Nick: IrishKlan Oggetto: Elogio del rugby. Data: 3/3/2005 13.35.47 Visite: 68
Elogio del rugby. Sport degli ultimi guerrieri Di Marco Tilesi e Manfredi Maria Giffone Castelvecchi, 2005, Roma, euro 15 Perché un elogio del rugby? Da fuori sembra un accalcarsi di individui, senza alcuno scopo o disposizione preordinata, su un campo simile a quello di calcio, più spesso peggio di un campo di calcio. Sembra una dimostrazione di forza bruta di una squadra nei confronti dell’altra. Sembra un terreno dove si combatte una battaglia moderna scandita da regole poco definite, poco comprensibili. Sembra una partita di calcio d’altri tempi con un pallone che schiacciato dal peso di uno di quegli energumeni assomiglia ad un dirigibile in miniatura. Sembra il regno incontrastato della violenza sulla pace, del muscolo sul cervello, dell’impulso sulla ragione, dell’artificio sulla Natura. Tutto questo sembra il rugby a una persona che lo vede per la prima volta, magari di sfuggita e in televisione. Non si capisce dunque cosa ci vadano a fare a vedere le partite ogni domenica, affrontando magari lunghe trasferte, gli appassionati di questo sport. In realtà quell’apparente disordine, quel caos, altro non è che ordine in divenire, ordine dinamico. Un’orchestra di corpi che gira sul terreno di gioco e si accorda allo spartito che il campo e l’avversario impongono. Spartito tra l’altro assolutamente elementare nei contenuti e per questo sublime nelle varie interpretazioni possibili. E’ questo il viaggio che intendiamo fare nei meandri di uno sport […] in cui anche se sei capitano di una squadra, se ti macchi di condotta antisportiva vieni fischiato dal tuo pubblico. (dal testo)
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