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Nick: `Luk4s`
Oggetto: Qua!
Data: 25/4/2003 22.16.24
Visite: 65

Un lungo, lunghissimo viaggio.
A tratti sprezzante dell'ambiente esterno, petto in fuori e machete in mano; a tratti utile per accartocciarsi e chiedersi: perchè accartocciarsi?

Non si spiega la mia presenza, qui, ora, senza spiegare la mia assenza.


15 aprile

Parto da Napoli, Piazza Garibaldi. Prendo uno di quegli autobus blu che portano fuori dalla città ma non fuori dalla provincia; precisamente prendo il torpedone per Melito.
Sull'autobus lite tra un gruppo di senegalesi che non avevano il biglietto e non volevano comprarlo e un'autista che non aveva la patente e, da uomo onesto, non ha mai accettato di comprarla.
Oblitero il mio "Unico", ma la macchinetta, emettendo un rumore simile ad un'unghia che striscia su una lavagna, me lo straccia e me lo mangia; lo tiro fuori, miracolosamente timbrato: 01 gen 00.
L'autobus parte in perfetto orario, ma solo perchè il conducente sta spostandosi più avanti per far parcheggiare il suo collega.
L'autobus parte davvero con un'ora e trentacinque minuti di ritardo; scendo a Casoria, già troppo stanco per proseguire.

16 aprile

Mi sveglio sudato e senza pantaloni a due passi dal grandioso aeroporto di Capodichino.
Ho 4 euro nei calzini, e col 25% del mio budget acquisto una pizzetta alla vicina rosticceria, esigendo lo scontrino. Il commesso, un ragazzino di 12 anni, non sa neanche come connettere il registratore di cassa alla presa da 220V, e smadonna. Dico che non fa niente e lui smadonna doppiamente.
Saluto uscendo e lui smadonna triplamente.
Con i 30-40 grossi fogli marroni trafugati dalla pizzeria, e con un pò di scotch chiesto in prestito ad un gentile cartolibraio in cambio del cornicione del mio trancio di napoletana, realizzo un delizioso gonnellino naif, che fa tanto hawaiano; un presagio sulla mia destinazione?
Entro così, sazio e ridicolo, nella hall dell'aeroporto, e dò uno sguardo al tabellone delle partenze.
Dò uno sguardo ai passeggeri, sono fortunato.
Mi infilo nel push-up di una maggiorata e riesco ad imbarcarmi su un piccolo e rumoroso aeromobile che decolla in orario, ma con difficoltà. Gli sbalzi del mezzo mi permettono, dalla mia posizione, di poter usufruire di qualche goccia di latte materno: faccio colazione, piango dalla commozione.

17 aprile

Aeroporto di San Giusto, Pisa.
Stordito ma ben riposato, decido di dare una svolta alla mia avventura.
Entro nella sala d'attesa e comincio ad elemosinare spiccioli.
Ne ricavo 40 centesimi, 20 talleri sloveni (valgono più o meno 30 centesimi di euro), quattro vaffanculo, un quanto puzzi, un ricchione, e sedici ncio' spicci mi spiace.
A piedi, seguendo una mandria di macchinette fotografiche a bordo di giapponesi, arrivo nella Piazza dei Miracoli.
Vedo qualcosa di magicamente storto e diritto allo stesso tempo. Passo la notte con lei.

18 aprile

Mi sveglia una mano che mi accarezza la testa e una lingua che mi lecca le palle. Nell'ordine, Mauricito, un simpatico vagabondo cileno, e Pulcettinadorata, il suo immancabile pastorone tedesco.
Mi spiega col suo accento spagnoleggiante che ha conosciuto (in senso biblico) un camionista di Wotang, un piccolissimo villaggio cinese di 700.000 abitanti; porta spezie e seta dall'oriente e in cambio riporta in patria penne stilografiche e calzamaglie den 30; gli darà un passaggio, ci darà un passaggio.
Saliamo su questo furgone dopo aver consumato un lauto pasto di cicoria e rucola raccolte sulle colline della periferia pisana. Ci mettiamo in marcia.

19 aprile

Durante il viaggio converso amabilmente col cane, mentre il cinese e il cileno continuano a limonare facendo da contorno ad un gioco di leve a 4 tra freno a mano, cambio manuale e le altre 2.
Il cane mi racconta di essere alla ricerca di sè stesso, di cercare l'avvenire nel suo diluire e non nel suo stare; di aver letto Wittgenstein e Mandrake, e di aver capito che la vita è come un salame, da mangiare tutto, pellicina e pepe compreso, per quanto piccante esso sia.
Ci fermiamo ad un autogrill, verso Piacenza, c'è nebbia, e il cinese mi dà un bacetto scambiandomi per Mauricito, non ha un cattivo sapore.
Intanto Pulcettinadorata ha rubato 3 rustichelle e 1 ossobuco per lui, oltre ad aver sottratto 4 musicassette di Nicola di Bari, Gemelli DiVersi, Lionel Richie e Massimo Ranieri.
Ci racconta che, essendo più basso dei sensori, avrebbe potuto portare via anche la cassiera con il culo a mandolino senza essere scoperto.

20 aprile

Un amico mi aveva detto che in Polonia con 2 euro mangi, lasci la mancia, dormi una notte in un 4 stelle e ti portano da Varsavia a Cracovia in Taxi andata e ritorno. Al ritorno, caffè e cornetto.
Entrando in un "Itakijan Restauraant" di Piazza Sierneski, nel cuore della capitale polacca, riesco, spendendo 2 euro, a mangiare 3 grissini e un bicchiere di acqua minerale. Vengo gentilmente messo alla porta per far posto a clienti con più disponibilità.
Appena fuori dal locale, mi rendo conto di aver perso i miei 3 amici, mi ricordo del bacio del cinese, ed emetto uno starnuto violentissimo, tale da attrarre l'attenzione di Iwona.
E' l'incontro clou di tutto il racconto, e per questo motivo ve lo risparmio.

21 aprile

Iwona è stupenda, vive in una casa stupenda, ha degli occhi stupendi, una voce stupenda, ascolta musica stupenda.
Fa l'amore in modo sublime, e l'ho sentito dai gemiti che ha lanciato suo marito dall'altra stanza.
Io, dal mio divano, ho simulato un amplesso col pesciolino rosso a qualche metro da me.
Facciamo colazione alla slava, con peperoni, brodo di pollo, fette enormi di pane e caffelatte servito in un tazzone da tre quarti di litro.
C'è anche della cioccolata, lui e Zlotan sono una coppia gentilissima, ma io devo continuare il mio viaggio.
Mi regalano un souvenir. Una tipica imbarcazione di Danzica in miniatura che se la capovolgi si riempie di neve, e che se schiacci un pulsante si alza un pescatore in piedi che rema e ti si ficca a quel posto.

22 aprile

In marcia verso Est chiedo ad Iwona perchè sia voluta venire con me, ma non riesco a capire la sua risposta perchè, nonostante il suo ottimo inglese, continuo a starnutire e ad avere il naso tappato da una fastidiosissima occlusione delle vie respiratorie.
Le chiedo di ripetere e lei mi dice: altrimenti non si capisce come mai il mio è un incontro decisivo.
Le chiedo di spiegarsi meglio e mi molla un ceffone.
Le chiedo dove abbia imparato tale schiettezza e mi molla e basta.
Ho noleggiato una bicicletta utilizzando i documenti del marito di Iwona, e pedalo veloce verso Kiev. Scopro con sorpresa che sulle autostrade ucraine è proibito transitare con la bici, anche perchè in Ucraina non ci sono autostrade.
Penso ad Iwona, alla mia Italia e alla mia influenza. Sembrerebbe un principio di polmonite, sembrerebbe.
Fra 3 giorni è la Festa della Liberazione, le solite polemiche in Italia, immagino, tra la destra che finge di non sopportare questa festa, e la sinistra che finge di adorarla.
Ormai sono a Kiev e urlo: SHEVCHENKO!

23 aprile

Dopo un migliaio di chilometri fatti in bicicletta, decido di affidarmi ad un mezzo di locomozione più comodo: il treno.
Avete mai preso i treni ucraini ?
Il treno ucraino è un ammasso snodato di vagoni arrugginiti con dentro delle panche di legno senza schienale.
Il treno ucraino marcia alla velocità media di 20 km/h, 30 se in discesa.
Sul treno ucraino si parla solo ucraino.
Sul treno ucraino la prendono male se starnutisci di continuo.
Sul treno ucraino non passano i controllori.
Il treno ucraino, qualunque sia il tratto da percorrere, impiega sempre 18 ore per compiere l'intero tragitto.
Ah, Dio salvi le Russie e suoi treni.

24 aprile

Aggirato il bellissimo Mare d'Azov, arrivo in Georgia grazie ad un passaggio in lambretta da parte di un commerciante di cipolle, tale Dmitri Hukusian, di origine Armena.
Mi spiega del suo "huaflov" da anni fermo nel suo "cestivan" e di aver ormai smesso con gli "svetlov" da quando quello stramaledetto "abukan" è "milikanostrij".
Gli rispondo con una raffica di "Tolstoj Tolstoj", "Pavlov, Dostojevskii, Tchaijkovski", ma vengo buttato giù dalla lambretta quando azzardo un "Lenin".
Quando mi scarica sono a due passi da Jerevan, la capitale armena.
Sono ad un trivio storico, tra Turchia, Iran ed ex-Urss.
Non molti chilometri più a sud c'è l'Iraq.

25 aprile

Guardo lo stupendo orizzonte, da qui inizia il Medio Oriente.
Sono completamente debilitato da quello che ormai credo sia polmonite.
Penso a Napoli, all'irraggiungibile Melito, alla Polonia, alla Georgia, al temibile Mar Nero e al suo rumore, udito dalla lambretta.
Mi rimane un euro, il cuore gonfio di emozioni e voglia di raccontare.
Sono silenzioso, però, non riesco a pronunciare alcuna parola.
Seduto su una pietra, con la Marlboro spenta in bocca, mi sento molto attore hollywoodiano.
Il mio gonnellino è lacero, e il vento spira esattamente come nei tipici finali dei tipici racconti di viaggio dei tipici diari.
Solo che spira troppo, stamattina, tant'è che il terriccio di questa mulattiera mi punzona il viso.
Starnutisco ancora, stavolta catarro pesante, velenoso.
Devo tornare, lo so, è necessario.
All'aeroporto di Jerevan mi nascondo in una Samsonite rigida di tale Micucci Gianfranco.
Arrivo alla Malpensa, e da lì è facile autostopparmi fino alla barriera di Caserta Sud, contando sulla gentilezza delle famiglie del mezzocontroesodo.

Ho la febbre altissima, giusto il tempo per far sì che dall'Internet Point sotto casa, ufficialmente ancora in viaggio, vi possa scrivere tali emozioni.

Un abbraccio contagioso,

Lukas.



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Qua!   25/4/2003 22.16.24 (64 visite)   `Luk4s`
   marò   25/4/2003 22.29.9 (21 visite)   AnJeLiCa
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