Nick: `Luk4s` Oggetto: Pullman waiting Data: 14/3/2003 12.7.37 Visite: 20
Ogni mattina, in parecchie automobili nel mondo, c'è una mamma che frena di colpo e protegge il figlio seduto a fianco tendendo lateralmente il braccio d'istinto. Di queste parecchie automobili, alcune passano davanti a me nelle lunghe attese alla fermata dell'autobus. E vedo un covo, un nido, un bimbo o una bimba con uno zaino enorme, e una mamma, a fianco, che li accompagna a scuola. Puntualmente prendo questa scena, che potrebbe essere anche triste o tesa, e la idealizzo, la spezzetto fino all'unità indivisibile: l'amore puro, divino, senza filtri nè cultura nè universo che spinge ad allargare il braccio. Questo amore è talmente assoluto che non ha neanche nome, se ci pensate. L'unità indivisibile e innominabile. Guardo lontano, niente autobus. --- Che si fa? Dall'unità indivisibile, si passa alla complicazione. Penso, infatti, che la mamma allarga il braccio per egoismo. Si sentirebbe responsabile di una ferita del figlio a causa della sua imperizia, e salva sè stessa salvando il proprio bimbo o la propria bimba. Sempre di amore si tratta, ma amore per la propria tranquillità d'animo. Mi viene in mente, poi, che le mamme siano costrette a queste frenate perchè corrono troppo per arrivare prima alla scuola e sbarazzarsi il prima possibile dei loro fagottoni umani, magari per tornare a casa e rificcarsi a letto o fare i fatti propri. Guardo all'orizzonte, e niente autobus. --- E continuo a girare attorno all'unità indivisibile. In quest'operazione di smascheramento, ormai tanto indivisibile questa cosa non mi sembra, e non c'è proprio più niente da idealizzare. Le mamme sono delle arpìe, che tirano su esseri viventi come conigli tutti uguali, o come mercanzia da mostrare al vicinato; il certificato che attesta l'armonia familiare, che dimostra incontestabilmente la sanità economica ed emotiva del nucleo. Il cognome salvaguardato. E quel gesto di allargare il braccio è un salva-amuleto anti-dicerie, nulla più. E che facce brutte, queste streghe superstiziose al volante. Sì sì, ormai sono convinto che sia così non è amore, ma ottuso spiaccicarsi sull'apparenza, mentre spunta l'autobus tra i palazzi in fondo. E ho poco tempo per chiudere questo diario dell'attesa. Mi viene da dire, prima di salire, che molti molti amori semplici, molti rapporti buoni, schietti e addirittura trionfali, al di là di ogni altra considerazione o parola (sempre) superflua, si spengono per troppo dividere l'indivisibile. O, se volete, per mancanza di autobus. 93 centesimi, e mi porti verso l'oggi, conducente, grazie. Lukas.
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