Nick: Viola' Oggetto: scrivere... Data: 7/2/2005 15.43.27 Visite: 251
A volte è proprio un'esigenza, scrivere. Fa niente se scrivi una merda, se ti esprimi male. Il fraseggio è intimo, chi scrive lo segue d'istinto. E' un'azione quasi plastica, è la musica interna dello scrittore. C'è una parte volontaria, ma poi l'istinto della mano prende il sopravvento, è suo il tocco finale. Ricordo anni fa il mio ex che insisteva: "ma perchè non scrivi un libro?" (lui homo praticus, al contrario di me). La mia risposta: "Mi vergogno. Non voglio che la gente veda come penso". Appunto, è la musica interna. Penso a Tolstoj, e penso che solo una sinfonia di Beethoven si può associare a quella sua musica interna così solenne, così grave, così al di sopra di tutto. O Dostoevskij, penso a quella sua musica così forsennata, incalzante, che sfocia quasi sempre in un'esplosione finale. O Henry James (qualcuno lo conosce?) la cui musica è apparentemente frivola, ma qua e là disseminata di indizi, di suggerimenti, così non ti trovi spiazzato quando la musica cambia e diventa tragica, perchè la frivolezza spesso porta alla tragedia. Oppure Irvine Welsh, quella musica apparentemente confusa, spesso triste, ma piena di una vitalità disperata. Tolstoj da vero despota pretendeva che la moglie e i figli tenessero dei diari che poi venivano letti pubblicamente, perchè non gli bastava avere il controllo delle loro vite, doveva avere anche il controllo delle loro menti, sapeva che lo scrivere è ben altra cosa dal parlare. "La chiave" di Tanizaki: il marito che "scopre" la moglie attraverso la lettura del suo diario, e scopre il suo universo sessuale che gli era rimasto sempre sconosciuto. Da bambina scrivevo delle favole solo per me, che quasi sempre finivano con la principessa che salvava il principe, non so come mai. Poi ho sempre tenuto dei diari, a volte abbandonati per anni e poi ripresi, e nell'ultimo ho trovato una frase scritta molto tempo fa: "Non scrivo più perchè non voglio più sapere cosa penso". Era un periodo in cui mi lasciavo vivere, e basta. Non mi fido di chi non scrive, è più forte di me, vuol dire che non è abituato a guardarsi dentro, vuol dire che la sua musica interna non è sufficientemente forte, al massimo è una canzonetta. Non potrei mai amare davvero una persona che non scrive, semplicemente perchè vorrebbe dire che le nostre nature sono profondamente diverse. Sarà una cazzata, ma una delle mie più grandi soddisfazioni è stata quando il mio ex fidanzato ha preso a scrivermi lunghe lettere. Mai scritto niente in vita sua (e anche questo avrebbe dovuto farmi capire che non potevamo stare insieme), si vedeva che era una persona non abituata alla scrittura, ma importa poco. La sua musica interna era confusa, immatura, proprio come lui, però lo sforzo l'aveva fatto. Forse la nostra separazione gli aveva fatto salire la musica di tono, chi lo sa.
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