Nick: eCce|-\oM Oggetto: Data: 19/1/2003 13.34.35 Visite: 99
STRADA SCONOSCIUTA Penombra della colomba chiamarono gli ebrei l’inizio della sera quando l’ombra non affatica i passi e l’arrivo della notte si avverte come una musica attesa e antica, come un piacevole declivio. In quell’ora in cui la luce ha una finezza di sabbia, entrai in una strada ignota, aperta in nobile spazio di terrazza, le cui cornici e muri mostravano colori tenui come lo stesso cielo che inteneriva lo sfondo. Tutti – la mediocrità delle case, le modeste balaustre e battenti, forse una speranza di ragazza nei balconi – entrò nel mio vano cuore con limpidezza di lacrima. Forse quell’ ora della sera d’argento dava la sua tenerezza alla strada, facendola così reale come un verso dimenticato e recuperato. Solo dopo pensai che quella strada della sera era estranea, che ogni casa è un candelabro dove le vite degli uomini ardono come candele isolate, che ogni immediato nostro passo cammina sui Golgota. Solo dopo aver letto più volte le poesie raccolte nel Fervor de Buenos Aires ho scoperto perchè Borges aveva definito i suoi versi “esercizi”: erano da lui considerate poesie giovanili ed è lui stesso a dire “a quel tempo, cercavo i tramonti, i sobborghi e l’infelicità; ora, i mattini, il centro e la serenità” a dimostrazione, forse, di una trovata maturità.
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