Nick: insize Oggetto: AN,FiammeGialleColomboEcOCAINA Data: 27/12/2004 18.35.12 Visite: 85
Cocaina e squillo nella Roma che conta Inchiesta su un pusher dei vip: tredici in manette. Ancora droga nei ministeri: arrestato l'assistente del sottosegretario Galati (Udc). Ai domiciliari Serena Grandi. Legami con un giro di ragazze a pagamento. Diffusi i nomi di vip consumatori di droga: da Emilio Colombo a un esponente romano di An ALESSANDRO MANTOVANI Una retata della squadra mobile ha scoperchiato per l'ennesima volta il pentolone della cosiddetta «Roma bene». Dentro c'è tanta cocaina e un po' di sesso a pagamento, di gran lusso l'una e l'altro. Spacciatori che si mescolano a uomini politici e contorno di imprenditori della moda, ristoratori del centro, palazzinari, attrici e attricette. L'ordinanza d'arresto contiene i nomi di semplici - e presunti - consumatori, che finiscono in tv e sulle agenzie di stampa. Un boomerang per le destre proibizioniste: la gogna tocca anche un sottosegretario Udc e a un «post fascista» di Alleanza nazionale, il partito della linea dura sulla droga. Oltre all'ultraottuagenario senatore a vita Emilio Colombo.In tredici sono finiti in carcere, compresi due finanzieri che facevano la scorta a Colombo, il factotum del sottosegretario Giuseppe Galati (Udc), un avvocato romano e il gestore del noto ristorante «Quinzi e Gabrielli» di via delle Coppelle, vicino al Pantheon. Per quasi tutti l'accusa è di spaccio, per alcuni anche sfruttamento della prostituzione. Tre persone sono ai domiciliari e fra loro c'è Serena Grandi, protagonista dei film di Tinto Brass e di tanta tv: l'ordinanza la dipinge come acquirente per conto di un gruppo d'amici. In tre, colpiti da ordine di carcerazione, sono irreperibili: c'è anche Ernesto Ascione, marito di Nadia Rinaldi, attrice sovrappeso da Vacanze di Natale ('91) ai fratelli Vanzina, già coinvolta in storie di droga. E l'attrice Ludmilla Derkach, arrestata, sarebbe stata al centro di un giro di squillo d'alto bordo, che organizzava viaggi «in buona compagnia» anche in Costa Smeralda, a Montecarlo e a Dubai. Fino a 2.500 euro le tariffe, anche per prestazioni «ordinarie». Al centro dell'inchiesta, in corso da un anno, c'è la presunta associazione finalizzata al traffico di stupefacenti guidata dal 43enne Giuseppe Martello e dal fratello Marco (38). Altri arrestati sono semplici intermediari. Secondo l'accusa i Martello avevano un pugno di complici tra cui la madre ultrasettantenne, ora ai domiciliari: la signora è siciliana, del nisseno, ma la famiglia non sembra abbia rapporti con l'altro Martello, Alessandro, arrestato per la di Gianfranco Micciché. Il Martello preso ieri è nato a Roma e faceva circolare discrete quantità di droga (aveva anche impiantato un laboratorio per la raffinazione in casa della madre a San Basilio). Ed era specializzato nel rifornimento a politici e altri presunti vip, consegnava a domicilio anche modiche quantità e si faceva pagare benino: cento euro al grammo e spesso molto di più. Garantiva riservatezza. E la sua coca, confermano decine di intercettazioni, era «eccezionale», «meravigliosa». «Non fa male», così qualcuno la definiva mentre le cimici della squadra mobile registravano tutto. Forse faceva benissimo. Tra i presunti clienti di Martello c'è anche l'84 enne senatore a vita, ex ministro ed ex mille altre cose Emilio Colombo, nominato più volte nell'ordinanza anche se non è indagato ma solo indicato quale (supposto) consumatore. A fare da intermediari tra lui e gli spacciatori erano a volte due finanzieri della scorta, arrestati: Rocco Russillo e Stefano Donno. Ma nelle 143 pagine dell'ordinanza, tra una conversazione rubata e un'occhiata dal buco della serratura, spuntano anche telefonate dirette tra il vecchio Colombo e Martello: il presidente del senato Marcello Pera ha chiesto spiegazioni al presidente del tribunale di Roma, le comunicazioni dei parlamentari sono protette (il telefono sotto controllo, comunque, non era quello di Colombo). Con Serena Grandi e Colombo coinvolti, l'impatto mediatico della retata era assicurato. In tempi di neoproibizionismo, ci sta bene anche la mano pesante contro la cocaina del generone romano. Però il governo che promette tolleranza zero anche stavolta non fa una gran figura: di nuovo la roba passa per i ministeri, sia pure in un quadro diverso da quello dell'affare Micciché - legato a più pesanti vicende palermitane. Qui il ministero coinvolto è quello delle attività produttive: in manette è finito Armando De Bonis, 47 anni, direttore di divisione e soprattutto uomo di fiducia del sottosegretario Giuseppe Galati, Udc, catanzarese ed ex dirigente della società di gestione dell'aeroporto di Lamezia Terme, sponsor del Ponte sullo Stretto e un tempo avversario dello scioglimento per mafia del comune di Lamezia. Anche Galati è indicato come cliente. E tra gli acquirenti c'è anche un esponente romano di An, il partito che vuole il pugno di ferro e si ritrova con il naso sporco di cocaina. Era già successo a un collaboratore di Gianni Alemanno. Stavolta ci va di mezzo una vecchia conoscenza fascio-curvaiola romana: Martello avrebbe rifornito Bruno Petrella, l'ex ultrà laziale divenuto consigliere circoscrizionale con il Msi, oggi vicepresidente della provincia e due anni fa candidato (trombato) alla guida del IV Municipio che comprende la zona di Montesacro.
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