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Nick: IrishKlan
Oggetto: CHE DOLORE!
Data: 18/3/2005 13.19.15
Visite: 52

Posso capire Veneziani...cosa terribile

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/03_Marzo/18/veneziani.shtml

(corriere della sera)


Marcello Veneziani su «Libero». Gli amici: la destra ama la cultura «La mia ex moglie mi distrugge i libri» L’intellettuale: una barbarie, volumi bruciati, strappati, venduti STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
ROMA - «I miei libri vengono bruciati, strappati, venduti, altri sono stati nascosti sotto il materasso o il divano per poi farli sparire». Altro che amarezza: è il diario della disperazione di un letterato, di un bibliofilo. Marcello Veneziani, intellettuale caro alla destra, scrittore, consigliere d’amministrazione (uscente) della Rai, ha scelto ieri su Libero una forma particolarissima, soprattuto inedita di outing : raccontare su un quotidiano («ai lettori che considero ormai la mia famiglia») la conseguenza più dura della sua «dolorosa storia di separazione» dalla moglie Elena. Ovvero il triste destino dei suoi 15 mila volumi raccolti negli anni.

Marcello Veneziani con l'ex moglie Elena (Imagoeconomica)
Così scrive Veneziani: «I libri escono di casa in gruppi di 40-50 per non far più ritorno, per non essere venduti». E così addio a Heidegger, ad Hanna Arendt, a Gentile e Soffici, a Borges e alle Enneadi di Plotino (strappate), alla biografia di Simone Weil e a «Così parlò Zarathustra» (entrambi bruciati, rimpiange Veneziani). Non si trattava di libri da arredamento, si strugge lo scrittore, ma di volumi «letti, chiosati da me, con annotazioni a margine, sottolineature, spesso introvabili». E della brutta fine riservata a quei tomi sarebbero testimoni diretti, assicura, i due figli rimasti in casa con la madre dopo la separazione.
Ancora Veneziani su Libero : «Non credo esista barbarie peggiore verso la cultura, la civiltà e verso uno scrittore. Sottrargli i libri e gli appunti è come togliergli l’ossigeno». Che Veneziani avesse deciso di imprimere, diciamo così, una radicale svolta alla sua vita privata era cosa nota a Roma. E certificata da varie foto che da un paio d’anni a questa parte lo hanno immortalato pieno di disinibito ardore verso una bella ragazza (bruna) palesemente diversa da sua moglie (bionda). Poi il privato (l’addio) è diventato, almeno per Veneziani, un fatto politico-culturale (il massacro della biblioteca).
Spiega a voce lo scrittore: «Qui non si tratta di una divergenza di idee, che può riguardare la sfera squisitamente personale. L’attacco a una raccolta di libri ha a che fare con la cultura, quindi con la vita pubblica». Assai arduo raccogliere l’opinione della controparte. Veneziani giura di ignorare anche il nuovo numero di telefono adottato dalla signora Elena dopo l’addio e di non conoscere il nome del suo nuovo legale. Silenzio pure a Libero dopo la pubblicazione dell’articolo di Veneziani. Ammette il direttore responsabile Alessandro Sallusti: «Siamo stupiti, per ora non abbiamo registrato reazioni». Lunghe ricerche tra amici e conoscenti ottengono risultati assai deludenti, per non dire nulli.
Nel frattempo molta destra si schiera con Veneziani. Dice Mario Landolfi, deputato An, commissario di Vigilanza sulla Rai: «Conoscendo Marcello, uomo di destra molto serio e raffinato intellettuale, se ha scelto una forma così estrema di protesta avrà avuto le sue buone ragioni. E’ una vicenda singolare. Ma chi ama i libri sa che per molti sono come i figli, il rapporto con la propria biblioteca è particolare». Angelo Mellone, giovane editorialista della nuova generazione de Il secolo , prima sorride poi diventa serissimo: «Capisco bene Veneziani. Mia moglie minaccia sempre, in caso di separazione, di distruggermi per rappresaglia tutti i libri. Noi che non siamo fallocratici ma librocratici sappiamo che dolore si può provare». Ed è forse qui la piega più pubblica e meno riservata di una storia altrimenti privatissima.
Cioè la frantumazione di un antico luogo comune caro a una certa sinistra: l’inimicizia tra la destra e l’oggetto libro, tra i post-fascisti e l’universo della cultura. Assicura Giano Accame, scrittore, saggista e storico, per anni ritenuto «scomodo» dal Msi e poi da An: «L’idea che la destra non ami i libri, addirittura non produca cultura, è un pregiudizio che risale al lungo sforzo compiuto da Gramsci e Togliatti di imitare Mussolini». In che senso? «Quando Mussolini lasciò il partito socialista nel 1914, lo scrive De Felice, scelse il partito della cultura: Marinetti e i futuristi, D’Annunzio, Papini e La Voce . I marxisti, per dottrina, consideravano la cultura una pura sovrastruttura. Gramsci e Togliatti, uno in prigione e l’altro a Mosca, capirono quanto il controllo sull’egemonia culturale fosse una pedina fondamentale per il controllo del potere». In quanto a Veneziani? «Una biblioteca è un forte elemento di stabilità personale, familiare, psicologica. Per dirla con una battuta, è più facile cambiare moglie che portarsi dietro una biblioteca».
Paolo Conti


c'è grossa crisi, grossa crisi



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