Nick: Cattivo Oggetto: Franz Ferdinand: fenomenali... Data: 21/12/2004 12.5.44 Visite: 136
Franz Ferdinand: geni inattesi Fabrizio Roych I Franz Ferdinand riescono a fare il botto col primo album. Ep e tam tam popolar-culturale avevano già preparato la rincorsa, ma il fragore di questo debutto basta a promuovere la band, priva di singoli e investiture particolari, priva di mentori e garanti, ma dotata di un suono infallibile. Saltare fuori dal mucchio, e non dalle spalle di un gigante come Bmg, Universal, Sony, ma dalla Domino. Da una piccolissima dell’indie-rock, i Franz Ferdinand sono finiti nelle grazie della critica e negli stereo di una folla di persone, magari le stesse che avevano finalmente scorto fra la folla la sagoma blues degli White Stripes. I Franz Ferdinand invece riescono a fare il botto col primo album. Ep e tam tam popolar-culturale avevano già preparato la rincorsa, ma il fragore di questo debutto basta a promuovere la band, priva di singoli e investiture particolari, priva di mentori e garanti, ma dotata di un suono infallibile. Per i Rapture, un fenomeno recente fra i tanti, c’è stato bisogno del sostegno e della guida della critica. I Franz Ferdinand camminano illuminati dalle proprie stesse chitarre, e producono note della pesantezza nobile dell’oro e del marmo. Un qualità che entra subito, prima ancora di aprire gli occhi e misurargli le forme. Un’apertura recitata, alla Quentin Tarantino, ed è subito un buon presentimento. "Jaqueline" parte a voce sola, e decolla con un roteare da elicottero, ciclico, aperto e cupo insieme, e potente di una potenza rockettara persino retrò. Un esordio che si amalgama col resto dell’album, ma l’album è una marcia. Chi ha pratica con quelle tristi sagome, scorgerà alle spalle delle canzoni dei Franz Ferdinand l’ombra flebile dei Joy Division. I Joy Division sotto antidepressivi, in piedi, liberi dall’angoscia ma fatti di strada e cemento. La festa dei Franz Ferdinand si può insomma collocare nella stradaccia buia in mezzo alla foresta della new wave e pargoli successivi. Ma qui la strada è venuta fuori al sole. Le chitarre e le percussioni, la voce, spazzano via i detriti e saltellano. Il singolo "Take Me Out" più degli altri ricorda i progenitori, e inscena l’aspetto muscolare dei FF. In cerca di influenze, ci sarebbe qualcosa di art-rock, o una base di pop anni ’80 (la pianolina, "40’"...), ma appunto non c’è una rotta affidabile da studiare prima dell’ascolto. L’idea dei Ferdinand è abbastanza elaborata e schietta da farsi scuola da sé. Basta cercare di contare le anime di una canzone, nemmeno fra le più belle, come "The Dark of the Matinée". Bisogna arrendersi alla bellezza, e non temere fregature. Di trucco ce n’è, ma la merce è genuina, e non è saggio ritrarsi dal bacio con tanta avvenenza. Frasi abbattere dall’onda, è la raccomandazione. Dopo, solo dopo, alzarsi e pensare. Una storia da consumare sul posto, selvaggia e viscerale. Oppure la convivenza, la conoscenza profonda, i rischi e i compromessi. Quale sia il rapporto che si sceglierà con i Franz Ferdinand si scoprirà soddisfazione e pieno appagamento, anche se il peso specifico e la turbolenza terranno a distanza qualche timido, e qualche spirito quieto. Per chi pensa ai classici della musica e vede gli anni quando il rock contava più della cultura dell’immagine, non accetterà la grandezza dei Franz Ferdinand. Ed è saggio - ci mancherebbe - aspettare la sentenza del tempo. Ma intanto, farsi abbattere dall’onda. Per rialzarsi ci sarà tempo. Un ringraziamento a Rosario, (nun sto leccan, non ci teniamo e non mi passa le ragazze, purtroppo), per avermi portato a conoscenza di questo gruppo. Fenomenali |