Nick: GUERRI3RO Oggetto: CHE UOMO QUESTO DIACO Data: 10/1/2005 20.34.39 Visite: 79
QUESTO DIACO SARA' IL FUTURO DEL GIORNALISMO HA LE PALLE PER DIVENTARE UN GRANDE Intervista a Diaco: "Perché mi sono dimesso da Sky" Pierluigi Diaco al telefono sembra scosso. Ma anche determinato. Comunque la pensiate su questo ragazzo di ventotto anni antipatico a molti che ha occupato uno spazio non irrilevante nella comunicazione italiana, oggi ha compiuto un gesto che in questo paese sembra inusitato: si è dimesso. Dimesso per davvero dalla conduzione del suo programma televisivo quotidiano su Sky Tg 24 ("C'è Diaco", l'unica autoprodotta dal canale) perché il direttore Emilio Carelli voleva impedirgli di tenere la puntata odierna sulla visita di Ciampi a Scampia. Una decisione che lo rende naturale capofila di un'ondata generazionale che punta ad aprirsi spazi di libertà d'espressione e d'informazione che le logiche attuali tendono a comprimere. Diaco, allora: cos'è successo. Alle 14.35 su Sky Tg 24 il telegiornale non ha lasciato spazio al suo programma, senza neanche dare qualche spiegazione ai telespettori. Come mai? Ancora non riesco a capirlo, a mettere a fuoco bene la questione. Resto ai fatti. Stamattina ho ricevuto un fax da Stoccolma firmato dal direttore di Sky Tg 24. Su questo documento, scritto di suo pugno, il direttore mi intimava di svolgere per tutta la settimana la mia trasmissione sull'argomento dello tsunami. Era un ordine? Sì, era un ordine. Io volevo tenere la puntata odierna sulla visita di Carlo Azeglio Ciampi a Napoli e a Scampia. Ho speso gli interi ultimi mesi della mia vita professionale su questo tema: sono entrato a Scampia con la polizia, ho organizzato un concerto a Napoli per dire basta alla violenza. Oggi mi è stato intimato di non occuparmi della questione. Un diktat inaccettabile. Io sono un professionista e le imposizioni non le accetto. Cosa hai fatto? Mi sono confrontato con i vertici dell'azienda. Mi hanno chiesto di non dimettermi, visto che la mia è di gran lunga la trasmissione di Sky più citata. Io ho riflettuto, ma a questo punto le dimissioni erano inevitabili. Perché il direttore è arrivato a questo punto? Non lo so. Francamente non lo so. Non voglio spendere neanche una parola negativa nei suoi confronti. Però credo che sia giusto che se ad un professionista viene negata la possibilità di fare la trasmissione che ritiene, un professionista serio non possa far altro che dimettersi. Negli ultimi tre mesi è accaduto tre volte. Ho avuto pazienza, sono una persona sempre aperta al dialogo. Ma tre volte sono troppe. Io non sarò un modello di giornalista, ma ho un mio modo di fare il giornalista. Se mi viene limitata la libertà, credo sia serio dimettersi. E' un ragionamento serio. I tanti che in altri luoghi dell'informazione italiana si lamentano dei limiti alla loro libertà d'espressione, poi rimangono ben incollati ai loro stipendi. Sei il primo caso di dimissioni dalla conduzione di un programma televisivo. Comincia una battaglia anche generazionale? Beh, credo che non si possa sempre e solo lamentare la condizione in cui si sta senza prendere decisioni conseguenti, anche decisioni che costano se necessario. I più giovani devono saper esprimere questo coraggio, io mi sono messo alla prova e l'ho trovato. Ho aperto un fronte. Mi chiedi se credo di essere un capofila generazionale? Non lo so. Credo che però il per ottenere il rispetto occorre pretenderlo con i fatti. Queste dimissioni sono un fatto. La libertà d'espressione si difende così, la dignità di un professionista si difende così. Io mi sono difeso così.
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