Nick: DeK Oggetto: Oldboy: la recensione Data: 19/5/2005 7.54.55 Visite: 77
"Ridi e il mondo ridera' con te, piangi e piangerai da solo." Martedi' sono finalmente andato a vedermi Oldboy. La trama, straripetuta: un uomo viene tenuto prigioniero per quindici anni senza conoscere l'identita' ne' il movente del suo aguzzino. Sua moglie viene uccisa e lui e' il principale indiziato. Tornato in liberta', cerchera' a tutti i costi la vendetta, ma i confini fra cacciatore e preda vanno via via sfumando... Ho dovuto metabolizzare la visione prima di poterne parlare. E' un film che colpisce lo spettatore senza riguardi, che non si fa scrupoli di nessun tipo (gia' sto immaginando come sconvolgeranno la trama nel remake americano dell'anno prossimo, visto il tema tabu'...) neanche quando si tratta di abbandonare lo spettatore a se' stesso. La storia non cerca in nessun modo di suonare piu' convincente, non vi sono artifici da consumato scrittore di sceneggiature ollivudiano, solo i fatti nudi e crudi. Puoi non crederci, ma e' cosi'! [Cmq il film vale il prezzo del biglietto, anche solo per la scena di lotta nel corridoio. Pazzesca!] La recitazione e' superba, nonostante il solito doppiaggio approssimativo. Il protagonista ripete: "Ridi e il mondo ridera' con te, piangi e piangerai da solo" e vederlo allargare un sorriso a 64 denti mentri continua a piangere da una stretta al cuore.
Le location, i movimenti di camera, le luci, tutto e' curato nei minimi dettagli... per far in modo che non lo sembri. L'unica nota tecnica che non mi ha convinto e' stata la colonna sonora, sempre intenta a sottolineare TUTTI i momenti, o quasi. Forse era un modo per attirare l'attenzione su quelle poche parti "non sottolineate", chissa'. Alla prossima visione ci faro' attenzione. Il ritmo della narrazione segue un filo perfettamente illogico. Si passa da momenti frenetici ad altri interminabilmente lunghi: ma tutti hanno il loro perche'. Anche le dissonanze: certe scene sembrano evocare sensazioni contrastanti rispetto a quello che si vede e si sente. <> (dalla recensione di Alessio Guzzano) E vabbe', ho scritto anche troppo, mi fermo qui, anche se potrei continuare a valanga... Dimenticare il dolore è difficiissimo, ma ricordare la dolcezza lo è ancor di più. La felicità non ci lascia cicatrici da mostrare. Dalla quiete impariamo così poco. da "Diary" di Chuck Palahniuk (2003) |