Nick: N|N Oggetto: articolo Data: 11/3/2003 12.24.33 Visite: 77
La triste fine di zebre e cammelli nel Jurassic Park dell'Aspromonte di ANTONELLO CAPORALE Non si sa se sia tutta farina del suo sacco. Ma l'idea così sorprendente, fuori dal comune davvero, lo coinvolse al punto da imporgli ritmi di lavoro massacranti pur di vederla realizzata in una manciata di settimane. Il geometra Silvio Galia, direttore dell'azienda regionale dei forestali - sezione di Reggio Calabria - pensò che sarebbe stato bellissimo far guardare alle zebre le curve maestose dell'Aspromonte. E fascinoso, veramente spettacolare, ammirare i cammelli sul pianoro di Basilicò, a 1300 metri d'altezza. Cammelli e zebre, ma anche tucani e cicogne, struzzi e cani di Terranova, lama e serpenti boa. Tutti in Calabria, tutti sui monti di Reggio, di fronte allo Stretto e all'Etna a visitare "Jurassic Park". "E' la Calabria del fare, esempio della Calabria che funziona e si riscatta" esultò, inaugurando il centro faunistico di Gambarie, il presidente del consiglio regionale Luigi Fedele. Era agosto, il 12 di agosto quando si tagliò il nastro del minizoo esotico d'Aspromonte. Solo a marzo, e questo tutto per merito del geometra Galia, erano iniziati i lavori di preparazione per l'ospitalità alle bestie illustri dell'Africa e dell'Australia, alle specie animali equatoriali più amate e viste in tv. In soli cinque mesi, spendendo anche pochi soldi pubblici, non moltissimi miliardi, la cifra esatta non è dato conoscerla perché la Regione non la fornisce, 39 casette-albergo in legno, poggiate su solide piattaforme di cemento armato, furono costruite. In cinque mesi, solo cinque, i bimbi di Reggio ebbero assicurata una gita domenicale d'altri tempi, animali d'altri luoghi e nessuno di essi (tranne il serpente) cattivo. Le bellissime cicogne, la specie rara dei pappagalli ara, gli struzzi. - Pubblicità - La Regione, orgogliosa, aveva posto la prima pietra per l'avvio di un circuito turistico che avrebbe ridato fiato alla sfibrata economia locale. La "Calabria del fare" s'era finalmente rimboccate le maniche e l'azienda dei forestali aveva immaginato il meglio per stupire i lupi locali, le volpi, i cinghiali, gli scoiattoli e i ghiri che abitualmente frequentano le fiumare e i picchi del dorso montuoso, della maestosa catena chiamata Aspromonte. Pur di fare in fretta e tenere stretti i cordoni della borsa, fu richiesto agli operai - abituati a pulire il bosco, tagliare rami e preparare aiuole - di accudire quadrupedi e uccelli. Dar da mangiare, pulire, accogliere. Pur di fare in fretta e non rubare troppo terreno al Parco dell'Aspromonte, che impone rigidissimi vincoli urbanistici, le casette furono erette l'una a fianco dell'altra: occuparono veramente poco spazio, poche centinaia di metri quadrati. Tutte molto raccolte, tutte molto piccole, anche se accoglienti nel loro legno di pino. Le famiglie festose sono salite a Basilicò di Gambarie da ferragosto a metà settembre. Poi, inopinatamente, è iniziato a piovere e a far freddo. Alcuni ospiti, come i cani di Terranova, notoriamente claustrofobici, hanno iniziato a dar di matto. Avanti e indietro nelle carine casette di legno. I labrador si sono avviati a una morte volontaria per primi. Scortesi anche i tucani che sono volati via per raggiungere i pappagalli australiani sulle coste tirreniche. Nessuno aveva poi detto a cammelli e zebre che verso novembre lassù inizia a nevicare. Il geometra Galia e tutti i dirigenti regionali - forse anche l'assessore all'Ambiente - avevano tralasciato, nell'ipotesi progettuale, di prendere in considerazioni troppo avverse condizioni meteorologiche, incompatibili con i luoghi d'origine degli ospiti. Invece, quando tutto rema contro, anche la neve non ha dato pace. I lupi, come sempre, se la sono cavata. Anche le volpi, che dominano da anni quei boschi, non hanno avuto problemi. I cammelli no, i pappagalli neppure. Tutte le cicogne sono stramazzate al suolo. E persino la pulizia e l'ospitalità dei primi giorni si è andata affievolendo. Ai serpenti boa, che si cibano di docili e piccoli topolini, gli operai legnaioli hanno servito, in casi d'emergenza, bellissimi fagiani d'allevamento. Sfortunatamente uno dei rettili, il più vorace secondo le cronache, ha mangiato tanta carne da rimanerne stecchito. Al geometra Galia sono cadute le braccia: prima i cani claustrofobici, poi il freddo, infine le pietanze hanno quasi sterminato la colonia esotica in terra calabrese. Dei cinquanta arrivi, pagati anche bene, una ventina, forse ventiquattro, hanno prematuramente e definitivamente salutato gli abitanti dello Stretto. Al bellissimo "Jurassic Park", l'opera sulla quale si stava finalmente misurando "la Calabria del fare", il Corpo forestale dello Stato ha appena messo i sigilli. Sigilli che l'Assessore Basile, ieri impegnatissimo in prolungate riunioni del consiglio regionale, nemmeno ha tempo di giudicare. I forestali hanno portato sulla montagna delle stufe per riscaldare - al chiuso e al buio - i sopravvissuti e fare in modo che possano resistere e finalmente conoscere la mite primavera calabrese, gli odori e i colori dei monti che guardano il mare della Sicilia. E' intervenuto l'ufficio del veterinario provinciale, i funzionari dell'Asl reggina, i vigili urbani: tutti sono saliti a Basilicò per capire, vedere, verbalizzare e poi notificare. Il creativo geometra Galia adesso è chiuso in un silenzio blindato, come tutti gli altri dirigenti regionali. C'è da dirlo al presidente Chiaravalloti, il tranquillo governatore di Calabria, che ha appena celebrato l'anno della montagna e sulla montagna ha speso le sue migliori parole. Come al solito, come sempre avviene in questi casi, l'opposizione sta facendo chiasso. Prima il comunista Nichi Vendola, poi il diessino Nuccio Iovene hanno presentato interrogazioni parlamentari. Vendola è stupito: "Dalla Regione Calabria devi aspettarti di tutto. Ma questa vicenda punta a bucare il muro dell'incredibile ed andare oltre". Adesso è il tempo della riflessione: bisogna resistere, e far giungere dall'Africa altri cammelli chiedendo agli uffici regionali un altro piccolo sacrificio economico, oppure arrendersi e mandare dromedari e compagnia a casa loro, così che si stia tutti in pace
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