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Nick: Lee_cina
Oggetto: PER CHI IGNORA
Data: 26/1/2005 15.47.49
Visite: 129

La decisione del fascismo di introdurre una legislazione antiebraica maturò tra la fine del 1935 e il 1936. Secondo alcuni studiosi, i motivi di essa risiederebbero nel desiderio di Benito Mussolini di eliminare una vistosa differenza con la Germania nazista; invece Mussolini decise quella svolta proprio per colpire gli ebrei, ‘colpevoli’ di mantenere una propria diversità rispetto a una nazione sempre più totalitariamente fascista (e cattolica).
Tra la fine del 1936 e l’inizio del 1938, mentre la stampa intensificava la polemica contro gli ebrei, il governo completò il loro allontanamento dalle principali cariche pubbliche nazionali a designazione politica (tranne i deputati, che erano stati scelti nel 1934 da Mussolini stesso, e i senatori, che erano stati nominati dal re). Successivamente, tra febbraio e novembre 1938, Mussolini si impegnò nell’elaborazione della normativa persecutoria concreta: dapprima egli propose di applicare una persecuzione parziale, ossia imperniata sul sistema "proporzionale" o del numerus clausus e sulla esenzione degli ebrei aventi "meriti" bellici o fascisti; in settembre indurì la propria impostazione e abbandonò il sistema "proporzionale", mantenendo solo quello delle esenzioni per i "benemeriti"; infine, nella seconda metà di ottobre, decise di limitare drasticamente i benefici delle esenzioni, tanto che la persecuzione introdotta può essere definita generalizzata (e non più parziale).
Per sette anni l’Italia fascista fu un paese ufficialmente e concretamente antisemita; più precisamente, dapprima (fino al 25 luglio 1943) si ebbe la "persecuzione dei diritti degli ebrei", e poi (dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945) la "persecuzione delle vite degli ebrei".
Il periodo della persecuzione dei diritti può essere convenzionalmente fatto iniziare il 14-15 febbraio 1938, quando il ministero dell’Interno (retto da Mussolini) dispose il censimento della religione professata dai propri dipendenti. Successivamente, effettuato un censimento generale degli ebrei ad impostazione razzista (22 agosto 1938) ed emanate alcune dichiarazioni politiche (il documento Il fascismo e i problemi della razza del 14 luglio, la Dichiarazione sulla razza del Gran consiglio del fascismo del 6 ottobre), vennero decisi: l’espulsione degli ebrei dalle scuole (2 settembre 1938), il divieto di matrimoni "razzialmente misti", l’espulsione degli ebrei dagli impieghi pubblici e dal Partito nazionale fascista e la limitazione del loro diritto di proprietà (7-10 novembre 1938), la loro espulsione totale dall’esercito e dal complesso delle attività culturali (fine 1938), la loro progressiva emarginazione dalle altre attività lavorative (dal 1939 in avanti), ecc. La definizione giuridica di "ebreo" poggiava su basi razziste e non religiose o culturali. Vennero assoggettate alla persecuzione circa 51.000 persone, di esse 46.656 erano effettivamente ebrei e circa 4.500 erano non-ebrei-classificati-di-razza-ebraica.
Parallelamente, venne decisa l’espulsione dalla penisola della maggior parte degli ebrei stranieri (1 settembre 1938), e venne comunicato all’Unione delle comunità israelitiche italiane che anche gli ebrei italiani dovevano lasciare il Paese entro pochi anni (9 febbraio 1940). Il regime intendeva "liberare" l’Italia da tutti gli ebrei. La nuova guerra e la sua progressiva estensione mondiale resero tale obiettivo impraticabile. Così, al momento dell’ingresso dell’Italia nel conflitto (10 giugno 1940) venne deciso l’internamento degli ebrei italiani giudicati maggiormente pericolosi e degli ebrei stranieri cittadini di stati alleati all’Italia dotati di una politica antisemita (si trattava di perseguitati che non avevano lasciato la penisola prima dell’inizio della guerra e poi di ebrei non italiani trasferiti nella penisola da altre zone del Mediterraneo sotto controllo italiano); successivamente venne istituito il lavoro obbligatorio per alcune categorie di ebrei italiani (maggio 1942), venne deciso di istituire dei veri e propri campi di internamento e lavoro obbligatorio per tutti gli ebrei italiani abili (maggio-giugno 1943), iniziò un processo di revisione del trattamento degli ebrei stranieri (proprio il 25 luglio 1943 il gabinetto del Ministero dell’interno invitò la Direzione di polizia a trasferire in provincia di Bolzano i 2000 internati -dei quali 1600 ebrei stranieri- del campo calabrese di Ferramonti). Fu lo sbarco degli Alleati in Sicilia con la conseguente (prima) defenestrazione di Mussolini a determinare la mancata concretizzazione delle ultime decisioni.
Durante i "quarantacinque giorni" dell’estate 1943, Badoglio revocò alcune misure persecutorie di carattere minore, e solo dopo l’8 settembre, mentre nell’Italia centrosettentrionale il Terzo Reich e la Repubblica sociale italiana perseguitavano ormai le vite stesse degli ebrei, il Regno d’Italia accolse la richiesta degli Alleati di abrogare il complesso della normativa antiebraica.
I divieti e le esclusioni varati nel corso del quinquennio 1938-1945 contro gli "appartenenti alla razza ebraica" riguardarono tutti gli ambiti della vita sociale. Nell’impossibilità di procedere ad una loro elencazione completa, anche sommaria, qui di seguito vengono riepilogati quelli concernenti il comparto del lavoro e vengono descritti gli effetti di quelli concernenti il comparto della scuola.
L’espulsione degli ebrei dal lavoro ebbe inizio prima ancora del varo della legislazione antiebraica; già il 9 agosto 1938 il ministro dell’Educazione nazionale Giuseppe Bottai aveva disposto il divieto di conferimento di supplenze e incarichi di insegnamento a "docenti di razza ebraica" ; e in data precedente al 17 agosto 1938 il ministro degli Affari esteri Galeazzo Ciano aveva disposto il licenziamento di "tutti gli impiegati locali all’estero ed avventizi all’interno che risultassero non appartenere alla razza italiana" .
A partire dal settembre 1938, le norme legislative si intrecciarono a quelle amministrative, componendo un quadro di divieti ed esclusioni che può essere sintetizzato nel modo seguente.
La revoca del permesso di residenza (ossia l’espulsione) disposta nel settembre 1938 per gli ebrei stranieri giunti in Italia, in Libia o nel Dodecanneso dopo il 1° gennaio 1919 , comportò la revoca del permesso di lavoro, fosse esso dipendente (non presso lo Stato) o autonomo.
Nel novembre 1938 fu disposto il licenziamento entro il 4 marzo 1939 (e il blocco definitivo di nuove assunzioni) di tutti i dipendenti pubblici "di razza ebraica", ossia degli impiegati dello Stato, delle province, dei comuni, delle aziende municipalizzate, ecc. . Per gli insegnanti e gli altri dipendenti scolastici la data di cessazione dell’impiego fu il 14 dicembre 1938; per i militari in servizio permanente fu il 1° gennaio 1939. In vari casi il licenziamento era stato preceduto dalla misura provvisoria della "sospensione dal servizio" (per gli insegnanti dal 16 ottobre 1938).
Nel novembre 1938 fu inoltre disposto il licenziamento entro il 4 marzo 1939 (e il blocco definitivo di nuove assunzioni) di tutti i dipendenti "di razza ebraica" impiegati in enti e imprese parastatali o privati ma controllati o sostenuti dallo Stato (Partito nazionale fascista, associazioni sindacali, enti o istituti di diritto pubblico vigilati dallo Stato o destinatari di contributi continuativi da parte di esso, enti dipendenti dai precedenti, società industriali o commerciali con partecipazione azionaria dello Stato pari ad almeno la metà del capitale, ecc. compresi alcuni istituti bancari), nonché di quelli impiegati in scuole private, in banche "di interesse nazionale" e (ad esclusione degli ebrei "discriminati", ossia degli ebrei con benemerenze belliche o fasciste) in imprese private di assicurazione . Perlomeno dal 1942 il divieto di insegnamento privato venne ampliato alle lezioni private in genere .
Nel novembre 1938 fu stabilito che i cittadini italiani "di razza ebraica" (ad esclusione di quelli "discriminati") non potevano essere dirigenti, amministratori o sindaci di aziende dichiarate "interessanti la difesa della Nazione" o con almeno 100 dipendenti; nel febbraio 1939 fu precisato che la cessazione doveva avvenire entro l’11 maggio 1939 .
Nel dicembre 1939 alle persone "di razza ebraica" fu vietato l’impiego di fattorino d’albergo, nel settembre 1940 quello negli uffici di propaganda alberghiera, successivamente qualsiasi impiego negli alberghi .
Nel maggio 1940 alle persone "di razza ebraica" fu vietato l’impiego di lavorante di oggetti preziosi e nel novembre 1941 quello di commesso di oreficeria , nel gennaio 1941 quello di autista di noleggi pubblici , nel febbraio 1941 quello di portiere, tranne che per gli immobili abitati solo da ebrei .
Tra il febbraio e il settembre 1942 fu vietato qualsiasi impiego di persone "di razza ebraica" nelle aziende ausiliarie alla produzione bellica, ossia in imprese quali la Fiat, la Compagnia generale di elettricità, la Montedison ecc., nonché nei cantieri navali .
Nel febbraio 1942 aziende e uffici pubblici di collocamento vennero invitati a "dare la preferenza" ai lavoratori di "razza ariana" in caso di "riduzione del lavoro" o di "avviamento al lavoro" . Precedentemente al febbraio 1940 le persone "di razza ebraica" erano state escluse dalle facilitazioni al collocamento previste per i minorati di guerra .
Nel giugno 1940 alle persone "di razza ebraica" fu vietata "qualsiasi attività nel settore dello spettacolo", da quella di librettista a quella di pulizia e custodia ; nel maggio 1942 questa disposizione fu formalizzata da una legge e ampliata ai dischi fonografici e ai film di importazione.
Nell’ottobre-novembre 1938 dovettero dimettersi gli agenti di cambio ebrei presso le borse . Nel giugno 1939 venne deciso di "impedire in modo assoluto agli ebrei" l’attività di commissionario di borsa .
Nell’agosto 1939 ai cittadini italiani "di razza ebraica" fu vietato l’esercizio della professione di notaio, l’iscrizione nei ruoli dei revisori dei conti, dei periti e degli esperti e (ad esclusione degli ebrei "discriminati") la professione di giornalista .
Nell’agosto 1939 fu disposto che entro il 1° marzo 1940 i cittadini italiani "di razza ebraica" esercenti la professione di medico-chirurgo, farmacista, veterinario, ostetrica, avvocato, procuratore, patrocinatore legale, esercente in economia e commercio, ragioniere, ingegnere, architetto, chimico, agronomo, geometra, perito agrario, perito industriale (nonché, dal marzo 1942, attuario) dovevano essere: se non "discriminati", iscritti in elenchi "speciali" e abilitati a esercitare la professione "esclusivamente a favore di persone appartenenti alla razza ebraica", tranne "i casi di comprovata necessità ed urgenza"; se "discriminati", iscritti in elenchi "aggiunti" ed esclusi (come i precedenti) dalla possibilità di esercitare per conto di enti pubblici e associazioni o di svolgere comunque funzioni di pubblico ufficiale . In sostanza, l’attività dei primi dipendeva dalle necessità e dalle possibilità economiche della loro clientela, e quella dei secondi dalla disponibilità dei "non appartenenti alla razza ebraica" ad affidare loro la propria casa o la propria causa.
Ai divieti disposti centralmente si aggiunsero quelle emanati da autorità locali: nel maggio 1943 venne vietato agli "operai appartenenti alla razza ebraica […] il permesso di accedere nel porto di Livorno per motivi di lavoro" .
Le attività lavorative autonome e della piccola imprenditoria furono colpite dalle seguenti ulteriori disposizioni.
La già menzionata revoca dei permessi di residenza alla grande maggioranza degli stranieri "di razza ebraica" comportò per essi l’urgenza di liquidare le proprie attività imprenditoriali.
Nel dicembre 1938 il ministero dell’Interno specificò che le amministrazioni pubbliche e assimilate "non dovranno d’ora in poi affidare incarichi, appalti ecc. di alcuna specie a persone di tale razza: restano, pertanto, vietati […] gli appalti di pubblici servizi o di singole opere o forniture a persone di tale razza" . Nel febbraio seguente dette amministrazioni furono autorizzate a "revocare le concessioni [… e] risolvere d’autorità i contratti di appalto per lavori o forniture" conferite o stipulati con persone "di razza ebraica" o con ditte da esse possedute .
L’11 ottobre 1938 il ministro delle Corporazioni dispose il divieto di concessione di licenze di apertura di negozi ad ebrei e la sospensione delle cessioni di licenze da titolari "di razza diversa" ad ebrei . Il 17 febbraio 1940 lo stesso ministero comunicò che la Direzione generale per la demografia e la razza del ministero dell’Interno era competente in merito a ogni questione di "rilascio et voltura licenze esercizio commercio at cittadini italiani razza ebraica" . Il 15 aprile 1941 il ministero dell’Interno decise la sospensione del rilascio di "nuove licenze di polizia" per esercizi commerciali a persone "di razza ebraica" .
I divieti oggi noti adottati dal ministero delle Corporazioni su indicazione della Direzione generale per la demografia e la razza sono quelli di raccolta di rottami metallici (pre-25 luglio 1940) ; di vendita libri scolastici (pre-27 ottobre 1940) ; di nuove iscrizioni di rappresentante (28 febbraio 1942) .
Tra il 1939 e il 1943 il ministero dell’Interno (Direzione generale della pubblica sicurezza, previo parere della Direzione generale per la demografia e la razza) vietò alle persone "di razza ebraica" la licenza di guida turistica, interprete ; di collocatore di pubblicazioni (solo agli ebrei non "discriminati") ; di agenzia viaggi e turismo ; di affittacamere (divieto poi esteso ai coniugi "di razza ariana" e agli appartamenti ammobiliati, revocato per le camere riservate ad ebrei) ; di confezionare e vendere uniformi militari (divieto poi esteso ai coniugi "di razza ariana" subentranti) ; di esercizio di pensione (anche per i coniugi "di razza ariana", escluse le pensioni riservate ad ebrei) ; di agenzia di brevetti ; di agenzia di affari (divieto poi esteso ai coniugi "di razza ariana" subentranti) ; di raccolta e vendita indumenti militari fuori uso (divieto poi esteso ai congiunti "di razza ariana" subentranti) ; di commercio di preziosi (divieto poi esteso ai coniugi "di razza ariana" subentranti) ; di esercizio bar e spacci di alcolici (divieto poi esteso ai coniugi "di razza ariana" subentranti) ; di commercio ambulante (divieto poi esteso ai coniugi "di razza ariana" subentranti) ; di commercio oggetti antichi e d’arte ; di esercizio arte fotografica (anche per i coniugi "di razza ariana") ; di commercio di articoli odontoiatrici montati in metalli preziosi ; di mediatorato ; di scuole di ballo ; di esercente servizi automobilistici pubblico da piazza o di noleggio da rimessa ; di commercio libri usati (anche per i coniugi "di razza ariana" subentranti) ; di amministratore di case e condomini (escluse case e condomini di soli ebrei) ; di vendita apparecchi radio ; di vendita pelletterie in alberghi (anche per i coniugi "di razza ariana") ; di commercio stracci di lana e lana usata ; di attività tipografica ; di copisteria in negozi ; di commercio oggetti usati (anche per i coniugi "di razza ariana" subentranti) ; di commercio stracci non di lana ; di commercio di libri, articoli per bambini, carte da gioco, articoli ottici, oggetti sacri, cartoleria, raccolta di rifiuti, scuola di cucito . Relativamente ai coniugi "di razza ariana", nel novembre-dicembre 1942 fu infine deciso che in nessun caso essi potevano subentrare al coniuge "di razza ebraica" e che il coniuge "ariano" di un matrimonio misto poteva conservare o ottenere licenze solo se questi era il maschio della coppia .
Nell’aprile 1939 alle persone "di razza ebraica" fu inoltre vietato di svolgere l’attività di produttori autonomi d’assicurazione .
Ai divieti disposti centralmente si aggiunsero quelli emanati da autorità locali: nel luglio 1940 il prefetto del Carnaro fece comunicare ai commercianti ebrei di Abbazia l’ordine di liquidare entro pochi giorni le ditte e il 6 ottobre decretò la loro chiusura "a tempo indeterminato" .
Altri licenziamenti o cessazioni di attività avvennero infine in conseguenza dell’internamento istituito nel 1940 e specialmente del lavoro obbligatorio istituito nel 1942. La documentazione relativa ai campi di internamento e lavoro obbligatorio del 1943 sembra attestare che tale misura avrebbe separato pressoché definitivamente gli ebrei dal mondo lavorativo ‘ordinario’.
A completamento di quanto sopra, va tenuto presente che nel febbraio 1940 la Direzione generale per la demografia e la razza precisò al ministero della Cultura popolare che le persone "di razza ebraica" dovevano indirizzare le richieste di sussidio "alla Comunità israelitica, cui per legge è devoluta l’assistenza agli ebrei bisognosi" e che nel dicembre 1940 il Gabinetto del ministero dell’Interno comunicò alla Direzione generale per la demografia e la razza che , "giusta istruzioni avute, […] gli ebrei non possono essere iscritti nell’elenco dei poveri", cioè usufruire dell’assistenza pubblica .
A fronte di questa situazione, già alla fine del 1938 un dirigente dell’Unione delle comunità israelitiche italiane parlava di "impellenti dolorose necessità di tanti correligionari stranieri divenuti improvvisamente indigenti, mentre comincia ad avanzarsi lo spettro della indigenza di correligionari connazionali colpiti dai recenti provvedimenti" ; mentre nel 1942 il presidente dell’ente di assistenza della Comunità israelitica di Roma affermava: "Le sofferenze dei nostri poveri non si leniscono con le dieci, quindici o venti lire che ora siamo costretti a dare. A parte le difficoltà dei contingentamenti, essi hanno bisogno di tutto: dalle vesti o altri indumenti, alle lenzuola, ai materassi, all’aiuto finanziario (spesso richiesto) più importante per pagare fitti arretrati e per evitare dolorosi sfratti. Spesso vengono da noi correligionari di altre Comunità che desiderano i mezzi per far ritorno a casa, senza parlare dell’assistenza ai confinati politici, e ancora e ancora" .
Nella scuola e nelle università vennero adottate le seguenti principali misure contro le persone o le presenze "di razza ebraica": a) esclusione (ossia, espulsione dei già presenti e divieto di nuovi accessi) degli studenti dalle scuole elementari e medie frequentate da alunni "di razza ariana" (gli esclusi potevano frequentare le scuole di enti cattolici, se battezzati, o -laddove fossero state istituite- le "speciali sezioni" di scuola elementare statale o le scuole delle comunità israelitiche; queste concessioni furono determinate dalla volontà governativa di non corrodere il principio della scolarità obbligatoria); b) esclusione degli studenti dalle università (con la temporanea eccezione, originata da considerazioni relative agli accordi internazionali di reciprocità, di coloro che -italiani o stranieri, ma non tedeschi- erano già iscritti nell’anno accademico 1937-38 e non erano fuori corso); c) esclusione degli insegnanti dalle scuole pubbliche e private di ogni ordine e grado (a eccezione delle eventuali scuole ebraiche o "speciali"); d) esclusione degli impiegati dalle scuole, dagli uffici ministeriali ecc.; e) divieto di adozione nelle scuole medie dei libri di testo redatti, commentati o riveduti da autori "di razza ebraica", anche se in collaborazione con autori "di razza ariana" e di quelli contenenti riferimenti al pensiero di ebrei morti dopo il 1850 .
In concreto vennero espulsi oltre 100 direttori e maestri di scuola elementare ; 279 presidi e professori di scuola media (173 in quelle di istruzione classica, scientifica e magistrale, e 106 in quelle di istruzione tecnica) ; 96 professori universitari ordinari e straordinari, oltre 133 aiuti e assistenti e numerose decine di incaricati e lettori universitari ; vennero revocate oltre 200 libere docenze e vennero messi al bando 114 autori di libri di testo per le medie e un numero tuttora ignoto di autori di manuali universitari; vennero estromesse alcune migliaia di studenti e varie decine di impiegati.
Riguardo ai libri va aggiunto che tra la fine del 1938 e gli inizi del 1939 le case editrici cessarono pressoché del tutto di pubblicare nuove opere di autori ebrei; mentre il ritiro dalla circolazione di quelle già in commercio si sviluppò confusamente -e segretamente- tra i primi mesi del 1938 (quando vennero sequestrati alcuni libri di ebrei tedeschi), l’agosto 1939 (quando venne presa la decisione di ritirare tutta la produzione ‘ebraica’) e il febbraio 1940 (quando venne ufficialmente comunicato agli editori il divieto pressoché totale di stampa, circolazione e inclusione nei cataloghi) . Vennero anche sequestrati i libri non razzisti, come un dizionario da tempo in commercio contenente la definizione "antisemiti, gente poco civile che osteggia e combatte gli ebrei" .
Contemporaneamente –per limitarsi anche in questo caso ad un solo esempio- tutti gli alunni della quinta elementare appresero dal proprio libro di lettura che:
"Ma fra i nuovi conquistatori [degli imperi coloniali] si era mescolata la razza giudaica, disseminata lungo le rive del Golfo Persico e sulle coste dell’Arabia, dispersa poi lontano dalla patria d’origine, quasi per maledizione di Dio, e astutamente infiltratasi nelle patrie degli Ariani. Essa aveva inoculato nei popoli nordici uno spirito nuovo fatto di mercantilismo e di sete di guadagno, uno spirito che mirava unicamente ad accaparrarsi le maggiori ricchezze della terra. L’Italia di Mussolini, erede della gloriosa civiltà romana, non poteva rimanere inerte davanti a questa associazione di interessi affaristici, seminatrice di discordie, nemica di ogni idealità. Roma reagì con prontezza e provvide a preservare la nobile stirpe italiana da ogni pericolo di contaminazione ebraica e di altre razze inferiori. Dopo la conquista dell’Impero venne bandita, ad esempio, una severa crociata contro il pericolo della mescolanza fra la nostra razza e quella africana (meticciato). I popoli superiori non debbono avere vincoli di sangue con i popoli assoggettati, per non venir meno a un’alta missione di civiltà, per non subire menomazioni di prestigio e per non porre in pericolo la purezza della propria razza" .
Quanti italiani hanno ricevuto e ritrasmesso questa educazione poco civile?

credo possa bastare.



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PER CHI IGNORA   26/1/2005 15.47.49 (128 visite)   Lee_cina
   lo leggeranno in tanti   26/1/2005 15.48.45 (86 visite)   Althusser
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