Nick: elSoñador Oggetto: INTERVISTA A O. DILIBERTO Data: 18/3/2005 12.33.30 Visite: 50
DA IL CORRIERE DELLA SERA (16 MARZO 2005) IL PERSONAGGIO DILIBERTO, IL NEO ESTREMISTA: SONO GLI ALTRI CHE VANNO A DESTRA Il segretario dei "cossuttiani": Amendola il mio modello, non Berlinguer. La Cina? Resta comunista: alla Bucharin Aldo Cazzullo Prima erano in tanti non solo a chiedere il ritiro dall'Iraq, ma anche a dialogare con gli hezbollah, a esaltare il Vietnam, a difendere Castro. "Poi gli altri, uno a uno, se ne sono andati verso destra. L'ultimo è stato Bertinotti. Qui sono rimasto solo io, con Cossutta. Fermi". Immobili. "Io non sono mai stato un estremista. Negli Anni Settanta, quando era di moda Lotta continua, ero nella Fgci. Sono sempre stato un equilibrato di sinistra. Non a caso ho proposto a Fassino e a Bertinotti la Federazione della sinistra; mi hanno risposto di no, e ora gli indecisi, gli scontenti, gli spiriti liberi vedono in noi la loro casa. Da noi ci sono reduci del Pci ma anche del riformismo socialista, da Gaetano Arfè al braccio destro di De Martino Federico D'Ippolito. E poi azionisti come Tranfaglia, intellettuali irregolari come Vattimo. E aspettiamo Asor Rosa, con cui abbiamo un ottimo rapporto…." Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti italiani, giusromanista, cagliaritano, è il nuovo rovello di Prodi. "Sì, Romano mi ha chiesto di rinunciare alla mozione per il ritiro. Gli ho risposto che quando Bertinotti ha votato contro la Costituzione europea, cosa ben più grave, nessuno gli ha rotto le scatole. Perché oggi le rompono a me, solo perché ripropongo una soluzione, nessun soldato italiano in Iraq, condivisa due anni fa dall'intera sinistra?". Via anche i siriani dal Libano, però. "D'accordo; ma pure gli israeliani dal Golan e dalla Cisgiordania" Dicono di lei che sia amico dei terroristi hezbollah. "Terrorista è chi attacca i civili. Gli hezbollah hanno combattuto l'invasione israeliana del Libano. E lo dice il nipote di uno dei Giusti di Israele, mio zio Vittorio Tredici, che a Roma durante l'occupazione nazista nascose in casa due famiglie ebree. A Beirut ho incontrato il capo degli hezbollah, Nasrallah, non un fanatico, un politico; non a caso ha undici parlamentari. Ne ho discusso con Andreotti, e la pensiamo più o meno allo stesso modo. L'America li ha messi nella lista del terrore, non l'Europa". Appunto, l'America. Il filo rosso che tiene insieme la politica estera del Pdci. "Ma non è un'ossessione. Ci sono cose che gli americani ahimé fanno meglio di noi, come il cinema". I cubani invece? "Cuba dice una cosa semplice ma essenziale: si può fare. Si può affermare la propria indipendenza dagli Stati Uniti. Si può resistere alle mire imperialiste". Bertinotti ha criticato Castro. "Anch'io, per la violazione dei diritti umani e la pena di morte. Ma quando la pena di morte viene applicata nei paesi alleati dell'America, nessuno si scandalizza. Diliberto rivendica l'amicizia anche con i vietnamiti. "E con i cinesi. Quand'ero ministro della Giustizia avevo legato molto con il collega di Pechino. E ancora oggi quando arrivano delegazioni cinesi le incontro sempre". Al contrario di Bertinotti, il segretario del Pdci non considera la Cina perduta alla causa del comunismo: "La Cina di oggi, per stare ai classici, è tecnicamente buchariniana. Ricorda la Nep e Bucharin? Disse: arricchitevi. Ma ora non può durare molto". Non durò neppure in Urss; venne Stalin. "In Cina i lavoratori prima o poi reclameranno i loro diritti. E, a differenza di Gorbaciov, che è finito a far pubblicità alla pizza, il partito saprà gestire l'apertura con accortezza". Nel Pci il suo modello non era Berlinguer, vicino per ragioni di sardità - "ne ammiravo la sobrietà, la serietà, l'austerità" - bensì Amendola. "E sono rimasto amendoliano. Sono gli altri a essere cambiati. Badi che Amendola non era socialdemocratico, ma comunista. Non sarebbe vissuto tre minuti in Unione Sovietica, però si è sempre schierato con Mosca perché la considerava un contrappeso necessario a Washington. Ora si vede che aveva ragione". Il riferimento ideale però resta Togliatti. "Ho letto tutto di lui, come solo di Marx. I discorsi alla Costituente sono straordinari. I discorsi sulla politica delle alleanze rappresentano tuttora la mia bussola politica". Anche il Togliatti del 1947, quello dell'amnistia? "L'unica via di pacificazione". Anche il Togliatti del 1937, quello dell'eliminazione del vertice del partito polacco? Sse non ci fosse stato il Togliatti del '37 non ci sarebbe stata la svolta di Salerno. Cioè Togliatti non sarebbe sopravvissuto. Certo, la penserei diversamente se fossi un dirigente del partito polacco". Nel libro in cui racconta il passaggio in via Arenula, intitolato ovviamente La scrivania di Togliatti, Diliberto ha parole di comprensione per la svolta di Occhetto. "Dividersi era inevitabile. Come lo è stata la scissione del '98 tra Cossutta e Bertinotti. Io, da equilibrato, non farei mai cadere un governo di centrosinistra. Cossutta, da cui ho imparato tutto, neppure. Ma con Fausto il rapporto personale ha resistito". Per tre mesi non si sono salutati. Poi, dopo l'ennesima volta che si incrociavano facendo finta di nulla, Diliberto ha chiamato l'ex compagno, e si sono abbracciati. In comune hanno l'assidua frequentazione dei talk-show ("ma io non li guardo mai, in tv mi piace solo Minoli") e il ricco stipendio da parlamentare ("io per me tengo solo 5 milioni di vecchie lire, il resto va al partito"). A Bertinotti? ha telefonato l'ultima volta cinque giorni fa, "per fargli gli auguri per la rielezione e assicurargli che non c'è nessuna tresca con la sua opposizione interna; io non mi impiccio nei partiti altrui perché non voglio che nessuno si impicci nel mio". Un accordo con Rifondazione comunista sarebbe necessario; "è lui che non vuole. Si vede che preferisce crescere da solo. Peccato, perché la sinistra unita varrebbe il 15%". Così a sinistra resta solo Diliberto, "intransigente e unitario. Il vecchio Pci era nel contempo socialdemocratico, per la politica sociale, e comunista, perché non aveva rinunciato allo slancio idealista. Anch'io continuo a sognare una trasformazione globale. Anche se la vedranno altre generazioni".
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