Nick: ilBarone Oggetto: Corna in ufficio... Data: 13/4/2005 17.57.6 Visite: 77
Senza le corna in ufficio, che noia La Quinta colonna de il Foglio
Se spettegolare sulle corna dei colleghi diventa un reato, che ci andiamo in ufficio a fare? da il Foglio di martedì 12 aprile 2005
Scenario tipico: un vostro collega fa le corna alla moglie. Siccome le corna hanno uno scopo primario, che noi é certo quello di sollazzare i cornificatori né di umiliare i cornuti bensķ quello di dare argomenti di conversazione a tutti gli altri, voi di queste corna parlate in giro. Con varie persane, tra le quali accade ci sia anche la parte lesa altrimenti detta "moglie". Essa moglie non la prende benissimo, ma questo sarebbe un altro discorso. Il punto é: perché l'avete fatto? Per molte valide ragioni: la vita d'ufficio é noiosissima e il pettegolezzo é un diritto che dovrebbe essere garantito al lavoratore dalla Costituzione; mirate alla moglie e speravate che accecata dall'ira cedesse alle alIe vostre avances; il collega vi stava sulle palle e volevate fargli un dispetto; in condizioni di calma e serenitį, il collega é piś bravo di voi: la vostra unica chance di brillare era farlo distrarre dai suoi obiettivi professionali con una bella crisi coniugale.
Pare che la motivazione di Susan Sachs fosse quest'ultima: da capo dell'ufficio di Baghdad del New York Times avrebbe mandato alle mogli dei colleghi Dexter Filkins e John Burns (che con lei dividevano la sede) delle email raccontando in lungo e in largo come e quanto i mariti le cornificavano (abbondantemente, pare: guasti dell'abolizione del burqa, we presume). L'avrebbe fatto perché é una caratteriale, non va d'accordo con nessuno (dall'ufficio di Baghdad é stata trasferita un anno fa a Istanbul); l'avrebbe fatto, soprattutto, sperando che le mogli lese richiamassero in patria i mariti levandoglieli di torno. Il New York Times l'ha licenziata. Inevitabili gli strascichi giudiziari, con l'avvocato di Sachs che assicura la sua assistita non sia colpevole e abbia passato il test della macchina della veritį, il sindacalista di turno che parla di prove circostanziali. le solite fonti anonime (il New York Times ufficialmente non commenta) che dicono che in realtį c'é una prova elettronica 'Che fa seguito a una delle email inviate da Sachs" - ovvero, si suppone, la risposta di una delle mogli, roba che non si capisce cosa aspettino i tabloid a pubblicare dando a noi lettori un po' di soddisfazione. Sachs dice di sperare in un arbitrato che le ridia il lavora che ama, e altrimenti si andrį in tribunale. Quel che non dice, quel che -inspiegabilmente -- nessuno dice, é: ma che avrebbe fatto di male?
Un pericoloso precedente Rivelare alla moglie di un collega che ha le corna significa tradire la fiducia del collega? Centra l'etica professionale? Ma stiamo scherzando? Tralasciamo pure di sottolineare come, dal trasferimento di Sachs da Baghdad, sia passato un anno: il fatto che la storia sia esplosa ora fa pensare che ora le mogli lese abbiano chiesto ai mariti fedifraghi le adeguate buonuscite di un paese ove l'adulterio non é considerato un benefit compresa nel pacchetto matrimoniale. New York non sarį la California, col suo cinquanta per cento del patrimonio spettante sempre e comunque alla maglie da cui si divorzia, ma c'é da scommettere che, tradite da mariti che probabilmente passavano il tempo a lamentarsķ "sono tanto stressato, quella del corrispondente di guerra é una vitaccia", le signore non si accontenteranno degli spiccioli. Personali rancori di Filkins e Burns a parte, se il caso Sachs facesse giurisprudenza sarebbe una vera tragedia. Un mondo in cui spettegolare sui colleghi sia reato sarebbe un mondo piś brutto, piś cupo, con piś motivi per darsi malati. E si metta agli atti che lei dice di non aver scritto quelle email, l'accusa sostiene le abbia scritte, ma nessuno, proprio nessuno, ha il coraggio di sostenere che Filkins e Btxrns siano mariti fedeli. |