Nick: insize Oggetto: WU MING - MITICI Data: 4/3/2005 15.31.55 Visite: 91
I FASCISTI di Wu Ming 1 Io volevo dire questa cosa, no? Il problema non è tanto "il Fascismo": il problema sono *i fascisti*, proprio loro, le persone. I fasci era come se vivevano nella quinta dimensione di Tony Binarelli, adesso invece sono più vicini, apri il giornale e senti l'alitosi, accendi la tivù e ti chiedi quand'è che hai chiamato l'autospurgo l'ultima volta, ci sarà mica la fossa piena? Io, da piccolo, un fascista dal vivo, in carne e ossa, non so manco se l'ho visto. Mi hanno cresciuto nel disgusto per quelli là, mi facevano schifo di default. Senza esagerazioni, per carità, senza dirmi chissà che o chissà cosa: era l'atmosfera intorno. Per dire, non era come quel mio amico che c'ha due bimbe piccole e una delle due gli ha chiesto: "Papà, papà, cosa sono i fasisti?" - e lui, dolce dolce: "I fascisti sono bestie che vivono nelle fogne". Alta pedagogia, se posso esprimere un parere, ma in casa mia non c'era bisogno, famiglia di comunistacci, la domanda aveva già la risposta. Io stavo in un paesello di mille anime sì e no. Manco da un sacco di anni, vado solo a trovare i miei ma il paese non lo frequento. Però lì intorno, di recente, son successe cose strane. Nel comune limitrofo, ogni anno, ci stanno un po' di naziskànker e arnesi della X Mas che fanno una commemorazione dei loro caduti - che, se posso dire, potevano pure cadere da più in alto, ché se ne son fatta ancora poca, di bua. Ogni anno 'sta messa diventa una sfilata di schifosi col cotone nel pacco e le braghe attillate, verruchinate, che passano davanti al monumento ai partigiani e tirano uova, cacciano bestemmioni e fanno il ditaculo. Tutti gli anni grande scandalo, articoli sulla stampa locale, biasimo della autorità, ma nessuno fa un cazzo, nessuno che arrivi coi secchi di merda, nessun partigiano che decida di tirare le cuoia in gloria e appostarsi alla finestra col residuato bellico tenuto pronto dal '45. Niente. Pure al paesello mio, proprio lì, è successa una cosa strana, sarà un mese sì e no. Nel '44 un aviatorino di Salò, uno che era del paesello, decolla e lo tira giù la RAF, (no quella tedesca di Ulrike Meinhof: quella inglese, la roialeirfors). Lo abbattono nei pressi di Argenta, zona di paludi e bonifiche, però poi non lo trovano più, né lui né l'aereo. Mica sparisce così, un aereo, eppure sparisce così. Passano sessant'anni, e arrivano questi "appassionati di recuperi di velivoli militari", sì, esistono, c'era scritto così. Questi battono la campagna e non ti trovano l'aeroplano? Beh, succede che al paesello s'organizza in fretta e furia una grande messa, perché è ritornato 'sto figlio... del paesello, appunto, e fin qui normale, solo che poi a 'sta messa ti intervengono le autorità militari (ma il governo non era Badoglio, nel '44? Come c'entrano le autorità militari con coso, lì, l'aviatorino, decollato agli ordini di un governo-fantoccio messo su dagli alemanni?), e arrivano pure svariati arnesi di cui sopra, e non so se c'erano pure quelli col cotone nel pacco. Insomma, diventa una chiassata revanscista, nera nera, e il sindaco diessino dice: "Che mi frega a me? Io non ci vado", e qualcuno fa pure polemica, "l'insensibilità del Primo Cittadino...", "ha compiuto un gesto di parte...", "l'ha buttata in politica..." Ma che doveva fare, 'sto cristo? Andare, stare impettito in mezzo ai nazi, fare il saluto romano e alla fine mettersi pure una scopa in culo così ramazzava il sagrato? Io dico che ha fatto bene a non andare! Insomma, i fasci scorrazzano dove giravo io da piccolo che non ne vedevo manco uno. I fasci stavano sullo sfondo, tipo l'orizzonte, scoloravano nella distanza. Con tutta quell'atmosfera tra me e loro, più che neri rimanevano azzurrastri. La prima volta che ho visto i fasci da vicino li ho comunque visti da lontano, scusate. Dico i fasci fasci, mica i compagni di liceo che si davano arie da fascistelli così per fare. S'era nella primavera del '91 e una squadretta di costoro fa un mordi-e-fuggi nell'aula bianca di Lettere, al pianterreno di Zamboni 38, che è "autogestita dagli studenti", cioè dagli autonomi, che poi siam noialtri. In realtà è un luogo di cazzeggio, dentro non c'è niente. Entrano coi bastoni, lottano eroici contro nessuno, buttano un po' di niente a gambe all'aria e se ne ripartono, pregni di chissà che soddisfazione. Non ricordo di che sottospecie erano, Fare Fronte, Fronte della Gioventù, boh. Se la memoria non m'inganna, era tempo di elezioni universitarie. La lista di destra si chiamava "Sturm und Drang" (subito ribattezzata "Strunz und Sprang"), ma con questi non c'entrava, forse. Siccome qualcuno - chi?, boh - li ha visti che partivano da un bar di via Belle Arti - facciamo che si chiama "La Coccinella" - si decide d'andarli a pigliare mentre prendono il caffè, fargli sentire lo stalin tra labbro e tazzina. Il problema è che, al bar, i tipi erano in attesa, se ne escono da sotto un'impalcatura con caschi e spranghe. Noialtri ci si blocca un istante, ché non siamo attrezzatissimi. Non so perché ma rimaniamo fermi lì, a cinquanta metri. Sopra l'impalcatura c'è un manovale, che bello bello se ne scende e ci porta un manico di vanga. Noi si esulta, è chiaro. Grazie, prego, auguri, ci vediamo. Forti della solidarietà militante del popolo, torniamo in Zamboni per disselciarne un pezzetto, ma quando torniamo i fasci sono iti, c'è solo più qualche digossino e il bar è sguarnito. La vetrina si prende un par di sampietrini, così, tanto per metterci la firma. Il barista urla (giurin giuretta): - No, vi sbagliate, non sono di destra, io finanziavo Prima Linea! - Boh. Non sapendo che fare, decidiamo per un' assemblea, tipo i rivoluzionari ebrei in "Brian di Nazareth". Per il giorno dopo è annunciato un banchetto dei fasci a Giurisprudenza, non si sa se son gli stessi ma fa niente, "cinìs, giapunìs, ien tot prezìs". Di quell'assemblea ricordo solo una frase topica: - I fascisti non sono un problema politico, e non sono un problema militare: sono un problema politico E un problema militare! - Perle di saggezza. L'indomani s'esce dal 38 tutti bardati, i giornali han parlato del bordello di ieri e si vuol far bella figura. Passamontagna di lana (a fine maggio, roba da farci le esche da pesci), spranghe d'ogni natura e dimensione, qualcuno c'ha pure un estintore e un tizio, con 'na bomboletta e 'n'accendino, s'è fatto un lanciafiamme rozzimentale. Pure i più incazzosi lo guardano un po' così, come si guarda il matto che gli dài ragione a prescindere. Ci si muove verso Piazza Verdi, che è tipo l'Ok Corral. Di là dal cordone di polizia c'è Giurisprudenza. I fasci sono a duecento metri, li si vede a spizzocchi e bocconi. Dietro i caschi dei celerini solo due-tre braccia tese, qualche bastone (o sono manifesti arrotolati?), pare di vedere facce di merda coi Ray-ban ma forse è dissonanza cognitiva: da che mondo è mondo, i fasci hanno i Ray-ban, quindi li si vede. L'Armata Brancaleone ci fa una pippa. C'è un compagno che ne sa quanto gli altri ma ci tiene a spiegare la situazione, e chiaramente gesticola, solo che mentre gesticola c'ha la spranga in mano e prende in faccia un altro compagno, che poi lo devono accompagnare in aula bianca ché gli esce sangue dal naso. Riusciamo a farci del male pure senza fare un cazzo. Siamo lì fermi e c'è Luca, che non è ancora Wu Ming 3 ma più tardi lo diventa, alza un piede, lo indica e mi fa: - Io ho questi anfibi fatti dal laboratorio del Leoncavallo, e si sta staccando la suola. Che faccio se gli sbirri caricano e si stacca la suola, eh, che faccio? In quel momento gli sbirri decidono che caricano. Mentre ripieghiamo, la suola di Luca si stacca da davanti, come una bocca che s'apre per mordere il pavè. Luca cade mentre un celerino gli dice: "Pezzodimerdapezzodimerdapezzodimerda...", si protegge la testa e si prende un po' di randellate sulle mani, che poi le avrà gonfie fino a notte. Il bilancio dello scontro: due contusi. Uno sprangato per sbaglio da un compagno, l'altro fottuto dagli anfibi del Leo. Poi dice gli scazzi interni alla sinistra. Il giorno dopo su "L'Unità"-Bologna esce una foto di noi tutti bardati, pare il carnevale di Cento, facciam ridere i polli. La didascalia dice: "Autonomia schierata in via Zamboni". Capirai... Qualche mese dopo, una sera, qualcuno li ha beccati che attacchinavano, e stavolta le pacche le han prese, senza messinscene, una cosa tranquilla. Di che stavamo parlando? Ah, sì, che adesso i fasci sono più vicini, l'autospurgo, la fossa biologica etc. etc. Ecco, era per dire che i fasci non sono quei baluginii di Ray-ban e bracci tesi, non sono quelli che li insegui o t'inseguono e a volte ve le date o tirano fuori la lama ma è come se vivessero in un altro mondo, tipo gli alieni della stella Vega in "Atlas Ufo Robot". No, io non so come spiegarmi, ma è un po' che li sento davvero *troppo* vicini, e a pelle mi fanno uno schifo che non vi dico, e a mente ancora di più. Sarà 'sta cosa delle "foibe" che m'ha fatto girare le balle, saranno tutti 'sti incendi di centri sociali, sarà quel che sarà, ma qui c'è un tanfo... Ah, dimenticavo: coso, l'aviatorino, è stato tirato giù dagli inglesi nel '44. E allora perché, su un sitozzo fascista, degli "Amici della Folgore", figura tra le vittime del "Triangolo della morte", come se l'avessero ucciso per vendetta dei partigiani nel Dopoguerra? Avranno mica confuso la RAF di Winston Churchill con quella di Ulrike Meinhof? Boh. Comunque, è un bell'esempio del criterio usato per 'sti elenchi di "vittime", ed è ancora niente rispetto alle liste delle foibe, che poi ne parliamo un'altra volta.
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