Nick: harding Oggetto: La SIAE e la morale Data: 24/11/2002 11.38.23 Visite: 1
Primo anno di università. Frequentai per poco. Poi "La Pantera" ebbe il sopravvento e fu occupazione. Occupai per un mese, poi, per varie ragioni, ripudiai la protesta. Nel frattempo avevo avuto il tempo di conoscere una ragazza, matricola come me. Nacque presto una bella amicizia. O almeno per me era solo quella. Lei cercava con ogni mezzo di sorprendermi e di essere presente nella mia vita. Uscivamo spesso insieme. Figlia di un ispettore della famigerata SIAE aveva un paio di magici tesserini-passpartout. Con questi si poteva andare praticamente dappertutto (non capii mai bene a che titolo): concerti, cinema, teatri e mostre. Niente ci era precluso. Una vera cuccagna. Ero costantemente un po' a disagio ma rimasi affascinato dalla sottile (ma neanche tanto) seduzione del privilegio. Diavolo. In quel periodo avrò visto decine di film ma il momento più emozionante era quando si tirava fuori 'il tesserino' e si entrava nella sala scortati, con deferenza, da gestori e maschere. Nonostante la scorpacciata pseudoculturale i miei sentimenti verso di lei non cambiarono. In compenso il disagio aumentò. Una sera, però, all'aristocratico San Carlo, venni a sapere che il biglietto per lo spettacolo che ci accingevamo a vedere sarebbe dovuto costare 60000 lire. Per i semplici mortali ovviamente.... Dissi che la cifra era sproporzionata ed ingiusta. Quel prezzo avrebbe precluso lo spettacolo ai più e non mi sembrava giusto. Lei, a ragione, si sentì attaccata e si offese molto. Non solo scroccavo ma le facevo anche la morale. Risultato: non ci sentimmo nè vedemmo più. Per molto tempo guardai sui giornali l'avvicendarsi di interessanti mostre e rappresentazioni teatrali. Non potevo vedere niente di tutto questo senza incidere in maniera drammatica sul mio disastrato bilancio di universitario spiantato. Mi chiedevo, in continuazione, se avevo perso un'occasione o se il rinunciare ad un piccolo privilegio mi avesse reso una persona migliore. L'anno dopo cominciò "Mani pulite" e vedere tutti quei 'professionisti del privilegio' in manette mi colpì e disgustò con la stessa intensità. Le telefonai (non la sentivo da un anno) parlandole di redenzione e salvazione come un invasato prete mormone. Lei disse: "Tu stai male" Io dissi: " Un po', grazie, ma miglioro". |