Nick: Black 80 Oggetto: Capire chiedendo Data: 20/1/2003 15.49.36 Visite: 66
Capita spesso che qualcuno, dopo avere ascoltato, o guardato l'esposizione di un testo (nell'accezione semiotica del termine) si domandi:"si, va beh, ma che significa?". Il dubbio non riguarda i singoli sintagmi di significazione, o addirittura le singole parole, ma comprende il "senso" del testo , per utilizzare un termine di Coseriu, che tanto ha detto riguardo al concetto in questione. Capita spesso che, anche avendone inteso il significato linguistico , ci domandiamo cosa esso voglia significare. A tal proposito, ancora citando Coseriu, viene utilizzato il termine "vettorialità espressiva" che personalmente ritengo illuminante. Coseriu cita il caso in cui la vettorialità espressiva non venga compresa, non proseguendo con un'analisi dei motivi possibili (questo perchè nel caso specifico tale argomento non era pertinente), causa di questa "non comprensione", o addirittura, fraintendimento. Esistono dei testi (scritti, orali, di qualunque genere) che riescono a significare solo se considerati nella loro interezza. Suppongo (utilizzo questa parola non a caso) che una buona parte di tale incomprensione sia dovuta al fatto che molti cerchino di far significare i segni in modo errato. Il testo è da intendersi semioticamente come segno complesso, non scindibile. Se un segno è capace di significare in un modo, è da imbecilli cercare di farlo significare in un altro modo. Sarebbe come considerare la "o" di "ciao" come cia-o , e intenderla come suffisso vocalico produttivo, morfema desinenziale, singolare, maschile. Ritengo che un'operazione del genere sia indice inequivocabile di follia pura. E' superficiale (per non dire stupido) il tentativo di capire cosa voglia dire Battiato nelle sue canzoni, senza arrivare a concepire il segno nella sua complessità. E' evidente che molte frasi di John Coltrane (intendendo logicamente la frase dal punto di vista musicale) acquistino valore solo se contestualizzate e cotestualizzate. La stessa considerazione si può fare per qualunque tipo di testo dal carattere latamente ipotattico. E' quasi come se l'ascoltatore (o in senso generale il partecipante all'evento comunicativo) peccasse di presunzione. Personalmente intendo questo tentativo (quello di voler far significare un testo "prima del dovuto") come segnale di presunzione. Quante volte ci hanno criticati, hanno espresso pareri negativi su qualcosa che stavamo per dire, senza averci fatto terminare la frase! E' evidente che si tratti della stessa operazione di cui sopra. Basterebbe annullare per un attimo il proprio ego, ponendosi in attesa, aspettare che il testo manifesti (in un modo indiziale univoco, considerando gli indici propriamente linguistici e quelli appartenenti al contesto enciclopedico) la sua fine, e successivamente, solo dopo aver "permesso" al testo di finire, cercare di formulare un giudizio oculato. Ponendoci in quest'ottica ci risulterà enormemente più facile capire "le cose". Qualora la comprensione dovesse tardare eccessivamente ad arrivare, è da prendere seriamente in considerazione la richiesta di chiarimenti. Quante cose si imparano quando si ha sufficiente modestia! Quando non si ha timore di dire "scusami, ma non ho capito"... Personalmente vivo per imparare, ed è cosa graditissima il ricevere informazioni delle quali non ero precedentemente a conoscenza. Tuttavia spesso per mancanza di modestia, per imbarazzo, per superficialità, lascio correre, o addirittura mento, dicendo di aver capito. Ma quanto è migliore la mia vita e la mia persona quando riesco ad assimilare nuovi contenuti! |