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Nick: harding
Oggetto: il pizzo del mondo
Data: 9/1/2003 22.0.46
Visite: 8

Mannaggia a Viol4 che se ne uscita oggi col post sul viaggio..

Insomma ce l'avevo sulla punta delle dita:

Da Toronto a Edmonton è lo stesso tragitto che viene da Praga a Lisbona (più o meno). Una distanza enorme. Durante il volo non potevo fare altro che pensare a quanta poca gente abitasse quegli spazi immensi.
All'aeroporto di Edmonton mi viene a prendere Alexandra, Alex, con la sua mediterranea chioma di ricci ed il suo bianchissimo sorriso a 32denti. Nella taberna dove serviva ai tavoli nessuno pensava che la sua terra non potesse essere diversa dalla calda Grecia. Invece.
Edmonton è una grande città del Canada ma, secondo i canoni di un napoletano, non c'è nessuno. Nessuno a fare la fila in aeroporto. Nessuno per strada. Pochissima gente anche nei grandi mall. I loro giganteschi supermercati al cui interno si trovano anche parchi giochi grandi cone l'Edenlandia. Forse la gente è tutta chiusa al caldo delle loro case. Forse ce n'è poca e basta.
Fuori fanno -20 (per me fa solo freddo), dentro questi centri commerciali fa (più o meno) 25-26 gradi. Le commesse hanno le magliette a maniche corte. Un caldo quasi da schiattare.
Ad un certo punto Alex mi fa: "vieni, ti devo portare in un posto".
Ho un sonno di pazzi. Al mio orologio sono le 3 di notte ma lì è pieno pomeriggio.
Dico: "ok".
Usciamo da Edmonton. Subito le ruote dell'enorme (anche quello) fuoristrada iniziano a mordere la neve. Le luci della città mano mano diminuiscono fino a sparire in una statale che sembra essere stata tirata via col righello tanto è dritta e monotona. Entriamo in una foresta. Alberi enormi coperti di neve si stagliano su un cielo limpido e senza luna.
Ad un certo punto Alex ferma il gigante-auto.
Dice: "Non lo dovrei fare ma spengo un attimo il motore"
Quando con un paio di poderosi battiti il rumore cessa, provo una forte pressione alle orecchie. Silenzio. Puro e cristallino silenzio.
Scendo e sopra la mia testa ci sono un miliardo di stelle incuranti dell'incredibile freddo.
Gli alberi intorno promanano il profumo di un esotico ed interminabile inverno.
Alex fa: "ok, hai capito, adesso riaccendo e andiamo"
Dico: "no aspetta" prendo dalla mia sacca nel portabagagli una bottiglia di Falerno del Massico, portato dall'Italia, ed il cavatappi. Apro e, forse già brillo di stanchezza e di aria troppo pulita, le porgo la bottiglia e le dico: "brindo alla bellezza che fa tanto per nascondersi ma ancora esiste".
Alex sorride e dice: "ok, vatti a coccà".



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