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Oggetto: UMA & QUENTIN
Data: 12/1/2005 10.58.50
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SPETTACOLI & CULTURA

Incontro al Moma di New York con l'attrice e il regista raccontano il sodalizio artistico e i retroscena dei loro film.



Quentin Tarantino e Uma Thurman

"Noi due, una coppia di pazzi"
di ANTONIO MONDA

NEW YORK - Uma Thurman e Quentin Tarantino sono accolti al MoMA da un pubblico giovanissimo che li ha attesi per ore nelle gallerie dove sono esposti Van Gogh, De Chirico e Rothko. L'ingresso della diva e di colui che è stato definito il "director of cool" è accolto da un'ovazione mai sentita nei saloni austeri del museo, ed i guardiani devo faticare per frenare l'entusiasmo dei giovani che gesticolano pericolosamente accanto alle opere d'arte.

Sanno perfettamente di essere il sodalizio artistico più "cool" del mondo, e questo sono venuti a raccontare pubblicamente, ma vivono la consacrazione del museo d'arte moderna più importante del pianeta, trattenendo a stento l'emozione.

"Ci siamo incontrati per caso, e controvoglia mentre preparavo Pulp Fiction" racconta Tarantino, "Avevo scritto il ruolo di Mia Wallace sapendo esattamente cosa avrei voluto dall'intimità personaggio, ma nello stesso tempo ero cosciente del fatto che Mia poteva essere una donna di colore o una francese. Quando il suo agente mi ha proposto Uma ho detto subito "no", e di fronte alle sue insistenze ho chiarito che non c'entrava nulla con l'idea che avevo in mente. Ma poi, d'accordo con il mio assistente, l'agente ha organizzato una cena per noi due in uno dei ristoranti più romantici di Los Angeles.

Mi sembrava assurdo rifiutare una prospettiva del genere, e mi sono avviato cercando di studiare come spiegare che l'ammiravo molto ma non era giusta per il mio film".
THURMAN: "Il bello è che hanno fatto la stessa cosa con me: non avevo visto Le Jene, ma sapevo che c'erano sequenze di tortura ed un personaggio a cui veniva tagliato un orecchio. Non avevo letto la sceneggiatura di Pulp Fiction, e mi avevano raccontato alcune scene dell'episodio di "Honey Bunny": mi sembrava ancora più estremo del film precedente, e andai alla cena pensando a come dire "sei pieno di talento, ma: no, grazie". Sembra incredibile, ma avevo compiuto poco più di vent'anni ed ero già stanca".

TARANTINO: "Avevi vent'anni, ma avevi già lavorato con John Boorman, Stephen Frears, Philip Kaufman, Terry Gilliam, e stavi preparando un film con Gus van Sant: devo confessare che ero intimidito".
THURMAN: "Lo dici adesso: ma non cercare di farmi credere che "Henry e June" ti era piaciuto".
TARANTINO: "Mi eri piaciuta tu. Comunque, ritornando alla cena: per la prima volta in vita mia non ho parlato di cinema, e ho visto che sembravi felice e forse anche un po' sorpresa. Ci ritrovammo a confidarci i nostri sogni, le paure e le delusioni, non sfiorando neanche alla lontana il personaggio di Mia. Finché, all'improvviso, mi sono reso conto che quanto stavamo vivendo era estremamente simile alla scena in cui Mia e Vincent sono costretti ad andare a cena e si trovano a parlare inaspettatamente, o forse per un'intima necessità, di argomenti molto più grandi. Ho deciso che ti avrei scritturata quando ho pensato di pagare il conto".

THURMAN: "Molto carino... Comunque ero rimasta assolutamente affascinata dalla tua energia, e, ora posso dirtelo, mi aveva intenerito il fatto che avessi detto: "A forza di parlare io mangio sempre i pasti freddi"".

TARANTINO: "Dopo tutte queste tenerezze la cinefilia ha preso il sopravvento, e prima di girare la scena che termina con la danza tra Uma e John Travolta ho mostrato agli attori la sequenza di "Band Apart" in cui i protagonisti danzano in un caffè".

THURMAN: "Ma non hai raccontato che ci hai detto che dovevamo ispirarci non ai movimenti, ma alla loro "coolness". In un primo momento non avevo idea di cosa parlassi e perché vedessimo un film di Godard, ma poi ho capito che è la parte più bella del tuo modo di essere un regista: l'idea di divertirsi con il cinema e al cinema, e la capacità di mescolare generi ed emozioni diversissime. Non molti sanno che nella scena della danza hai voluto fare tu l'operatore, e che il primo ciak è stato buttato perché preso dall'emozione ti sei messo a ballare con la macchina da presa in mano. Alla fine il direttore della fotografia ti ha fatto i complimenti, ma solo come ballerino. Ho capito in quel momento quanto fosse diverso lavorare con un regista della mia generazione, e che anche nei momenti di violenza più efferata i tuoi personaggi continuano ad avere un cuore".

TARANTINO: "Io ho capito invece che avrei voluto coinvolgerti anche da un punto di vista creativo: Kill Bill nasce sul set di Pulp Fiction quando ti parlavo della voglia di girare un film di vendetta con tutti gli stereotipi del genere. Sapevo che avrei impostato le scene d'azione sul tuo fisico lungo e spigoloso, e che avrei voluto una recitazione più simile a quella dei film di Sergio Leone che di Cassavetes".

THURMAN: "Questa non me l'avevi mai detta".

TARANTINO: "Ma tu l'avevi capito ugualmente. Alla decima volta in cui ti raccontavo l'inizio con una donna di cui non sappiamo niente, ma che vediamo solo che è stata picchiata a sangue, tu hai avuto l'idea della macchina che panoramica sul suo corpo e scopriamo che indossa un vestito da sposa. Devo a questa tua idea se il fanatismo è diventato la necessità: da un punto di vista drammaturgico è irresistibile l'idea di una sposa che viene picchiata a sangue nel giorno del matrimonio e da quel momento vive solo per vendicarsi".

THURMAN: "Perché non dici anche che avevo partorito da tre mesi, che allattavo e che mi hai costretto a terribili esercizi di arti marziali per un anno?".

TARANTINO: "Perché lo sapevi dal momento in cui hai letto la sceneggiatura".

THURMAN: "Ma cosa dici? Raccontavi che il film sarebbe durato novanta minuti, mentre la sceneggiatura era di 250 pagine, il doppio del normale. Non c'era agente o produttore che non mi dicesse che ero pazza a mettermi nelle mani di un pazzo come te. Nessuno aveva accesso al tuo lavoro".

TARANTINO: "Perché non avevo accesso neanche io. Mentre scrivo dimentico quello che c'è nella pagina precedente, e so che comunque ogni scena verrà reinventata sul set. Questo non significa che non tormenti le persone che mi sono più vicine rileggendo ogni scena ad alta voce. E so di essere nel giusto quando rido".

(12 gennaio 2005)





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UMA & QUENTIN   12/1/2005 10.58.50 (86 visite)   insize
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