Nick: Peppos Oggetto: Libertà di coscienza Data: 13/6/2005 11.54.43 Visite: 103
Mentre ieri mi trovavo a lavoro, sono stato colpito da una discussione abbastanza animata che è avvenuta tra alcuni clienti. Alcuni sostenevano infatti che l'America dovrebbe continuare la sua opera in Iraq nell'orbita della persecuzione mondiale verso i "terroristi" (Operation Enduring Freedom). Altri sostenevano invece che, al di là di colpe più o meno oggettive dei terroristi di Al-Qaeda, non è giusto invadere dei paesi che non hanno fatto nulla di materiale, solo perchè al suo interno si "sospetta" ci siano terroristi. Tralasciando un momento tutto il resto (il petrolio, Saddam, e tutti gli altri argomenti che "naturalmente" vengono tirati in ballo quando si parla della guerra all'Afghanistan prima e all'Iraq poi), bisognerebbe focalizzare l'attenzione su un dato di fatto che, in quanto tale, sarebbe bello non vedere messo in discussione da nessuno: la VISIONE della guerra. Per gli Americani può essere vista solo come "liberazione", per gli iracheni come "occupazione". Fin qui è tutto chiaro. Ma gli altri? Avete idea di cosa significhi "TERRORISTA"? Quelli che oggi combattono in Iraq li definireste tali? Forse sì. Ma non dimenticate che noi vediamo la guerra in Iraq "da dietro" una bandiera a stelle e strisce. Alla fine del 1700, con il mondo sotto l'egemonia dominante del Regno Unito, il terrorista più ricercato del mondo era un tale GEORGE WASHINGTON, in quanto sovvertitore dell'ordine che gli inglesi avevano stabilito nell'america del nord. Nel nostro piccolo, non bisogna dimenticare che all'epoca della spedizione dei Mille, nel Regno delle Due Sicilie, il terrorista per eccellenza era GIUSEPPE GARIBALDI, già ricercato da mezzo Sud America per aver aiutato alcune popolazioni a raggiungere l'indipendenza. Senza inoltre dimenticare che i partigiani (nostri bisnonni e nonni) erano ricercati ferocemente dalla Repubblica di Salò e dalla GeStaPo in quanto fautori di attentati e sabotaggi in chiave filo-alleata al governo dell'epoca. E la lista, ovviamente, potrebbe continuare a lungo. Tutto questo solo per farvi capire che tutto ciò che vediamo non è sempre come appare; per avere un parere oggettivo su una fatto di cronaca, su una guerra, su una persona, e così via, bisogna guardare sempre anche "dall'altra parte", assumere il punto di vista dell'altro, senza aver paura di vedere le nostre convinzioni magari fondate su pregiudizi sbagliati, ideologie contorte o manipolazioni mediatiche. Detto questo, spero vivamente che chi si è ha votato o si sia astenuto al Referendum tra ieri e oggi, abbia COSCIENZA della sua scelta, e non l'abbia fatto invece per assurdi sensi di "riverenza" verso il Santo Padre e la Chiesa. Non essere d'accordo è una cosa normalissima, anzi, è una cosa anche NECESSARIA, in una nazione democratica. Una legge può essere comunque cambiata, anche dopo un referendum che non l'ha fatto. Ma l'importante sarebbe che chi ha votato e chi si è astenuto, l'abbia fatto perchè abbia letto i referendum, si sia passato la mano sulla coscienza, e si sia detto: "Bene, ho capito di cosa si parla, allora io farò così". Questa è la mia speranza, a tre ore dalla chiusura dei seggi, indifferentemente dall'esito del Referendum. Venus y amor aquí no alcanzan parte: sólo domina el iracundo Marte.
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