Nick: DOCTOR666 Oggetto: UNPO'DEMUSIC Data: 4/3/2003 18.58.26 Visite: 21
UN PO’ DI MUSICA Ho ahimè acquistato il primo CD della collana “Ambient”, con una monografia di un compositore a me finora ignoto, Erik Satie; il dispiacere è dovuto non all’esborso pecuniario, ma alla prima riflessione che mi è sopravvenuta durante l’ascolto della prima composizione, ovvero che è un delitto nei confronti dell’umanità che musica sì bella ed evocativa sia mercificata e privatizzata. Un vero peccato, perché quesa musica – non me ne voglia la buonanima del compositore se uso questo termine per definirla- mi immagino di ascoltarla sottodiffusa nelle strade, di mattina nelle metropolitane che vanno al lavoro nel mondo, nelle stanze ovali piene di bottoni colorati, o passeggiando fra i giardini pensili lì fra i due rivoli. A me, che sbavo ancora per l’analogico, mi capita di ascoltarla con un dispositovo digitale e non ci faccio caso. L’autore, che non conoscevo finora, era da vivo un bretone fra i parigini, amico di Picasso, Braque, Man Ray, Apollinaire, Cocteau, insomma erano l’avanguardia europea di inizio secolo. E mi accorgo che alcune suoi composizioni si scompongono come le opere di Braque, in lui il tempo separa le note, in Braque invece è la terza dimensione, e quindi anche Einstein era un’avanguardista? Ho sempre amato le composizioni un po’ folli di Stravinskji, che guardano all’America e alla civiltà delle macchine (Boccioni), così come la dolcezza maestosa di Debussy, un po’ meno Ravel, però scopro che la loro musica fu influenzata dall’opera di Satie. Ma anche successivamente fu un icona per autori come Brian Eno (che ha cercato di definire l’ambient, dandogli un significato diverso da quello che intendeva Satie) e John Cage. In effetti Satie spiegava la sua opera come qualcosa di innovativo ed universale, lui coniò il termine Ambient, per definire una musica da ascoltare ovunque e in tutti i momenti, al tempo stesso era una musica scomposta dal fonometrologo in tante parti che potevano essere accostate a piacere. Certo è che ascoltando il primo brano del CD un senso di pace – mò ce vo – mi sale fino alla cima dei capelli, è poesia, cioè immaginazione pura. Non è facile arrivare alla fine del CD, perché le successive composizioni si fanno sempre più cerebrali. Ad ogni modo chiunque ami un genere non solo contemporaneo, ma anche di quelli moderni, ne troverà qui le tracce, perfino il Lounge e la Chill out. Ultima cosa a rendermi simpatica la persona è il fatto che fosse un esoterico, un ricercatore, un ebreo errante, ma è un altro discorso. A noi interessa la musica. ACCATTATAVILL!!!!
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