Nick: diabolica Oggetto: finalmente!!! Data: 21/5/2005 15.22.9 Visite: 142
SONO EMOZIONATISSIMA!!! Il restauro della "Deposizione" di Raffaello Ultimato, alla Galleria Borghese, il restauro dell'opera giovanile del maestro, realizzato grazie a un'apposita convenzione stipulata tra Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano e Jaguar Italia "Un risultato magnifico che dà conto della grandezza dell'opera e del lavoro che è stato fatto". Così il Soprintendente al Polo Museale Romano, Claudio Strinati, ha presentato i risultati del restauro della celebre Deposizione di Raffaello, conservata alla Galleria Borghese. Il dipinto su tavola, realizzato nel 1507 dal pittore urbinate, fu commissionato da Atalanta Baglioni per commemorare la morte del figlio Grifonetto e decorarne la tomba nella chiesa di S. Francesco a Perugia: cento anni dopo, fu sottratto per volere del cardinale Scipione Borghese, che lo volle assolutamente nella sua collezione. Un gusto indiscutibile, quello del nipote del papa Paolo V: Scipione aveva infatti "messo gli occhi" su un capolavoro giovanile di Raffaello, realizzato durante il soggiorno fiorentino, tra il 1504 e il 1508, e prima del trasferimento a Roma, dove avrebbe affrescato le celebri "Stanze" in Vaticano. Dopo gli interventi condotti tra il 1966 e il 1972, l'opera necessitava di un nuovo restauro: come ha spiegato Kristina Herrmann Fiore, Direttore Storico dell'Arte della Galleria Borghese, erano infatti evidenti sottili aperture, con conseguenti distacchi di colore, in corrispondenza delle giunture delle tavole che costituiscono il supporto del dipinto. Del resto, ha precisato la restauratrice che ha realizzato l'intervento, Paola Tollo Dickmann, il legno è in continuo movimento, dunque era necessario verificare lo stato di adesione della pellicola pittorica al supporto. A questo si aggiungeva la necessità di verificare la funzionalità delle staffe mobili applicate sul retro nella tavola nel corso del restauro precedente, sistema realizzato proprio per garantire e assecondare il movimento naturale del legno; ed era ormai necessario intervenire sulla vernice applicata sulla superficie pittorica nel corso dello stesso restauro, che dopo trent'anni risultava alterata in modo tale da offuscare e intorbidire l'immagine. Realizzato grazie alla sponsorizzazione della Jaguar Italia S.p.A., l'intervento è stato effettuato nella stessa sala in cui l'opera è normalmente esposta poiché è in questo ambiente, con il suo particolare microclima, che il dipinto ha trovato il proprio equilibrio: è stato così allestito un box-laboratorio all'interno del quale la restauratrice ha condotto i lavori. Questi hanno consentito di recuperare la cromia originale, con quei toni freddi e smaglianti molto prossimi al celebre Tondo Doni di Michelangelo, studiato da Raffaello nel soggiorno fiorentino insieme alle opere dell'altro grande maestro toscano, Leonardo. Il loro esempio, unito allo studio dell'arte antica, è alla base della formazione del giovane Raffaello, che nella Pala Baglioni riesce a infondere una dimensione sentimentale che, a giudizio del Soprintendente Strinati, "prima non c'era" nella storia della pittura. Nell'opera, che rappresenta in realtà il trasporto di Cristo al sepolcro, è ora possibile apprezzare elementi prima occultati dalle vernici alterate, eliminate nel corso del restauro: così è finalmente evidente la differenza fra l'incarnato della Madonna svenuta e quello della giovane che la sostiene, tra la mano del Cristo morto e quella della Maddalena che l'accarezza, mentre tutti i volumi della composizione hanno riacquistato la loro plasticità, dai panneggi alle muscolature. Ogni distacco della pellicola pittorica è stato trattato con infiltrazioni di capolimero acrilico in emulsione acquosa, mentre per favorire la riadesione degli strati preparatori al supporto ligneo sono stati utilizzati sacchetti contenenti microsfere di rame per mantenere sotto pressione per 48 ore le zone trattate. Quanto alla superficie dipinta, sono stati rimossi gli strati di vernice alterati e sovrapposti alla pellicola pittorica con una miscela di alcool, che ha consentito di non oltrepassare il livello del sottile strato di patina antica. La stuccatura ha poi ripristinato microfratture e fori di uscita dei parassiti del legno, mentre sull'intera superficie è stata applicata una vernice protettiva. Analisi preliminari, come la riflettografia, hanno permesso di scoprire disegni preliminari e pentimenti, come la figura dapprima inserita al centro del dipinto e poi sostituita dall'apertura paesaggistica, che imprime maggior dinamismo a una composizione - spiega la Hermann Fiore - frutto di sapienti calcoli eppure in grado di conferire naturalezza all'immagine. Opera-chiave della produzione raffaellesca, nel passaggio dall'adolescenza alla maturità del pittore, la Deposizione ha come protagonista Cristo, figura cui è legata - spiega Strinati - l'altra opera fondamentale che segna il passaggio dalla maturità alla morte dell'artista, la Trasfigurazione dipinta per il cardinale Giulio de Medici e oggi alla Pinacoteca Vaticana: un intenso rapporto con il Salvatore - prosegue il Soprintendente - che giunse ad una sorta di "auto-investitura" del pittore, che - come il tedesco Durer - conferì a se stesso il compito di "salvatore-redentore" dell'arte, fino a presentare anche la propria immagine nella maturità, con barba e capelli lunghi, come un "Cristo artistico".
   "dal mare venni e amare mi stremò,perchè infiammare il mare non si può..." |