Nick: AnJeLiCa Oggetto: Dedicato a Corum Data: 30/4/2003 3.21.50 Visite: 4
Vorrei dedicare a Gabriele questo post..... Ricordate "Quei bravi ragazzi"? Spostatevi in Brasile, abbassate l'età media, aggiungete qualche colorazione accesa e (vorticoso) movimento di macchina alla Tarantino... et voilà, ecco uscire il film del quasi esordiente Fernando Meirelles, "La città di Dio". Perchè, ad esempio, i racconti a posteriori dei singoli personaggi, che durante il film si dipanano a partire da una scena che li vede protagonisti, sa proprio di Scorsese, soprattutto come maniera di mitizzare la criminalità, rendendo eroi i 'non eroi', e giocare col tempo, cinematografico e reale. "La città di Dio" vanta soprattutto un ottimo ritmo per immagini, sporcate un po' sulla linea di "Amoresperros", e "Traffic"; ed anche se il regista brasiliano, per il momento, non sfoggia particolare personalità e originalità, mostra di poter girare con grande senso del cinema, cioè dello sguardo, drammatizzando per raccontare la cronaca delle favelas brasiliane. Ottima la direzione dei (tutti giovanissimi ed esordienti) attori, il cui entusiasmo di vivere - attraverso la rappresentazione della morte - ricorda la parte iniziale di "C'era una volta in America", del nostro grandissimo Sergio Leone.
Intervista al regista, Fernando Meirelles: Sembrava un film nel (meglio: sul) film, la foto di gruppo del cast di "La città di Dio", così come si è presentato in conferenza stampa: la presenza di camice bianche su pelli scure (dei ragazzi) e di paillettes dorate su pelli mulatte (delle ragazze) ha dato un senso di gioia e di bellezza, all'incontro coi giornalisti. Che hanno cercato di far 'confessare', a Fernando Meirelles, il proprio omaggio quantomeno a Scorsese, ma inutilmente: la sua Rio è sua e soltanto sua, in termini immaginari. Il regista si è pertanto più intrattenuto su di sé, sul film e sulla realtà brasiliana, com'è giusto che fosse. Leggete queste dichiarazioni: lo capirete. "Il mio film è girato innanzitutto per il pubblico brasiliano: per spiegare, a chi non sa, quanta violenza ci sia a Rio. Il pubblico straniero viene dopo, a livello di progetto". "In Brasile muoiono 17.000 bambini all'anno con colpi di arma da fuoco. E' una vera guerra, più che in Palestina". "Un omaggio a Scorsese? No, io sono l'unico 'responsabile', rispetto allo stile del mio film. Che dura, narrativamente parlando, ben 15 anni, dal 1965 al 1980, e si divide in tre parti molto diverse in termini espressivi. La prima è più classica e romantica, quella che racconta la presa di controllo del traffico della droga da parte dei protagonisti: qui le recitazioni sono più mirate, 'dirette'. La seconda è il momento della felicità: tutto va bene, quindi ci sono colori e suoni accesi. La terza racconta la guerra fra le due bande: è molto istintuale e infatti ho lasciato molta libertà interpretativa agli attori". "Gli attori? Li ho presi tutti dal teatro amatoriale e hanno fatto test durissimi per essere ammessi. Abbiamo visto ben 2000 persone in 15 giorni. Eravamo in quattro ad esaminarli". "I ragazzi dovevano leggere un testo, ma soprattutto integrarlo con qualcosa di loro, d'inventato oppure di vissuto. Abbiamo scelto, quindi, sulla base della loro capacità di aggiungere qualcosa alla parte, piuttosto che riprodurla meccanicamente. Per questo il film riesce ad essere molto verosimile nel racconto della violenza giovanile". "Forse il film rappresenterà il Brasile per la corsa alle nomination per i prossimi Oscar. Speriamo bene: la Miramax ci proverà con tutte le sue forze". "La realtà delinquenziale, a Rio, ora è diversa rispetto agli anni '80: i 4-5 gruppi di base esistenti collaborano tutti gli uni con gli altri, non si fanno più la guerra. La torta è troppo ricca per rinunciare a spartirsela con ragionevolezza". Tutto per te Gabriele :D
P.S. esce a giorni nelle sale..... andiamo a vedercelo insieme Papy?
 |