Nick: Mush^Room Oggetto: FREE CULTURE? Data: 8/2/2005 15.15.55 Visite: 81
Free culture? "Comunisti" dice Gates La fabbrica dei bidoni Dopo le dichiarazioni di Bill Gates sugli oppositori dell'attuale sistema di copyright, le polemiche infuriano. Come sempre in questo controverso settore. Con un'aggravante: proprio in questo periodo, l'Europa deve decidere se cambiare il suo sistema di protezione del copyright e ascoltare le major oppure lasciare tutto come sta. Bill Gates, uomo che parla sempre a favore dei suoi principali clienti, voleva sicuramente far piacere alle major della musica e dei film - dalle quali vorrebbe attualmente farsi aiutare nella grande alleanza anti-iPod che vorrebbe costruire - quando, in un'intervista a New.com, alla domanda «Ci sono molti che vorrebbero restringere il potere del copyright. Lei pensa che il sistema della proprietà intellettuale dovrebbe essere riformato?», Gates ha risposto: «No. Le persone che credono nel sistema della proprietà intellettuale sono numerose oggi più che mai. Quelli che vorrebbero eliminare gli incentivi per i musicisti, i registi e le case di software sono una sorta di moderni comunisti». A fronte di questa presa di posizione, una grassa risata si è sentita online: blog, siti e gruppi di discussione si sono messi al lavoro per commentare questa uscita di Gates. Le critiche più ricorrenti, peraltro un po' troppo allineate su uno stile polemico, ricordavano i processi all'Antitrust, le accuse, le condanne e i patteggiamenti per il comportamento monopolistico della Microsoft e l'incongruenza di tutto questo con la rinnovata foga liberista di Gates. Più serie le critiche di merito: Gates dimentica che i difensori dei creative commons, dell'open source e delle altre soluzioni che si richiamano alla free culture proposta dai vari Richard Stallman e Lawrence Lessig, si basano sul copyright e semplicemente ne fanno un uso diverso. Non la mercificazione di ogni angolo della vita quotidiana: ma lo spazio di libero scambio delle idee. Non è il principio della proprietà intellettuale ad essere messo in discussione: ma il suo trattamento da parte delle grandi major. Gates, che peraltro non è uno sprovveduto, non è fortunato con il suo uso della parola "comunisti". Si ricorda di quando ha definito "comunista" un suo dipendente che nel 1995 gli suggeriva di dare gratis il browser in Rete per entrare nel business di Internet. Ma quel "comunista" aveva ragione: e sei mesi dopo se ne sarebbe accorto anche Gates. Sta di fatto che Gates ha definito "comunisti" gli oppositori all'attuale sistema del copyright per portare lo scontro a livello politico e ovviamente attirarsi il consenso di coloro che non se ne intendono troppo ma sono comunque contrari ai "comunisti". A questo punto, per Gates, la contrapposizione è tra chi è pro o contro la proprietà, tout court, intellettuale e non. Un'ultima nota: i sostenitori della free culture vogliono liberare le idee dalle costrizioni del copyright. I comunisti avevano in mente tutto tranne che l'obiettivo di "liberare le idee". Il loro sistema di controllo sulle idee era totale. Gates non ha fatto in tempo a studiare il problema.
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