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Nick: sugArcuBe
Oggetto: intervista.al.sessuologo
Data: 25/4/2005 15.37.6
Visite: 74

Orgasmo oceanico. Istruzioni per l'uso.
Maurizio Bossi, sessuologo rivelazione di Cronache marziane, corregge i falsi miti sul sesso. «I tabù nascono dall'ignoranza. L'unica vera terapia è conoscersi»

Il grande pubblico lo conosce come il teorico dell'orgasmo oceanico, il paladino mediatico delle insicurezze sessuali degli italiani, soprattutto come uno dei rari, efficaci divulgatori di quella scienza tabù che è la sessuologia. Maurizio Bossi, età indefinibile (anche se gli anni sono 55) incastonata in una faccia da impunito, è andrologo e sessuologo da un quarto di secolo, già docente all'Università di Pavia e dell'Aquila. Lanciato come esperto-rivelazione nella trasmissione Cronache marziane, programma finto trash diventato vero culto, Bossi è, tanto per cominciare, un indagatore dell'incubo. Il solo, unico incubo del maschio di oggi. Non farcela lì, nel momento della verità.

Professore, è vero che a primavera rinasce la voglia? O è la solita balla?

Verissimo. Nessuna balla.

Sesso a primavera. Ma perché?

Perché a primavera c'è di nuovo la luce, elemento fondamentale nel sesso.

Più dell'ombelico scoperto?

Molto di più.

Non più dei décolleté però, che sbocciano come rose canine.

Molto più. Per un sessuologo l'approccio è neurobiologico. I fattori psicologici e culturali sono importanti, ma la rinascita erotica di primavera è associata ai neurotrasmettitori ormonali, ovvero ai tre agenti melatonina, serotonina e dopamina. Prima che animali culturali, infatti, uomini e donne sono macchine per trasferire geni, per danzare sul pentagramma della sensualità.

Bella frase. È sua?

No, del genetista Richard Dawkins. Nei mesi in cui le madri si alimentano meglio, in genere i più caldi, l'accoppiamento è favorito. È una questione di selezione naturale della specie. I miti di fertilità, di Cibele, del ciclo dei campi e di tutto ciò che forma il nostro inconscio collettivo, nascono qui. Da una visione biomolecolare che fa pressione sulla selezione antropologica.

In genere si pensa che ci si «liberi» al buio. Al massimo in penombra.

Tabù e inibizioni culturali a primavera restano. Ma è come se, a parità di freno inibitorio, la luce aumentasse la pressione. Con effetti straordinari. È l'aumento di dopamina, il neurotrasmettitore che cambia l'equilibrio naturale del nostro organismo.

Quindi il preside di Campobasso che ha vietato i pantaloni a vita bassa non ha risolto niente?

Mah! Per me l'ombelico scoperto è ok. Il punto è che, forse, non va bene ovunque.

Ma lei è favorevole all'educazione sessuale in classe?

Certo. Se in Italia il 30% di giovani di meno di 35 anni ha disturbi di eiaculazione precoce, il primo motivo è che sono piuttosto ignoranti in materia sessuale. A fare l'amore s'impara solo conoscendosi a fondo. Uomini e donne, ovviamente.

E lo dovrebbe insegnare la scuola?

Nella mia esperienza di sessuologo ho imparato che i tabù oggi non nascono dalla religione, come accadeva in passato, ma dalla famiglia. Soprattutto per gli uomini. Ci pensi: le figlie hanno un referente, la madre, con cui parlano anche di sesso. I figli invece di cosa parlano con il padre? O meglio, di cosa parlano i padri con i figli? Di sport, soldi, carriera, al massimo politica. Ma di certo non di sesso. Sono le istituzioni, dunque, che dovrebbero contribuire alla formazione degli individui: istituzioni come la scuola, la società, il sistema dei media, che invece si occupano poco e male di sessualità fornendo false mitologie e modelli irrealizzabili. I nuovi tabù nascono qui.

Qual è il tabù più temuto?

L'eiaculazione precoce.

Ma che vuol dire? Perché dopo le sette ore di Sting e il cavalierato spagnolo a Rocco Siffredi il buio è totale...

Nel passato l'eiaculazione precoce era considerata quella che avveniva prima di cinque spinte pelviche. Oggi se ne parla quando è inferiore al tempo di gratificazione della coppia.

Non è chiarissimo. Significa prima del raggiungimento dell'orgasmo femminile?

Il piacere femminile non è necessariamente legato all'orgasmo, come ben sanno le donne. E comunque anche qui è un problema di cultura. Prima della liberazione sessuale, l'uomo non ricercava il piacere della donna e la donna non sapeva che poteva e doveva ricercarlo. Mussolini era un noto eiaculatore precoce, senza complessi però.

Gli altri tabù degli italiani?

Dimensionale, prestazionale, ginnico. Anche per le donne. E per entrambi sempre per mancanza di cultura.

Tabù dimensionale?

Nell'ultimo secolo la pubblicità di mutande ha scatenato un'epidemia di peni piccoli. Una vera débâcle.

Qual è la linea del Piave?

Sei centimetri, non in fragilità.

Apperò. E quella di vittoria?

Undici centimetri in erezione è ottimo. Il problema è saperlo usare bene.

Ancora vaghezza. Che significa «usarlo bene»? Scusi, sa...

Significa uscire dai miti prestazionali assurdi, come appunto le sette ore di Sting o le eccezionali misure di Siffredi, perché la sensibilità della donna è più «vicina» di quanto si pensi. Significa rendersi conto che con la «posizione del missionario» il coito oceanico non si raggiungerà mai, perché non si stimolano i punti di massima sensibilità.

Coito oceanico? Ma ci crede?

Certo, perché esiste. Si raggiunge però solo partendo da una cultura sessuale antitetica alla posizione del missionario. Il gioco è riuscire a stare fermi, usando il bacino e mettendo in moto meccanismi che allungando i tempi coitali fanno raggiungere piaceri cosmici. Letteralmente.

Sembra roba da film a luci rosse.

Non lo è. E comunque il cinema per adulti, sganciato dai miti dimensionali e prestazionali, può essere istruttivo.

Un altro suggerimento didattico?

No. Ma in sessuologia il porno è accettato se integrativo del rapporto di coppia, se usufruito in due. Altrimenti è sintomo di disagio.

Quel cinema però propone donne irreali. E una sessualità maschile all'insegna della mortificazione femminile. Ci sono fior di studi allarmanti...

L'uomo sottomesso alla donna reale si riscatta con la donna di celluloide. Un'altra bella frase, anche questa non mia ma di Willy Pasini. Significa che nei fatti il maschilismo è più dichiarato che reale, basato sull'ansia con cui il maschio si accosta all'atto.

Anche gli italiani sono maschilisti immaginari? Sempre mammoni però?

Più che altro mammisti. Anche se la mamma gli ha parlato poco di sesso.

Ma non crede che questo parlare troppo di sesso mascheri il fatto che se ne fa troppo poco?

Poco e male. Secondo gli ultimi studi, solo 83 volte all'anno, con differenze notevoli per area geografica: nel Nordest più che nel Nordovest, al Sud più che al Nord.

Stereotipi, no? Ma i problemi veri?

Direi di cinque tipi. Deficit di mantenimento...

Il famigerato mal della lumaca?

Esatto. Poi anorgasmia femminile, mts (malattie trasmettibili sessualmente, ndr), omosessualità.

Quali sono i rimedi della scienza?

La medicina non si è occupata molto del sesso, se non per motivi ricreativi. Ma è ancora un fatto di cultura: per esempio oggi esistono farmaci per prolungare l'erezione e rimandare l'eiaculazione. Ma la cosa più importante è quella che non c'è, una cultura del comportamento. Occorre conoscersi.

E per l'anorgasmia femminile?

Nel IV secolo avanti Cristo, Demostene divideva le donne in quattro categorie: concubine, schiave, etere e mogli. Il Novecento le ha ridotte a due, mogli e prostitute. È l'evidenza di una perdita che prima di tutto è di conoscenza: la donna non doveva essere educata al piacere, perché si credeva che se lo avesse conosciuto non sarebbe stata più monogama...

...e come crede che sia finita?

Che si è ripresa quello che è suo. Comunque, il punto sulla mancanza dell'orgasmo femminile è che al piacere ci si educa, che l'uomo deve imparare a conoscere meglio come funziona la donna e la donna a conoscersi. Partendo dal fatto che a 13 anni è già matura biologicamente, per concepire, ma solo dopo i 30 raggiunge la maturazione sessuale.

Oggi però sono le donne a mettere in crisi gli uomini.

Perché hanno più tempo per conoscersi e conoscere. E più cultura.

Ma la scienza offre o no soluzioni ai problemi degli italiani?

La scienza offre risposte farmacologiche a disagi che nella maggior parte sono di natura psicologica. Un po' come i sessuologi, che spesso non danno consigli tecnici ma di semplice buon senso. Il punto resta sempre quello della consapevolezza: sa quanti impotenti risultano oggi in Italia?

Mi prende impreparato.

Tre milioni. Ma solo 500mila acquistano farmaci, perché hanno un'idea di sessualità e vogliono realizzarla. Gli altri non ci pensano.

Conclusioni? Bilanci?

La scienza permette di rispondere ai problemi sessuali senza il ricorso a specialisti ma con farmaci efficaci. Il rischio è che così passino modelli prestazionali irreali. Un bilancio sulla sessualità è quindi, purtroppo, molto negativo. Le cose vanno molto male, perché è come se si fosse passati da una nevrosi religiosa («non fare questo, non devi fare così») a una nevrosi prestazionale («devi fare questo e questo, devi farlo per questo tempo e in questo modo, con queste condizioni»).

Ci salveremo?

Solo educandoci al sesso, come avviene per il bene, il bello, il giusto e l'infinito. (Di Walter Mariotti)



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