Nick: Lee_cina Oggetto: vorrei stasera vorrei Data: 19/2/2005 21.10.32 Visite: 102
vorrei che arrivasse la fata smemorina, mi toccasse con la punta della sua bacchetta per non dovermi fare ancora e ancora una volta la messa in piega da sola, stirarmi i jeans e la camicia, coprire le mie dannate occhiaie, fare un tratto di matita preciso intorno alle labbra e tutte quelle seccature che rendono penosi i minuti che ti separano da quello in cui apri la porta, ti fermi a controllare se hai tutto cioè le chiavi di casa, un accendino ragionevole e discreto e le sigarette o un cinque euro per comprarle. poi vorrei una cosa più complicata per cui mi servirebbe superman che mi prendesse in braccio e mi facesse fare a circa trecentomila chilometri al secondo un mezzo giro della terra e mi posasse a terra tutta intera. a quel punto preferirei che dopo un tempo adeguato, giusto per sincerarsi che io non stia per svenire e garantirmi che i capelli siano ancora al loro posto, e in ordine, soprattutto, se ne andasse. mi imbarazzerebbe farmi vedere in compagnia di un tipo vestito in una tutina attillatissima e troppo azzurra per quel rosso di cui è fatto il mantello. a quel punto stasera sarebbe a un passo dall'essere una sera da mettere nel novero di quelle indimenticabili per una serie di cose che non c'entrano nulla con l'uomo che si ama. perchè l'uomo che si ama la scorsa estate non lo conoscevo ancora bene. a quel punto, per farla breve, sarebbe stasera la sera più divertente se non di tutta la mia vita direi dei miei ultimi tre anni circa, và. sono in una casa che non conosco ma bellissima da togliere il fiato e con me c'è la mia amica più cara e anche la silvi che è un'iperdinamica a mille. e c'è stefano, e con lui samuele che ora sta in inghilterra. e c'è la signora, la padrona di casa per nulla seccata dalla musica ad alto volume e il casino che la colf sottopagata dovrà affrontare all'indomani. aveva una casa più grande a via gramsci, ci dice con l'aria di una gran drittona, una casa che ora ha lasciato per questa meraviglia che sta appesa come una conchiglia sul mare di posillipo, con marmi lucidati e stucchi un po' barocca un po' rococò e un per un terzo liberty e per metà english old style e per intero kitsch, per dirla tutta. sostiene di averla voluta per i suoi cani che sono in tutto quattro e vanno e vengono dal giardino pensile alle loro fichissime brandine ricamate a mano. sono quattro cani meticci, un tempo malnutriti e ora decisamente obesi come si conviene a quel civico di via posillipo. stasera vorrei vedere se è tutto come allora e lo sarà senza dubbio. la musica che roby, il nostro gancio per entrare nella conchiglia, ha messo su farebbe ballare anche un ciocco di legno. dio, roby, sei fantastico, non tu perchè sei tu, roberto, ma hai scelto di farci stare bene e ti sacrifichi per noi, sei il solo che non balla su questo terrazzo davanti al mare e sotto il cielo. io ballo e mi sento da dio, ho fatto bene a scegliere dei sandali bassi, non avrò dolori ai piedi e potrò ballare per sempre e seppure un dolorino mi venisse ci ballerei su lo stesso. oh, roby, hai messo insieme funkyjazzhiphopdisco e tutti ballano e gli altri dove saranno? in qualche moscia pizzeria, in una discoteca a pozzuoli, in una casa a fare l'amore, in autostrada o dove altro vuoi che stiano loro non sono qui e stasera stanno perdendosi una gran cosa. la birra sa di fragola e il rhum non brucia in gola, ballo e il sudore si asciuga in un secondo e mi sento fresca come se avessi appena fatto una doccia e le mie braccia sono nude e respirano l'aria che dal mare evapora ancora dopo il sole caldo caldo di un pomeriggio che è passato per lasciare che arrivasse questa sera. stefano, non so se mi faceva ridere di più la sua espressione quando ogni mezz'ora lo raggiungevo mentre con samuele misurava l'indice di massa corporea dei cani, o la sua espressione davanti alle curve più improponibili che si possano disegnare sul davanti e sul di dietro di dozzine di ragazze della napoli bene. stefano, mi hai fatto ridere con la stessa potenza con cui roberto riusciva a farmi avere movimento anche da ferma, bacino, bacino, spalle, testa. e ho fatto sei volte pipì. un po' per la birra, un po' per le risate. e se non avessi riso o bevuto, se non mi fossi mossa all'infinito degli infiniti come un criceto sulla ruota, mi sarei persa la scoperta di come può essere un bagno di servizio a via posillipo. vorrei, stasera vorrei, amore vorrei... |