Nick: Ulisse Oggetto: l'avversario che non c'era Data: 28/1/2005 12.59.16 Visite: 70
Questa è una storia datata novembre 2003. Siamo nel pieno della pianura padana, dove forse chi è nato riesce a vivere felice, ma chi vi si trova come me in una grigia sera d'autunno non può che lasciarsi sopraffare dalla tristezza, nel vedere quella nebbia sottile che sale dagli argini del Po, la terra inzuppata da una pioggerella che sembra non finire mai..... D'altro canto, c'è una feroce bellezza anche in ciò che sembra malinconico. Mi dicono che d'estate è tutta un'altra cosa. Tornerò. Con questo stato d'animo sulle spalle, non è impossibile scorgere un fantasma tra le ombre della sera. Nel grande atrio dell'albergo c'è una bellissima scacchiera. I pezzi sono allineati, di legno lucido, come a dire che stanno fremendo perché qualcuno li usi. Prima ancora di sapere perché, mi basta seguire l'istinto e muovere un pedone bianco di due passi in avanti. Così va meglio, molto meglio. Rispondo con una mossa nera, ne faccio un'altra bianca. Ecco qui, il cosidetto "Gambetto di Re", la più nobile e morale delle aperture, appare sulla scacchiera. Piove, ma è una notte serena. La storia potrebbe anche finire qui, se non fosse che il mattino dopo qualcuno ha risposto. Un'altra mossa nera. Così, senza nient'altro, un semplice pezzetto di legno spostato da una casella ad un'altra. In un altro momento sembrerebbe stupido, ma siamo sulle rive del Po, si sente in bocca il sapore delle nostre occasioni perdute, e si può anche accettare la sfida di un avversario fantasma. Faccio la mossa e vado via. Quando torno, il fantasma ha risposto. Una mossa, poi un'altra, così, senza guardarsi negli occhi, fino alla fine della partita. Ci siamo visti solo per la stretta di mano finale. Sembra niente, ma eravamo lì. Come pioveva. ///U. |