che freddo

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Nick: Viol4
Oggetto: che freddo
Data: 7/1/2003 17.33.36
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Marò, che freddo... dove lavoro io è molto peggio.
Stanzone enormi, corridoi dai soffitti altissimi, senza riscaldamento. Dieci gradi in meno del freddo di mezzo alla via, come minimo.
Freddo, freddo... non ero preparata.
Due ore assettata davanti al computer e fare delle schifose tabelle in Excel,perchè con la scusa che le so fare tutti me le appioppano, oramai sono una statua di ghiaccio.
Il cappotto sopra al camice no, perchè il prof. caino non vuole, tanto a lui che gliene frega?
Nella sua stanza sembra di stare alla Baleari, termostato sui 20 °C.
Trovo ogni scusa per andare da lui, mi intrattengo per un'ora facendogli 3000 domande su un articolo di cui non me ne frega un ca$$o di vero cuore, mi invento ogni sorta di cavolata per non uscire, lui è lusingato, crede che sia il suo naturale carisma a trattenermi lì. Col cavolo.
Inizio a riprendere un colore normale, ma purtroppo mi dice: "devo fare delle telefonate" e guarda la porta.
Ho capito, deve fare gli inciarmi telefonici, ed io devo uscire. Mannagg a mort.
nel corridoio tutti corrono di qua e di là, apparentemente indaffarati. Voglia di lavorare incontenibile? No, è solo sto cazzo di freddo che ci attanaglia come una morsa.
scendo con una scusa al piano di sotto dove hanno i riscaldamenti e stanze più piccole, i fortunati.
Entro in una stanza ed eccoli lì, i miei ragazzi.
Quei bravi ragazzi, alla maniera di Scorsese.
Scampoli di conversazione: "agg ittat 10 miliun o casinò int a sti ffest, o sacc fà o ricc!" "agg accattat a guagliona mia nu solitario tant, accussì nun m romp chiù o cazz, invece a chell at na borz ca cost nu milion" "uè, ma t fai semp chiù bon?".
cari ragazzi, se non ci foste bisognerebbe inventarvi.
Vi sogno la notte. Sogno di cospargervi col napalm al suono della cavalcata delle Valchirie, questo penso mentre vi dico il mio solito: "tamarri", e me ne vado.
No, no, persino la Siberia è meglio di questo.
Risalgo, e l'unico rifugio dal gelo insopportabile è la stanza della signore Titina, addetta alla vetreria.
lei ha un termosifone elettrico, prezioso tesoro.
ma c'è un prezzo da pagare.
Mentre mi avvinghio con passione al termosifone, devo ascoltare il resoconto dettagliato dei 25 pranzi che ha cucinato in queste feste per figli, nuore & affini.
Dettagliatamente, portata per portata.
Dopo tre quarti d'ora in cui ho detto: "ah" "sisi" ed ho annuito varie volte con aria partecipe, non ne posso più, ed esco.
Di nuovo il gelo, batto i denti.
Arriva un collega e dice: "ti scaldo io" col solito fare farinello.
Piuttosto mi cospargo con l'alcool al 100% che ci è arrivato stamattina e mi appiccio da sola, come minimo.
Non sarò Jan Palack, ma la dignità ce l'ho anch'io, cavolo.
Pellegrinaggio nell'androne al distributore automatico. La galleria del vento.
mi sembra di scorgere i cosacchi nella neve.
Almeno mi portassero via in groppa al cavallo, e non se ne parla più.
Invece è solo un miraggio, purtroppo. Solo 4 sfigati studenti bagnati come pulcini.
per tentare di riscaldarmi ho ingurgitato 4 caffè ed una cioccolata del distributore. Sono da lavanda gastrica, lo so, quella roba corrode tutto ciò che incontra, ho le ore contate.
Risalgo e c'è una tesista di cui ho letto la tesi stamattina. Cosa dovrei dirle? bella, invece e penzà a laurea, piens a mparà a scrivr, stai inguaiat!
Mi guarda fiduciosa avvolta nel suo caldo montoncino ed io le mostro tutte le correzioni. Sgrana gli occhi, non le capisce. In mano a chi stiamo, marò, in mano a chi stiamo... se questa pensa come scrive stamm nguaiat. E fosse la sola...
Ho troppo freddo anche solo per pensare.
arriva la mia amica lucy. eccola, la salvezza.
l'abbraccio, anche lei è gelata.
ci riscaldiamo a vicenda, no lesbo, solo nu die e fridd.
Ho capito: domani mi porto un thermos e caccio fuori la roba da sci.
Nun s pò fà sta vit.