la festa della donna è la festa dell'ipocrisia. O meglio, lo è nell'accezione odierna, che cancella il significato antico di una ricorrenza che ricorda il sacrificio di alcune operaie statunitensi in un'industria di fine '800. Oggi è un nuovo pretesto per dar sfogo a quel consumismo che impera nella nostra società, che lascia sempre meno spazio ai sentiementi e alla personalizzazione di questa festa che per molte donne festa non è.
Non lo è soprattutto fuori dall'Italia, dove ci sono Paesi in cui 65 milioni di bambine non possono andare a scuola, dove due milioni di bambine ogni anno subiscono mutilazioni dei genitali, dove mezzo milioni di donne ogni anno muoiono per ragioni legate alla gravidanza e al parto, poiché non adeguatamente assistite dal punto di vista sanitario. I dati sono angoscianti e la Festa della Donna fornisce l'occasione per renderli noti, ma è solo un pretesto per rinfrescare la memoria a chi si ricorda di questi autentici scempi solo una volta l'anno.
Ecco perché la Festa della Donna è un'ipocrisia, perché non fa altro che accentuare la differenza tra uomini e donne, ormai totalmente anacronistica all'alba del terzo millennio. Eppure questo è il risultato prodotto da una giornata in cui i maschi italiani spenderanno almeno 300 milioni di euro, con un 3% di incremento rispetto all'anno passato.
Auguri a tutti le donne, ma senza ipocrisia. Nella speranza che il mondo si ricordi di voi anche nei giorni, nei mesi, negli anni a venire.
(www.romagnaoggi.it) |