qualche rampollo della Napoli bene. I festini a Marechiaro e Posillipo erano davvero all'ordine del giorno e magari la sera dopo ritrovavi la stessa "alleanza trasversale", a fare bagordi in un basso di Forcella. L'altra sera a piazza Bellini ero con leo, un amico che anche diversi di voi conoscono, e pensavamo a quanta gente c'era 10 anni prima nella stessa piazza, anche con la stessa pioggia e di lunedi sera. Mi manca quel centro storico. Spero che si possa re-innescare presto un nuovo ciclo virtuoso che riempia di gente e contenuti i vicoli. Che i ragazzi della zona si mescolino di nuovo coi figli della Napoli bene, che nessuno pigli più uno schiaffo al volo da uno scooter di passaggio o una coltellata perchè è vestito strano. Scritto on line, non rileggo e non correggo. scusate eventuali errori.
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