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Oggetto: DA LEGGERE CON PASSIONE
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http://www.eccidi1943-44.toscana.it/stampa/espresso_011109/armadio_della_vergogna.htm

L'ARMADIO DELLA VERGOGNA.

Altro che la bolla di sapone sulle foibe.

STRAGI NAZI FASCISTE / PER LA PRIMA VOLTA LA VERITA' SU COLPEVOLI E INSABBIAMENTI
S. Anna di STAZZEMA. Fossoli. Cefalonia. Spunta il registro degli orrori. Con i nomi degli assassini celati per 50 anni. In nome della ragion di Stato
di Franco Giustolisi
Sono pagine che documentano il capitolo più vergognoso dell'Italia postfascista. E insieme il più ignorato. Fanno parte del registro degli orrori di cui "L'Espresso" ha ottenuto, eccezionalmente, copia. Vi sono inventariati i tantissimi crimini, mai perseguiti, commessi dai nazifascisti a danno dei cittadini italiani. Migliaia di morti: bambini (118 solo a S. Anna di Stazzema), vecchi, donne, uomini. Da una parte gli inermi, gli innocenti. Dall'altra i mitra dei tedeschi e dei legionari di Salò. Gli assassini: se ne conoscevano i nomi, in moltissimi casi, e negli altri, a ridosso degli eventi, non sarebbe stato difficile accertarne l'identità. Le vittime: non hanno avuto ancora giustizia perché ciò non conveniva politicamente. Non era opportuno riaprire le ferite con la Germania dì Konrad Adenauer che, risorta dalle rovine della guerra, era un baluardo antisovietico a fianco della Nato. E si è preferito insabbiare. Anzi: sotterrare denunce, inchieste, esposti. Finivano dentro l'armadio della vergogna custodito nella sede della Procura generale militare, a Roma, protetto da un cancello di ferro. Quando fu scoperto dal magistrato Antonino Intelisano, si accertò la volontà sepolcrale di alcuni personaggi politici, accontentati dalle Loro Eccellenze, i signori procuratori generali militari, perlomeno sino al 1974. Si constatò che in quell'armadio erano stati occultati 695 fascicoli: 280 furono rubricati a carico di ignoti nazisti e fascisti. Gli il altri 415, invece, a carico di militari tedeschi e italiani identificati. Erano accusati di violenze, omicidi, eccidi, a danno di persone estranee ai combattimenti. Nel registro, custodito nell'armadio e continuamente aggiornato, sono state burocraticamente elencate tutte le omissioni di coloro che avevano il dovere di rendere giustizia. È formato da grandi fogli, sono 231, lunghi 42 centimetri e larghi 30. Soltanto la prima pagina riporta 456 morti. Al numero uno è scritto con bella grafia, in corsivo, l'"eccidio delle Fosse Ardeatine ed altre località vicine"". là uno dei rarissimi casi in cui la giustizia ha fatto il suo corso, come per l'eccidio di Marzabotto, segnato al numero 1937 del registro nero.
In quel registro sono anche annotate le stragi commesse dopo l'8 settembre a danno dei militari italiani che, per quanto traditi dal re e da Badoglio in fuga, non si arresero. Da quella di Korica, nel Kosovo, a Lero, Scarpanto... Al numero 1167 è registrato l'eccidio di Spalato; come colpevoli sono indicati "generale vonRitter e Schothuber August, com.te delle SS"; le vittime: "Cigala Fulgosi Alfonso [generale di divisione, medaglia d'oro alla memoria, ndr], e altri 48 ufficiali e 700 militari ignoti". Ma, colpo di scena, sul registro è annotato che il fascicolo fu trasmesso alla Procura di Padova il 16 luglio 1947. Com'è possibile? Tutto fu sepolto, ma questa strage no? Niente paura: da nostre ricerche risulta che il 22 dicembre 1951 il fascicolo fu "archiviato provvisoriamente", come verrà fatto anni dopo per tutte le inchieste, e poi definitivamente. Al numero 1188, Cefalonia. Sono indicati i nomi dei responsabili di quell'eccidio: "Ten. col. Barge, comandante del 999. fanteria di fortezza, magg. Hirschfeld, comandante di brigata della la divisione tedesca alpina" e altri. Le vittime: "Militari italiani fatti prigionieri nell'isola di Cefalonia".
I ministri che sotterrarono i fascicoli
ERANO I SOLDATI DELLA DIVISIONE ACQUI, RESISTETTERO Al TEDESCHI Quando si dovettero arrendere, furono massacrati. Ben 6.500. I corpi bruciati o gettati in mare con zavorre di pietre o infoibati nelle caratteristiche grotte dell'isola, dopo essere stati depredati di tutto. " È stata una delle azioni più arbitrarie e disonorevoli nella lunga storia del combattimento armato", disse il generale Telford Taylor, capo dell'accusa, al processo di Norimberga. In Italia glissarono. Quando parenti delle vittime sollecitarono inchieste e processi, due ministri del primo governo Segni si scrissero, alla fine del 1956, per convenire che non era il caso di compromettere la rinascita della Wehrmacht riportando a galla episodi deplorevoli, certamente, ma che ormai appartenevano al passato. Mentre il futuro era la Nato. I ministri, le cui lettere sono state pubblicate sul numero 1 di "Micromega" di quest'anno, erano Gaetano Martino, liberale, titola-re degli Esteri, e Paolo Emilio Taviani, democristiano, titolare della Difesa, poi senatore a vita. Ma non furono loro, per lo meno sembra, a creare i presupposti dell'armadio della ver-gogna. Chi, allora? Per ora non c'è risposta, come non è stata data risposta alle richieste di danni morali e materiali presen-tate alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, da-to il silenzio delle autorità italiane, da parte dei parenti delle vittime. A chi, dunque, va la tremenda responsabilità dell'affossamento della giustizia? Nomi non ne sono ancora usciti
fuori, tranne quelli dei tre procuratori generali che si sono sus-seguiti nel tempo: Umberto Borsari, Arrigo Mirabella ed En-rico Santacroce. Ma loro erano solo esecutori. Chi dette l'ordine? Non il governo Parri, il secondo di liberazione naziona-le, che creò gli strumenti per perseguire i crimini di guerra, co-me attestano verbali dell'epoca ritrovati dal Cmm. Anche i tre governi successivi, guidati da Alcide De Gasperi, erano espres-sione dei partiti del Cln, gli stessi che avevano condotto la guer-ra di liberazione e, di conseguenza, alieni da tentazioni al com-promesso verso i responsabili di tante stragi. Ma nel maggio del 1947 socialisti e comu-nisti escono dalla maggioranza, la guerra fredda incalza. Nasce la lunga serie dei governi centristi, sempre a guida dega-speriana, con un uomo nuovo come sot-tosegretario alla presidenza del Consi-glio: Giulio Andreotti. Qualcuno dei su-perstiti di quelle esperienze deve sa-pere, può dare un nome ai responsa-bili politici di quella giustizia negata. La commissione d'indagine che sarà presto al lavoro lo accerterà.

www.eccidi1943-44.toscana.it/stampa/espresso_011109/armadio_della_vergogna.htm





CI CHIAMAVANO BANDITI CI CHIAMANO TEPPISTI
SIAMO PARTIGIANI SIAMO ANTIFASCISTI

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