Chi sconfisse Hitler?
di Alexander Cockburn
Ogni 9 maggio bisogna ricordare agli americani chi intraprese la maggior parte delle battaglie e chi sopportò la maggioranza delle vittime.
Lunedì 9 maggio ci conduce nel sessantesimo anniversario della sconfitta del nazi-fascicmo in Europa. Ricordo il primo giorno del VE (della vittoria in Europa) nel 1945, seduto sulle spalle di mio padre, sul bordo di una qualsiasi strada londinese, a osservare come passavano i carriarmati ruggenti e un soldato con cappello di latta che saltava nel boccaporto.
Ogni volta che viene il 9 maggio bisogna ricordare agli americani chi fu colui che intraprese la maggior parte delle battaglie e chi sopportò la maggioranza delle vittime. Nel 1944, le forze alleate comandate da Eisenhower affrontavano 53 divisioni tedesche nell’Europa occidentale. L'Armata Rossa dovette affrontare 180 divisioni tedesche ad est. Gli Stati Uniti persero circa 400.00 militari, la Gran Bretagna 260.000. Gli storici hanno riesaminato il numero delle morti militari sovietiche, a un livello che arriva a 14 milioni e oltre, facendo anche una stima del numero della vittime civili che si colloca tra 7 e 20 milioni.
Si potrebbe dire – e molti lo fanno – che molti di questi milioni morirono perché i generali di Stalin furono disposti a sacrificare una divisione dietro l’altra al fine di obbedire agli ordini di un tiranno psicotico. Senza dubbio è vero. Ma questo non cambia il sacrificio o la grandezza dei numeri delle vite perse nel fronte orientale durante la disfatta del fascismo, o il fatto che fu l’Unione Sovietica a giocare un ruolo determinate nella sconfitta di Hitler.
Non è la prima volta che il contributo della Casa Bianca a queste commemorazioni della vittoria su Hitler hanno assecondato squallide buffonerie politiche.
Nel 1988, mentre nel D-Day camminava verso un monumento alla memoria, Reagan si fermò per andò a rendere omaggio ai caduti di Bitburg, che includono membri della SS di Hitler. Bush figlio sta recitando la stessa parte nei portici baltici e georgiani.
Roberta Manning, professore di storia al Boston College, ha fatto un eccellente commento riguardo a queste buffonate:
“Per i russi, bielorussi, ucraini e numerosi caucasici e centroasiatici, così come per gli ebrei, la Seconda Guerra Mondiale fu un Olocausto, per la grandezza stessa del sacrificio umano, stimato ora nell’ex URSS in qualcosa come 28-35 milioni di morti nella guerra. Se Israele potesse piangere la perdita di sei milioni di persone senza che nessuno sbatta loro in faccia le continue sofferenze dei palestinesi, sicuramente la Russia e gli stati successori della URSS avrebbero diritto di fare lo stesso.
Non esiste un problema Putin. Il problema è Bush, i cui consulenti alla fine hanno capito che è più facile dividere l’Unione Europea riguardo il sentimento anti-russo piuttosto che riguardo all’Iraq.
Dividere l’Unione Europa dalla Russia è essenziale per la strategia globale degli ideologi neoconservatori del Partito Repubblicano, sempre più potenti e sempre più totalitari, che sposano apertamente la teroia di una dominazione americano-evangelica del mondo e delle sue risorse nel XXI secolo. Un'Europa unita che sviluppa legami stretti con una Russia democratica potrebbe costituire un ostacolo poderoso per questi piani. Il vero problema del mondo di oggi è come affrontare il declino degli Stati Uniti mentre si confrontano con una leadership americana iguidata ideologicamente che vive in un mondo di fantasia e che è incapace di acettare la crescita di Cina e India, e ancor meno la crescita di un' Unione Europea reale che non è già più sotto il suo controllo politico. Dobbiamo ricordare che gli Stati Uniti non hanno mai criticato la dittatura di Yeltsin".
Estratto da http://www.counterpunch.org/cockburn05072005.html
SE LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI E LA MATEMATICA NON E' UN'OPINIONE...
...LOTITO IN GALERA E LA LAZIO A FROSINONE!
se no