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Nick: Peppos
Oggetto: La storia che si ripete, ma...
Data: 13/3/2005 14.26.44
Visite: 103

Quando la storia si ripete ma non finisce nello stesso modo

di Joaquin Oramas

Ci sono degli avvenimenti che si ripetono, non importa la distanza e il tempo trascorsi tra l’uno e l’altro. Così capita quando si paragona la recente farsa elettorale promossa dagli occupanti nordamericani e dai loro complici in Iraq e le elezioni svoltesi nel 1958 a Cuba, nelle quali il tiranno Batista tentò di dare continuità al suo regime di obbrobrio.

Quanti fatti si sono ripetuti!

A Washington il presidente Bush ripeteva che le elezioni in Iraq si sarebbero tenute a tutti i costi, per stabilire un governo "legale" nel paese occupato e accusava di terrorismo coloro che si opponevano a quella farsa. I ribelli insistevano nelle loro azioni di combattimento, che hanno già portato a più di 1.500 le perdite mortali nordamericane dall’inizio dell’aggressione all’Iraq.

Nella Cuba del ’58 (che coincidenza!) il tiranno Batista accusava i ribelli di terroristi e annunciava che comunque fosse si sarebbero svolte le elezioni. Le forze comandate da Fidel Castro denunciarono la manovra "elettorale" e annunciarono che sarebbero stati sanzionati i batistiani e coloro che si fossero prestati con le loro ambizioni alla buffonata pseudo-elettorale per dare vestigia di legalità ad un regime che aveva provocato migliaia di vittime.

In tutte le province, l’esercito ribelle e le milizie urbane intensificarono la loro offensiva. Alcune settimane dopo, la colonna numero Uno comandata da Fidel Castro discese dalla Sierra Maestra per occupare diverse città. Nel centro dell’Isola il Che si apprestava ad attaccare la città di Santa Clara e Camilo Cienfuegos cingeva d’assedio la caserma di Yaguajay.

In Iraq, 47 anni dopo, la resistenza attacca gli oleodotti, le sue milizie sparano contro i soldati yankees a Baghdad, Bassora ed in altre località del paese arabo.

Nell’Isola dei Caraibi, il regime fece pressione con i mezzi che aveva a disposizione sugli elettori, affinché si recassero alle urne il 3 novembre 1958. Si ricorse alle minacce agli impiegati pubblici per fasi sí che consegnassero le schede elettorali agli agenti della tirannia, che si sarebbero incaricati di "votare" al loro posto. Altri acquistavano le schede per fare la stessa operazione. Le caserme dell’esercito e le questure erano magazzini di falsi voti per riempire le urne.

A Baghdad, i traditori e gli stessi ufficiali nordamericani cambiavano le schede elettorali per cibo o dollari, sempre per utilizzare falsi voti.

Nel giorno delle votazioni, nonostante il tempo trascorso e la distanza, l’ambiente era simile in entrambi i paesi. Muraglie di mezzi corazzati e soldati armati fino ai denti circondanti i collegi elettorali che riuscivano ad aprire i battenti, con una partecipazione degli elettori sempre molto bassa.

Nei due paesi non esistevano garanzie per i cittadini né la stampa poteva informare direttamente sulle elezioni. Tutto si limitava alle dichiarazioni ufficiali.

Alla fine, c’è stata una differenza nella coincidenza dei fatti. Nell’Iraq gli occupanti hanno instaurato un governo fantoccio al quale nessuno crede. A Cuba il presunto presidente eletto, Andrés Rivero Agüero, fece le valigie e fuggì con Batista il 1º gennaio 1959. Pochi giorni dopo arrivò all’Avana la Colonna della Libertà guidata da Fidel.

In Iraq continuano a saltare in aria i veicoli tra le fila degli occupanti, condotti da patrioti suicidi. La resistenza attacca le caserme e le attrezzature petrolifere. Intanto nell’Isola dei Caraibi si svolge un’altra battaglia: quella delle idee e una giornata elettorale nella quale il popolo propone e sceglie i suoi governanti.


Voglio essere la minoranza
Non ho bisogno della vostra autorità
Abbasso la vecchia morale della maggioranza
Preferisco essere la minoranza
(Minority - Green Day)



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