Nick: Y_GAGARIN Oggetto: POSEIDONIA - PAESTUM Data: 3/6/2005 14.3.4 Visite: 113
Ieri abbiamo approfittato della giornata di festa per visitare il sito archeologico di paestum con l'adiacente museo archeologico; stupendo, siamo rimasti esterefatti dalla bellezza e dalla presenza di turisti non eccessiva che ha reso la visita migliore rispetto alla calca di persone che si incontra volendo visitare altri luoghi simili (ad esempio la mostra di Caravaggio al museo di capodimonte nei mesi scorsi e il sito archeologico di Pompei quasi sempre).
Il sito archeologico di PAESTUM
La leggenda vuole che Strabone, geografo greco del I sec. a.C., nei suoi scritti narrasse di Giasone e degli Argonauti che, dopo essersi impadroniti del mitico Vello d’oro, approdarono sulle spiagge alla foce del fiume Sele, dove innalzarono un templio a Hera Argiva. Gli storici, dal canto loro, sostengono che in questa zona si stabilì, intorno alla metà del VII secolo a.C., una colonia di Sibariti interessata a creare un porto strategico sul Tirreno. Con il passare degli anni la colonia prosperò, sino a fondare la città di Poseidonia. Grazie alla posizione favorevole, Poseidonia e la madrepatria Sibari strinsero legami commerciali vantaggiosi con gli etruschi. Il fatto è documentato dal ritrovamento d'anfore e di reperti d'origine etrusca.
Nata sotto i migliori auspici, Poseidonia diventò in poco tempo una delle città più importanti del Mediterraneo. Con la distruzione di Sibari da parte di Crotone, avvenuta nel 510 a.C., la città si trovò ad accogliere i sibariti superstiti e, insieme a questi, tutte le loro ricchezze. Fu proprio in tale periodo di particolare floridezza che furono innalzati i primi monumenti e templi sacri.
Verso il 400 a.C. la città fu presa dai Lucani, che ne cambiarono il nome in Paistom o Paistos. Dopo svariate vicissitudini, nel 273 a.C. passò ai romani, divenendo Paestum. Con i romani ritrovò l’antico splendore e s'arricchì d'ulteriori opere monumentali. In età cristiana diventò sede vescovile, ma presto si spopolò a causa d'una feroce malaria. Nei secoli successivi Paestum fu sepolta da boscaglie e paludi, che la resero invisibile agli occhi.
Rimase nell'oblio sino alla metà del XVIII sec., quando, sotto il Regno di Carlo di Borbone, si dette inizio ai lavori di riassetto stradale. I templi ritornati alla luce conquistarono l’attenzione di studiosi e letterati, ottenendo una fama mondiale. Il sito archeologico consiste d'una pianta pentagonale, con delle imponenti mura di cinta e quattro porte allo sbocco delle due strade principali che s'incrociano ad angolo retto. E il museo archeologico adiacente; Il Museo Archeologico Nazionale di Paestum è sorto nel 1952 all'interno della città antica. Inizialmente era costituito da un'unica sala, dall'aspetto architettonico esterno di scuola piacentiniana, costruita sulle dimensioni della struttura che riproduceva il primo Thesauros del santuario di Hera. Questo nucleo originario fu successivamente ampliato e furono predisposti nuovi ambienti, costruiti intorno ad un giardino interno e con vetrate aperte verso l'esterno. Il nuovo allestimento del museo documenta l'evoluzione e le trasformazioni della città, dalla fondazione della colonia greca tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C. fino all'istituzione della colonia latina, illustra le trasformazioni nell'organizzazione sociale e pubblica, i riti religiosi, gli aspetti della vita quotidiana, l'arte e l'artigianato. Una sezione introduttiva ricostruisce la storia della scoperta del sito archeologico, un'altra sezione è dedicata alla preistoria. La Sezione Romana La sezione documenta, attraverso diversi materiali, plastici e grafici di ricostruzione, l'evoluzione storica della colonia latina dal 272 a.C., anno della conquista romana della città, fino alla decadenza. Il percorso espositivo approfondisce diversi temi: l'urbanistica, i monumenti pubblici, gli spazi sacri, gli spazi privati, le necropoli e il territorio, le strutture politiche e sociali. Le Sculture dal Santuario di Hera al Sele Una sezione importante del museo è costituita dall'insieme delle decorazioni architettoniche e scultoree provenienti dagli scavi dell'Heraion del Sele. Le metope arcaiche in arenaria facevano parte del primo Thesauros: di queste, diciotto sono dedicate alle imprese di Eracle. A queste si aggiungono una serie di ex voto (frammenti di terrecotte, vasi, oggetti in metallo e in osso), che i fedeli offrivano al santuario. Notevoli le decorazioni a gronde leonine e le dieci metope superstiti del tempio maggiore dell'Heraion, che compongono una narrazione continua raffigurante un gruppo di danzatrici. La Tomba del Tuffatore Tra i pezzi di inestimabile valore storico e artistico conservati nel museo, ci sono le lastre dipinte della cosiddetta Tomba del Tuffatore, unico esempio di pittura di età greca della Magna Grecia. È una sepoltura a lastroni, chiusa da una copertura piana, con affreschi sulle pareti interne. Sulla lastra di copertura è dipinto un uomo che si tuffa in acqua: il tuffo simboleggia il passaggio dalla vita alla morte. Le Tombe dipinte del IV secolo a.C. L'uso delle tombe dipinte si afferma a Paestum in modo assai diffuso nel IV secolo a.C., durante il dominio lucano. A quest'epoca risale la ricchissima raccolta di pitture funerarie del museo. Si tratta di lastre affrescate: le più antiche sono decorate solo nella parte centrale, con fasce, corone, bende o rami; in seguito si afferma l'uso di vere e proprie scene figurate per le tombe maschili (prevalentemente guerrieri a cavallo con elmo e corazza) e di elementi decorativi per quelle femminili.
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