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La festa era rumorosa e allegra ma, come spesso mi capita di recente, non riuscivo a stare lì con loro. Assieme agli altri.
La mente era lontana, persa nella matassa di ricordi che inevitabilmente riaffiora quando esco dal solco della quotidianità.
L'odore speziato che da tutt'intorno contribuiva allo stordimento e all'ipertrofismo di certe vecchie sensazioni.
In mano avevo un gin lemon che magicamente si tramutava in un bellini. E la stanza intorno perdeva le mura e acquistava un paesaggio marino e l'aria che entrava dalla lunga finestra assumeva un evidente accento salmastro.
Il pavimento non era più formato da malferme mattonelle ma da levigata pietra di scoglio.
Ero dietro le mura di Dubrovnik nel mezzo di un'illusoria estate d'inizio millennio.
In quel viaggio non avevamo fatto altro che litigare perchè.... ancora non so perchè.
Girando di notte per la città vecchia avevamo trovato un varco che portava fuori le mura. Non ci parlavamo.
Dietro il varco, un sentiero delineato da candele portava a degli scogli piatti dove suonatori e danzatori si esibivano nella tradizione del loro paese. Trovammo un posto comodo e appartato per poter osservare e ci sedemmo.
La musica alta era un buon pretesto per non parlare. Ricordo che pensavo a come sarebbe stato più semplice rimanere a casa o organizzare con gli amici di sempre e rimandare i problemi.
Invece ero lì, con pochi soldi, con una donna che sapevo non sarebbe mai stata la mia donna e con la crescente convinzione che qualsiasi posto sarebbe stato meglio di quello.
A un certo punto lei si alzò e andò via senza dir nulla.
Non la seguii.
Rimasi a fissare l'ipotetico orizzonte che avevo davanti, a osservare le leggere increspature del mare sotto una luna giallognola. Toccai con mano il senso più profondo dell'infelicità.
Sbagliare è un conto ma fare sacrifici e sforzi per arrivare a sbagliare ne è un altro.
Gli artisti locali smisero di suonare e ballare e iniziò una specie di techno ipnotica.
Lei tornò stringendo due bellini nelle mani.
Bevemmo guardandoci lateralmente. Finchè non si mise a cavalcioni su di me.
Facemmo l'amore lì, senza parlarci e probabilmente senza esserci mai capiti.
Poi il bellini sparì, con il mare, gli scogli e tutto il resto.
Mi ritrovai a parlare stretto stretto con una bella ragazza nella festa rumorosa e fui contento che certi ricordi non avessero potere sul presente e, spero, non ne avessero sul futuro.
Aveva dei begli occhi e si toccava nervosamente i capelli quando le parlavo di cosa si può trovare quando si fa il vuoto dentro di sè.
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