Oggetto: DESTRA A TRAZIONE PADANA
Data: 1/7/2005 17.15.49
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Due aziende del gruppo Whirlpool, una a Varese e una a Napoli. Quella di Varese è in crisi e quella napoletana non solo ha utili in bilancio, ma ha anche presentato un piano industriale che prevede la creazione di un consorzio di 14 imprese, allocate a via Argine, in grado di creare un migliaio di posti di lavoro. Bene, la lega nord fa pressioni e la crisi della Whirlpool Varese viene risolta a suon di euro sonanti, mentre il governo afferma che non ci sono fondi per il progetto made in Napoli.
Eccovi un articolo apparso oggi su Metrovie.
di Rosario Dello Iacovo
Il progetto c’è e ha tutti i crismi di un vero piano di reindustrializzazione, ma il programma "Genesis s.c.a.r.l." rischia di saltare per mancanza di fondi e in seguito al recente decreto sulla competitività.
Questo l’allarme lanciato dai vertici sindacali campani in una conferenza stampa tenutasi a Napoli mercoledì, che segue la mobilitazione dei giorni scorsi da parte dei lavoratori della Whirlpool e della ex Icmi, con manifestazioni nel capoluogo partenopeo e a Roma, presso il ministero delle attività produttive.
Dell’accordo di programma "Genesis" si parla da tre anni, un piano finalizzato alla creazione di una nuova area industriale nella zona orientale di Napoli, che coinvolge quattordici imprese, per un impegno economico che sfiora i cento milioni di euro.
Un serio tentativo di reindustrializzazione, un migliaio di posti di lavoro potenziali, nato dall’esigenza della Whirlpool napoletana di dare vita a un indotto qualificato in grado di abbattere i costi di produzione e di trasporto dei manufatti tecnologici e rendere più competitive le aziende che partecipano al progetto.
Un piano che ha già ricevuto nel luglio 2004 l’approvazione della regione Campania, che ha individuato nell’area siderurgica dismessa della ex Icmi il luogo sul quale far sorgere il nuovo complesso industriale. L’area però appartiene alla Fintecna, una finanziaria che dipende dal ministero del tesoro, ed è quindi necessaria l’approvazione del governo per il suo utilizzo.
In tal senso sono stati avviati da tempo tavoli di consultazione fra le parti che sembravano aver avviato la vicenda verso una felice conclusione. Poi nello scorso marzo le valutazioni del pre-cipe hanno fatto emergere problemi per il finanziamento dell’operazione, aggravati dalle modalità di erogazione dei fondi previste dal decreto sulla competitività. Secondo questo provvedimento, il 25% di competenza pubblica non sarebbe più a fondo perduto, ma da intendersi come un’anticipazione.
Inoltre, "il governo non riesce a deliberare nemmeno questa sua quota di competenza per mancanza di fondi, a differenza delle aziende e della regione Campania che hanno assunto rispettivamente impegni per il 50 e il 25% dell’importo complessivo", come rileva il segretario della Cgil di Napoli, Luigi Petricciolo. Le difficoltà finanziarie del governo sono confermate dal ministero delle attività produttive, che ha recentemente riconosciuto la validità del progetto, pur ribadendo in una nota "che c’è un problema reale legato al reperimento delle risorse economiche".
Sulla bontà del progetto si sofferma anche il segretario provinciale della Fiom napoletana, Umberto Tommaselli, per il quale "siamo di fronte a un serio tentativo di invertire la tendenza alla deindustrializzazione dell’area campana e meridionale. Spero non siano vere le voci, secondo le quali le pressioni della lega avrebbero provocato il dirottamento dei fondi previsti per la copertura di "Genesis" alle regioni settentrionali".
Sulla vicenda è intervenuto anche il governatore Bassolino, sollecitando con una lettera al ministro delle attività produttive, Claudio Scajola, il cipe a siglare l’accordo. L’attenzione ora si sposta all’incontro fra le parti previsto a Roma il prossimo 12 luglio, che potrebbe scrivere la parola fine a questa intricata vicenda.
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