Nick: Franti Oggetto: Vanarasy Baby Data: 10/3/2005 0.22.34 Visite: 154
"Vedi mai una stella cadere E non ricordi cosa desiderare Non c'è niente dentro me qui a Varanasi Perchè dentro ci sei tu, la mia Varanasi Baby" Giocavamo sempre con delle spade di legno costruite da Mastro Alberto, il falegname anziano, pelato e goffo del mio paesello. Giocavamo io e Ugo. Nei nostri giochi con le spade di legno Ugo era Lancillotto e io Re Artù. Io adirato con lui, perchè m'aveva rubato Ginevra e lui che scappava e io lo rincorrevo, per ucciderlo, con la mia spada di legno. Nella corsa Ugo Lancillotto mi batteva per resistenza e scatto ed io rimanevo dietro e solo, col cuore in mano, una maglietta tutta gialla, con un bordino rosso di lato, sfiancato. Non potevo nulla contro Ugo Lancillotto e contro la sua corsa. Era invincibile. Così una volta mi gettai a terra, fingendomi morto. Ugo Lancillotto si fermò, e sembrava felice d’aver vinto, di essersi liberato del mio inseguimento. Ugo Lancillotto si avvicinò come chi guarda una bestia trafitta. Allora, vibrante per l’astuzia riuscita, mi alzai improvvisamente e colpii violentemente con la spada di legno lo stomaco di Ugo Lancillotto, che cadde a terra, senza fiato. Gli gridai di arrendersi. Avevo vinto. Non avrei voluto così. È solo che dovevo. Non dovevo che fare così, non potevo altro. Anche se poi lo guardavo cercando di non incrociare il suo sguardo e il suo volto. "Sai che io non penso più a nessuno Sai che io non voglio più nessuno Non ho niente dentro finchè dentro tu ci sei Anche se non ricordo più il sapore che hai Varanasi Baby" E. P., il mio ex compagno di scuola, alle elementari aveva deciso di uccidersi. Era oramai sposato da un anno e mezzo e separato da cinque mesi. Ventotto anni. Il mio ex compagno di scuola, alle elementari, aveva deciso di uccidersi. L’aveva fatto con una cintura, nel garage della sua palazzina. Quella cintura di cuoio aveva dovuto tenerla stretta in mano come un giocattolo. Qualcuno l'aveva pure preso in giro perchè incapace di mandare al diavolo una donna che ormai aveva un altro e perchè incapace di farsi pure una trombata. E. P. ci aveva pensato, in silenzio, andandosene. Mi sa che E.P. se ne era stato un pò lì, nell'atrio del garage della sua palazzina, perplesso e triste, a chiedersi perché, perché la vita era diventata quella cosa e s’era fatta un giorno pallido e brutale. Ho sempre avuto la sensazione che E.P. non avrebbe voluto così. Ma sapeva che doveva così. "Ora so che ogni uomo trova la sua dannazione Un rettile può cambiar pelle ma non cambia il cuore" Una volta, allo zoo di Roma, mi capitò di stare fermo davanti ad una gabbia con dietro un rinoceronte. Un rinoceronte che, secondo me, aveva vissuto una vita di merda. Si vedeva. Mi ritrovai a fissarlo, quel rinoceronte. Il rinoceronte era solo dietro le sbarre, senza una compagna e guardava con un occhio solo, l’altro era coperto da una specie di cicatrice. Io cercai di consolarlo o di calmarlo. Lo guardai e chiusi un occhio. Non dovevo farlo. Ma volevo farlo. "Ma soffri solo un pò per poi non soffrire più Non ho niente dentro, perchè dentro ci sei tu! La mia Varanasi Baby" |