Nick: harding Oggetto: una sera... Data: 29/3/2003 14.43.24 Visite: 32
Il tragitto da casa mia alla sua è quasi meccanico. Non faccio caso alla strada, al solito casino, alla gente che mi supera come se fosse questione di vita o morte per poi inchiodare 10 metri più avanti. Passo dal casino della città a quello della periferia con una transizione assolutamente innocua e neutra. Cerco di evitare tutte le buche rompi-sospensioni ma è come evitare di pensare, di fare valutazioni esistenziali in cerca di risposte accettabili. L'auto mi accompagna con i suoi soliti scricchiolii, il moderato rollìo delle curve prese piano e i tanti ricordi che si porta appresso. Un primo bacio, una dormita fuori programma, una sessione di sesso impaziente e scomodo. Dalla strada principale prendo quella piccolina, quasi di campagna, che arriva al suo paesone. Stretta come i jeans che portavo a 16 anni, pericolosa come un suo sguardo bene assestato sulle mie labbra. Quello sguardo che è un invito a perdersi e fregarsene di sane considerazioni sulla sopravvivenza. Mi fermo sotto il suo cancello. C'è un'umidità di pazzi qui. La chiamo, tiro su il bavero del cappotto ed aspetto che scenda. Vorrei vivere nelle foreste canadesi, lei lo sa, ma qui c'è un bell'odore che non si trova da nessuna parte del mondo. Campagna, mare e quel vento che spacca a metà i tuoi pensieri lasciandoli in equilibrio tra distonia e realtà. Eccola che apre il suo cancello e mi sorride. Quante risposte ci possono essere in un sorriso? |