Nick: JacKn|Fe Oggetto: Tutti quandi voglion fare jazz Data: 29/1/2005 18.22.22 Visite: 85
Dicevano gli Aristogatti. E un po' avevano ragione, o almeno l'avrebbero avuta cantando le stesse cose al giorno d'oggi. Il jazz non va di moda, e va bene così (che Dio ce ne scampi). I jazzisti sono visti comunemente come "ipertecnici" (termine che, paradossalmente, non vuol dire niente di negativo), snob, scostanti sbruffoni in pantofole e pipa. E intanto, esce la "nu-jazz", la "tech-jazz", la "acid jazz", e tutti quei generi che comprendono come prefisso o postfisso il lemma "jazz". Ma poi, cos'ha di jazz tutta questa musica? Niente. Niente di niente. Potrei mettere in campo (e non solo io) tutta la musica che ho imparato, letto, studiato, per dimostrare che di jazz non c'è neanche l'ombra. Allora, il tutto si risolve ad una squallida questione modaiola. Anche le auto si chiamano Jazz. I pantaloni si chiamano Jazz. I profumi si chiamano Jazz. Qualunque cosa si chiama Jazz. E' un po' come se, dichiarando di fare "jazz-metal" s'intendesse darsi un'aria fintamente colta. Come quelli che, conoscendo solo la quarta di copertina dei libri, vanno in giro parlando di fantomatici "ritratti di Oscar Wilde". Ma a questo punto, mi viene da domandarmi, se la figura del jazzista non è vista di buon occhio dall'"ascoltatore tipo", che senso ha professarsi musicisti di "xxxxxx-jazz"? C'è forse in questo un implicito (e neanche tanto) riconoscimento di superiorità nell'idimoa afroamericano? E' forse un marchio di qualità da apporre ai propri prodotti altrimenti (e in ogni caso) scadenti? C'è qualcosa di tremendamente perverso in tutto ciò. |