Nick: eCce|-\oM Oggetto: Data: 12/1/2003 0.24.33 Visite: 35
[•] JANEIRO Lasciatemi questo vago splendore d'una città, una distanza che brilli in me come il ricordo di una lucciola nella mano: forse Río scintillante come un'enorme farfalla di precisione fosforescente, o forse Sao Paulo stabilisce il giglio rettangolare della sua verticale struttura, o Brasilia col suo fulgore di diamante disabitato ci han fatto vivere domani, ci hanno insegnato il poi. Ma sono i densi disegni di vegetali sparsi , le ampie acque che fluiscono per lo spazio brasiliano, l'odore di gomma selvatica del fondo, le bestie addormentate nella sonnolenza bagnata, il linguaggio nero sulla riva della danza, vicino alla schiuma, o in alto a Bahìa sonora, col sortilegio macumbo o la sacrilega sonata delle favelas sdentate, il nero vapore del caffè o l'insigne uccelleria, le cascate che abbattono la torre degli smeraldi, la lingua dell'or-so formichiere con la moltitudine aderente della crescita pullulante ma più del vestito verde o della pazza voce del turpial è il disteso silenzio, il patrimonio imperturbato, che mi fa visita nei sogni: oh Brasile bracere brutale che tace acceso nella sua brage, nella placenta planetaria, come se continuasse a nascere senza voce e senza occhi, correndo immobile senza giungere, edificando senza nascere, incominciando tutta la luce senza staccarsi dall'ombra.
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