Nick: Viola' Oggetto: Spleen '90 Data: 28/2/2005 13.13.47 Visite: 137
Qualcosa è cambiato, c'è poco da dire. L'altra sera l'ho vista passare al centro la macchina, solo che non era una macchina vera, non so se mi capite. Era una macchina come quella di "c'era una volta in America", quella che De Niro vede passare con gli occhi della mente e a bordo ci sono lui e i suoi amici dei tempi d'oro. Chi c'era a bordo di quella che ho visto, a parte me? Tutti e nessuno, quelli che vedo ancora e quelli che ho perso, ma comunque gli anni erano quelli, erano gli anni '90, quelli che ti fanno pensare: "perchè per essere felici è necessario non saperlo?". Intendiamoci, non che fosse tutto perfetto, c'erano le rotture di cazzo dell'università, le paranoie sul futuro, gli amori che finivano e ricominciavano, i pochi soldi in tasca e tutto il resto, però c'era qualcosa nell'aria. Il centro era nostro e lo abitavamo tutte le sere, ce ne eravamo impossessati da poco dopo anni bui e si stava sempre a festeggiare non si sa bene cosa, un sentimento popolare e qualcosa per dire: "ci siamo". Era normale stare in mezzo alla strada fino alle 4 senza nessuno che ti rompesse il cazzo, ti giravi e vedevi solo facce amiche, e poi i locali che nascevano di continuo, a volte chiudevano dopo poco ma era strano perchè c'era sempre tanta gente, tanta.. Il mio amico J l'altra sera si è ricordato di quando venne un mio amico da Vicenza e passammo una notte intera a parlare fuori a un locale vicino al Tarì che adesso non esiste più, erano circa le 4 ma la strada era piena di gente come a mezzogiorno, tanto siamo tutti studenti, chi se ne frega se domani ci alziamo alle 2? No, non sono mai stata una studentessa coscienziosa di quelle: "no, non esco perchè devo studiare... no, domani devo alzarmi presto..." oh fanculo, ma quanti anni vuoi campare? Era proprio quello il bello dell'Università, o no? Voglio iniziare a studiare alle 3, embè? problemi? Insomma, non sono mai stata una perfettina del cazzo come tanti che adesso si siedono proprio davanti a me a fare gli esami, ribadisco: ma quanti anni vogliono campare? Comunque, chi c'era in quella macchina? Boh... forse irene che si stravaccava sul divanetto di plastica della focacceria di piazzetta Nilo a tutte le ore e diceva. "com'è decadente", irene che veniva con me i giovedì e le domeniche al Notthing Hill, la mia compagna di tanti viaggi, che adesso sta a Parigi dove fa il ricercatore di filosofia; forse c'era gabriella con i suoi vestiti orientali, che ospitava da un anno e mezzo un'amica egiziana a casa sua, gabriella col suo fidanzato conte però punk con la cresta, gabriella che ora sta a Madrid ed è al secondo marito. Poi sicuramente c'era Ilaria, Ilaria che un giorno di quegli anni aprì la finestra per un volo dal quale non si torna, Ilaria che rivedo seduta accanto a me nella mia auto una sera mentre mi dice: "di quello veramente non me ne frega più niente", però dopo poco la rivedo a piazza del gesù ad un concerto dei 99 posse e stento a riconoscerla perchè è solo un guscio vuoto, non scorderò mai quei suoi occhi spenti, e dopo 15 giorni non c'era più. Ilaria bellissimi occhi blu, ragazza di Bagnoli che sei la nostra macchia nera, "de esto no se habla". Poi forse Claudia, che realizzava vestiti assurdi che io disegnavo e volevamo fare come le ragazze che li vendevano sulla bancarelle, al Nottingh Hill, all'havana, e che poi hanno aperto i negozi "Yo soy feliz", Claudia che fa l'architetto e che è l'unica ad aver sposato il suo ragazzo di allora, Claudia che con me e Gabriella lavorava ogni tanto al Papaloca giusto per divertirsi, per vedere l'effetto che fa. E poi sicuramente Elena che ballava la sardana, per me lei è quella che ballava la sardana, un ballo spagnolo. Quando me ne andai per un mese a Barcellona insieme ad un mio amico che faceva l'Erasmus, in quella casa enorme vicono alla rambla e piena di studenti c'era elena. Se ne era andata dal suo paesino nel salernitano mollando l'eterno fidanzato, e si era messa col mio amico. Aveva ancora l'aria della ragazza di paese, però aveva tanta voglia di vivere. E così un giorno in piazza gli spagnoli ballavano la sardana, e lei insieme a loro, e alla fine si stese per terra, perfettamente felice, libera. Poi il mio amico la lasciò e lei andò a vivere a Roma, spero se la passi bene e che ogni tanto balli ancora. C'era anche Rossella in quella casa, con la quale tornai in volo a Napoli, e poi una volta che litigai con mia madre mi trasferii per due settimane nella sua casa di fuorisede, al Museo. Ma sì, beati i fuorisede che facevano il cazzo che gli pareva, facevano feste tutti i giorni, quasi sempre la colonna sonora erano i Manonegra o Les negresses vertes, tranne quando volevamo fare le sentimentali e mettevamo su "mi tierra" di Gloria estefan, che poi lo mettevano sempre anche al "mattone". L'altro giorno ho rivisto Francesco, un mio ex di quegli anni tutto in divisa da manager, però io me lo ricordo steso sul pavimento del "mattone" ubriaco di tequila che mi diceva: "ti prego, non mi schifare". Francesco che era un habituè del parco san paolo dove si faceva le canne col mio amico giuseppe che adesso è un serio avvocato, però al parco san paolo giuseppe ci va ancora. Il mattone, la vineria, il Frame... ci sono ancora, ma mezzi vuoti. Ricordo certe sere in cui non si riusciva nemmeno a camminare per la folla, ricordo un carnevale con la strada in delirio, noi affacciati al balcone di uno dei locali e giù una folla assurda, con in mezzo e' Zezi che suonavano e ballavano. Il delirio, l'apice di tutto, il punto culminante. Ricordo anche una sera in cui J mi disse: "vieni al Velvet, suona un mio ex alunno". J insegnava chitarra, il suo alunno era il chitarrista di un gruppo che si chiamava Almamegretta, erano noti ancora a pochi, ricordo che sentii "figli di Annibale" e pensai che però erano originali e mi piacevano, poi sentii "rafaniello" dei '99 all'havana, e mi andai a comprare la cassetta e poi andai a sentire anche loro. Alcuni andavano al Tien a'ment, ma noi andavamo a officina, fantastico miscuglio di gente in giacca e cravatta, punkabestia, studenti etc., giornate intere buttati su quel terrazzo a fumare e a dire che ne sarà di noi. E non posso non metterci Gianluca, il mio grande amore di quegli anni, il primo vero amore, che mi regalò la magliertta dei Bisca con Topolino impiccato, che andava sempre da Fonoteca a fittare i CD e poi me li registrava, le cassette le ho ancora perchè sono bellissime, che mi portava alla valle dei re a fumare, e che quando finì tra me e lui pensai di non poter più vivere ma era una sciocchezza, come lo è sempre. Ma sì, ci vado ancora spesso al centro, e il nostro "gruppo storico" c'è ancora. però non è lo stesso, e non solo perchè non siamo più quelli di prima. E' che c'era... non lo so cosa c'era, forse un entusiasmo diverso in giro, in qualla benedetta rinascita ci credevamo perchè era sotto i nostri occhi, il grunge suonava dappertutto e quello che diceva si viveva davvero, come lo faccio a spiegare ai ragazzini e alle ragazzine col fascione in testa, se non c'erano? Comunque mentre vivevamo qegli anni ci sembrava tutto normale, tutta quell'energia una cosa normale, e che magari la faccenda sarebbe potuta solo migliorare, ma così non è stato. Che peccato, però.
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