Nick: insize Oggetto: LA SFIDUCIA NELLE ISTITUZIONI Data: 16/4/2005 13.10.38 Visite: 44
PERQUISIZIONI E AVVISI POZZUOLI: PM, UN COMITATO AFFARISTICO. (ANSA) - NAPOLI, 15 APR - L'inchiesta della Dda di Napoli che ha coinvolto oggi diversi carabinieri è scaturita a margine di una indagine relativa alle estorsioni della camorra - in particolare il clan facente capo a Gennaro Longobardi - sul mercato ittico di Pozzuoli e alla gestione degli appalti pubblici. Da intercettazioni telefoniche sarebbero emersi assidui rapporti di frequentazione tra camorristi e appartenenti a forze di polizia. L'inchiesta si è concentrata intorno alla figura del camorrista Giuseppe Del Giudice il quale avrebbe addirittura chiesto e ottenuto trasferimenti di carabinieri «scomodi» e promozioni di militari amici, contraccambiando i favori anche con donne, televisori, cene, biglietti omaggio per traghetti, riparazioni di auto ed altri regali. I pm Antonio Ardituro, Raffaele Marino e Antonio D'Alessio, contestano in particolare alcuni episodi che denoterebbero i presunti rapporti collusivi. Tra questi l'intervento del capitano Francesco Sessa, della compagnia di Pozzuoli, il quale avrebbe inquinato le indagini evitando di verbalizzare le dichiarazioni di una collaboratrice di giustizia riguardanti Del Giudice. L'ufficiale, senza essere delegato dai magistrati, si sarebbe recato in ospedale dalla donna che aveva manifestato l'intenzione di collaborare. Altri reati ipotizzati riguardano i favori che sarebbero stato fatti a Angelo Schiano, un imprenditore locale, per evitare provvedimenti cautelari su un Centro commerciale e per prevenire guai giudiziari in relazione a un altro immobile abusivo. Un capitolo dell'indagine riguarda la rimozione da Pozzuoli di carabinieri che con la loro attività investigativa avrebbero dato fastidio ai clan locali. Tali circostanze fanno parlare gli inquirenti, a parte dei «rapporti esistenti tra faccendieri, ufficiali dell'arma e politici locali» (anch'essi oggetto dell' inchiesta), della esistenza a Pozzuoli di «un grumo di corruttele che ha formato un comitato politico-mafioso-affaristico che coinvolge ambienti politici e istituzionali, finalizzato alla salvaguardia di interessi illeciti e senz'altro contiguo se non interno alle associazioni camorristiche». Negli atti dell'inchiesta si fa riferimento inoltre al clima di intimidazione nei confronti dei carabinieri che hanno «osato» svolgere le indagini. Per le presunte minacce nei confronti di alcuni sottufficali - spiegano i pm - è in corso anche un altro procedimento nei confronti del maggiore Nicodemo Macrì, comandante del Rono dei carabinieri di Napoli. Nel capo di imputazione (riguardanti il generale Sabato Palazzo, il colonnello Michele Giordano, il capitano Rocco Italiano e il maresciallo Pasquale Esposito) si fa riferimento, nel dettaglio ai favori al boss Giuseppe Del Giudice, del clan Beneduce. Tra questi un encomio solenne conferito al tenente colonnello Giordano, il trasferimento da Pozzuoli di un tenente che aveva emesso un avviso orale nei confronti di Del Giudice, il trasferimento di un altro ufficiale chiesto dal capitano Italiano, e il superamento di un concorso di maresciallo da parte della figlia di Esposito. (ANSA).
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