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Nick: CieliNeri
Oggetto: Mia zia si chiamava Paola
Data: 17/4/2005 18.15.52
Visite: 143

Mia zia era una persona chiassosa.

Viveva in montagna, in una casa sperduta in mezzo al bosco, una strada sterrata che per percorrerla, dovevi davvero volerti dirigere verso quella casa, altrimenti era impossibile capitarci per caso.

Era chiassosa e libera come può esserlo solo una persona cresciuta in mezzo al nulla, senza le costrizioni tipiche della cosiddetta "civiltà", lei poteva correre (non c’erano macchine), poteva urlare (non c’erano vicini), poteva scatenare la fantasia per fare ogni cosa (non esisteva la televisione), poteva rotolarsi nel fango (non c’era asfalto), ciò che contava era che prima di entrare in casa, si ripulisse per bene le scarpe.

Le dicevo sempre, abbracciandola forte, che "sapeva di montagna", le riconoscevo nella pelle il profumo dell’aria pulita, della vita semplice, delle cose genuine.



Quando sono nata io, lei aveva solo 9 anni, sorella di mia madre che all’epoca ne aveva 18. Mia zia, in mezzo fra me e mia madre, è cresciuta come sorella di entrambe.

E’ stata la mia prima compagna di giochi, mi ha cresciuto fra risate, urla, canti, grida.

Quando io ero piccola, lei appena adolescente, mi ha insegnato a giocare con lei in quella casa di montagna in cui trascorrevo le mie gioiose estati e tutti i restanti weekend.



Di quel periodo ricordo con assoluta chiarezza interi pomeriggi d’estate sulla piccola altalena, con lei che mi spingeva in continuazione senza stancarsi mai.

Ricordo pomeriggi d’autunno, chiuse in casa a disegnare e inventare canzoncine solo nostre, canzoncine in codice che capivamo solo noi, note e parole che tagliavano fuori il resto del mondo per unire noi due sole, che ne conoscevamo il segreto.

Ricordo pomeriggi d’inverno, i campi innevati, un piccolo bob rosso con il quale trascorrevamo ore e ore a lanciarci giù per le discese e finire ricoperte dalla neve, per poi rientrare a casa solo verso sera, bagnate fradicie, a scaldarci attorno alla stufa.

Ricordo pomeriggi di primavera, sdraiate nel prato, a guardare le nuvole e decifrarne le forme, scoprire somiglianze, inventare favole nel cielo.

Ricordo nottate trascorse a ridere e farci il solletico, dormire proprio non se ne parlava, io esigevo che mi tenesse per mano per dormire, e se qualcuno dei miei cuginetti voleva dormire nel lettone con noi, doveva mettersi all’altro capo del letto, guai a separarci.

Ricordo le volte in cui, assieme alla mia nonna, ci mettevamo a cucinare e preparavamo minuscole pizzette, e minuscole tortine, che venivano poi cotte nel forno a legna assiema alla "roba dei grandi", e lo stupore nel vedere che le nostre piccole opere erano sempre le più buone.

Ricordo quando hanno costruito il bagno e la cucina (lussi inimmaginabili), mentre salivano i muri noi utilizzavamo quegli spazi per giocare alla famiglia.

Ricordo serate trascorse nella piccola cucina, a luce spenta, davanti alla stufa, con bastoncini lunghi di legno dei quali scaldavamo solo la punta per poi disegnare nell’aria figure di sola luce che dissolvevano immediatamente, per lasciare il posto ad altre.

Ricordo quando le hanno regalato la sua prima bicicletta, mi portava ovunque.

Ricordo la mia cresima, lei mi fece da madrina, settimane e settimane a ridere immaginando chissà quali catastrofi sarebbero accadute quel giorno, poi quel giorno arrivò e fu speciale, un momento solo per noi due.

Ricordo lunghissime passeggiate fra i monti, serate d’estate a guardare le stelle cadenti, mattinate in cui lei mi insegnava a fare i compiti, ogni minuto era speciale, non ci si annoiava davvero mai.



Crescendo, ha sempre trovato il modo per ritagliarmi spazio del suo tempo, spesso mi portava fuori con lei e il suo fidanzato, mi dedicava lunghe chiacchierate al telefono, si interessava dei miei primi amori.

Io al contrario, crescendo, sono diventata scostante, la difficilissima fase dell’adolescenza, l’essermi lasciata soggiogare dalla città, odiavo i weekend isolata lassù in montagna, odiavo le settimane estive costretta lassù, in città avevo le mie amicizie, le mie cotte, i miei interessi.

Ero una persona schiva e scostante e mia zia riusciva sempre ad infastidirmi, lei così chiassosa, che mi riempiva di domande per sapere cosa facevo, i miei interessi, io che la osservavo con un’aria di superiorità vedendo quanto fosse sgraziata nei modi, ed il suo brutto modo di vestire.

Lei mi ruotava intorno riservandomi le stesse attenzioni che mi aveva sempre riservato, ed io fuggivo richiudendomi nel mio mondo grigio degli anni dell’adolescenza.



Nel frattempo, era morta la mia nonna, ed in quella casa di montagna erano rimasti solamente mia zia e mio nonno. Lei ne soffriva immensamente, troppa solitudine tutta in una volta, mio nonno sempre fuori per lavoro, e lei sola. Dimagriva a vista d’occhio, accusava malesseri continui, la maggior parte dei quali di origine nervosa, l’ammalarsi per lei significava venire in città a vivere in casa nostra, per fare le analisi, per fare visite mediche, l’importante (ormai l’avevamo capito tutti) era che poteva trascorrere qualche giorno in compagnia.

Quanto mi disturbava averla per casa! Si intrometteva nelle mie telefonate, mi chiedeva di uscire assieme, cercava in tutti i modi di trascorrere il suo tempo con me, ma io non la volevo.

Come ho potuto essere così cieca?

Ma è facile adesso, guardando tutto da lontano.

Allora, ero solo una ragazzina viziata che cercava di uscire dal bozzolo per diventare donna, avevo mille pensieri per la testa, e lei riusciva solo ad infastidirmi, con la sua presenza per me troppo ingombrante.



L’ultima volta che si ammalò, nessuno la prese realmente sul serio, il dottore ripeteva che si trattava del solito malessere psicologico, qualche settimana in città l’avrebbe guarita.

Cercavamo di tirarla su di morale ricordandole che l’anno successivo si sarebbe sposata, sarebbe andata ad abitare nella grande casa che il suo fidanzato aveva costruito apposta per loro, giù in paese, finalmente in mezzo alla gente, non sarebbe più stata sola.

Invece, i chili diminuivano sempre più velocemente, e la diagnosi arrivò, forse troppo tardi: tumore ai polmoni.



Come poteva essersi ammalata, proprio lei, di tumore ai polmoni?

Conduceva una vita sana, naturale, e soprattutto, AVEVA SOLO 27 ANNI…



Era l’estate del mio esame di maturità, nessuno mi disse niente, per non "turbarmi", per non distrarmi dallo studio. Mi fecero credere che fosse il solito malessere psicologico, e io come tale lo trattai, ignorando mia zia, concentrandomi sullo studio.

Quell’estate feci un sogno strano.

Fu un sogno talmente strano che quel giorno stesso lo raccontai a mia madre, e nel pomeriggio sentii che lei a sua volta lo raccontava a mia zia.

Ero nella casa di montagna, e stava per arrivare una bruttissima tempesta. Mia nonna era lì, e mi disse "Chiama tutti, sta per arrivare un tornado, mettili al riparo". Io correvo per avvisare tutti quanti, ma non riuscivo a radunarli, e mentre il tornado stava arrivando, sempre più vicino, mi ritrovai davanti alla porta della casa, con a fianco mia zia. Mia nonna comparve nuovamente e mi disse "Mi dispiace, è troppo tardi ormai. Il mio dovere era quello di avvertirvi, ma è troppo tardi e nessuno può più farci niente, nemmeno io". Mia nonna dopo aver pronunciato queste parole scomparve, io mi girai e vidi il tornado sopra le nostre teste, guardai mia zia e mi svegliai.



Appena finito l’esame di maturità, mi riversarono addosso la notizia come una doccia gelata.



Riguardo quell’estate oggi e ancora non mi sembra vera, era tutto troppo strano, non mi è mai più capitata un’estate così intensa, così viva, in tutta la mia vita. Tutte le amiche che desideravo mi cercavano per stare con me, tutti i ragazzi che sognavo mi cercavano, l’esame ed il voto finale di maturità andarono ben oltre le mie aspettative, i miei genitori mi pagarono la prima vacanza da sola con le amiche.



Mia zia venne ricoverata in ospedale, le avevano scoperto il tumore solamente tre mesi prima, ed io ne ero venuta a conoscenza solo da qualche settimana. La ricoverarono, la andai a trovare, scherzai con lei, mi fece promettere che l’anno successivo, per il suo matrimonio, le avrei fatto io da testimone.

La trovai terribilmente pallida e magra, forse la vedevo davvero per la prima volta dopo tanti anni, avevo smesso di osservarla troppo tempo prima.

Il giorno successivo partivo per le mie tanto agognate vacanze, l’abbracciai forte, le promisi cartoline e un po’ di sabbia in un barattolo, e partii.



La telefonata arrivò dopo una settimana di vacanza: mia zia era morta.



Era il 4 Agosto del 1993, morì un mese prima di compiere i 28 anni.



E’ stata un’estate così strana ed unica, che non posso non credere che qualcuno, da lassù, volesse in un certo modo proteggermi riunendo attorno a me tutte le persone che desideravo avere vicine, riempiendo le mie giornate di emozioni continue, come a formare un paracolpi che mi aiutasse ad attutire il dolore.

Ancora oggi, mi piace pensare che sia stata la mia nonna, a cercare di proteggermi in quel modo.

Mi torna sempre in mente quel sogno, il tornado, mia nonna che veniva ad avvisarmi, ma troppo tardi.



Mia zia era una persona chiassosa: cos’altro posso dire per parlare di lei, di com’era?

Lei era così, infantile, giocosa, rumorosa, nei suoi pregi come nei suoi difetti. Era speciale come ogni persona sa essere, e mi amava dal profondo del cuore. E’ stata per me la sorella che non ho mai avuto, mi ha insegnato ad essere libera, a vivere con entusiasmo, a non preoccuparmi di quello che pensa la gente.



Ho iniziato a sentirne davvero la mancanza solo dopo qualche anno dalla sua morte.

Ho iniziato a sentirne la mancanza quando mi sono trovata da sola, ad avere bisogno di consigli, di appoggio, di aiuto per prendere decisioni importanti, o anche solo mentre cercavo una persona di cui potermi fidare, una persona a cui potermi affidare nei momenti difficili.



Mi manca, mi manca terribilmente, e più passano gli anni, più mi rendo conto di quanto sarebbe più gioiosa la mia vita, se lei fosse ancora qui.

Quando ho incontrato Paolo, ed ho capito che lui era "quello giusto", ho subito pensato che sicuramente, sarebbe piaciuto anche a lei, sarebbero andati d’accordo, si sarebbero trovati in sintonia.

Il giorno del mio 28 compleanno, è stato difficile rendermi conto che avevo raggiunto l’età che lei non avrebbe visto mai, l’anno successivo mi sarei sposata, esattamente come avrebbe dovuto fare lei.

Mi ha fatto male accettarlo.

Il giorno del mio matrimonio, nella chiesa in cui anche lei si sarebbe dovuta sposare, mio nonno in lacrime mi ha abbracciata dicendomi che per un attimo, guardandomi da dietro, aveva creduto di vedere sua figlia.

Mi chiese scusa, per questo, ma per quale motivo? C’è stato un attimo in cui l’ho sentita, chiaramente, era lì con me, in me, e partecipava alla mia gioia che era anche la sua.



Sette mesi fa, feci un sogno strano.

C’era una bambina, e quando le chiesi chi fosse, lei mi rispose "Sono tua figlia, e mi chiamo Anna Paola"

Non diedi granchè peso alla cosa, era stato un sogno abbastanza strano.

Mi tornò però alla mente poche settimane dopo, quando scoprii di essere incinta: quel sogno l’avevo fatto quando ero già in attesa, senza sapere ancora di esserlo.

Capii immediatamente che sarebbe stata una bambina, e che avrei dovuto chiamarla Anna Paola.

Come potrei chiamarla diversamente?

Spero che mia figlia nasca protetta da un angelo speciale, un angelo di nome Paola, che finì la sua vita troppo presto.

Spero che mia zia possa un poco rivivere attraverso mia figlia, e che le trasmetta tutta la voglia di vivere che aveva lei, la sua spontaneità, il suo essere chiassoso, semplice, sano.

Sono sicura che mia figlia sarà sempre protetta, e che la mano che la protegge è una mano forte d’amore.

Ti voglio bene, zia.

24 Novembre 2004

(tratto da www.bia1974.it)



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Mia zia si chiamava Paola   17/4/2005 18.15.52 (142 visite)   CieliNeri
   re:Mia zia si chiamava Paola   17/4/2005 19.28.55 (28 visite)   Ery
      re:Mia zia si chiamava Paola   17/4/2005 19.32.21 (29 visite)   CieliNeri
         re:Mia zia si chiamava Paola   17/4/2005 19.33.11 (26 visite)   Ery
            Ma allora non è tua zia..   18/4/2005 0.48.29 (10 visite)   Bukowski7 (ultimo)
   PS   17/4/2005 19.33.56 (20 visite)   Ery
   mmm...   18/4/2005 0.47.18 (9 visite)   Bukowski7

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