Nick: marcos^ Oggetto: Il MITO DEL TERRORE Data: 9/7/2005 3.48.13 Visite: 92
di Andy Beckett Fonte: The Guardian, venerdì 15 ottobre 2004 Dagli attentati del settembre 2001 negli Stati Uniti sui quotidiani nazionali britannici vi sono stati più di mille riferimenti, elaborandone quasi almeno uno al giorno, alla frase "bomba sporca". Vi sono stati articoli su come un tale congegno possa utilizzare comuni esplosivi per diffondere radiazioni letali; su come Londra verrebbe evacuata in caso di una simile esplosione; sulla dichiarazione sul terrorismo del novembre 2002 del Ministro degli Interni David Blunkett che sollevava specificamente la possibilità che una bomba sporca venisse nascosta in Gran Bretagna e sugli arresti di diversi gruppi di persone, l'ultimo solamente il mese scorso, per avere presumibilmente complottato esattamente questo. A partire da mercoledì prossimo la BBC2 trasmetterà un documentario in tre puntate che aggiungerà altro a ciò che potrebbe essere chiamato il genere bomba sporca. Ma, come il titolo "Il potere degli incubi: l'ascesa della politica della paura" [The Power of Nightmares: The Rise of the Politics of Fear] suggerisce, considera il potenziale dell'arma da un diverso punto di vista. "Non penso che ucciderebbe nessuno" dice il Dr Theodore Rockwell, un'autorità sulle radiazioni, in un'intervista per la serie. "Avrete difficoltà nel trovare un rapporto serio che affermi altrimenti". Il dipartimento americano dell'energia, continua Rockwell, ha simulato l'esplosione di una bomba sporca "ed ha accertato che l'individuo più esposto riceverebbe una dose di radiazioni moderatamente elevata, non mortale". E persino questa minima minaccia è aperta a discussione. La prova è partita dal presupposto che per un anno nessuno abbia lasciato il luogo dell'esplosione. Durante i tre anni nei quali si è fatta la "guerra al terrorismo" sono state rare le sfide di alto livello alle sue premesse. Le cifre assolute di incidenti ed allarmi connessi oda attribuiti alla guerra ha pare abbia lasciato poco spazio per le opinioni eretiche. In questo contesto, il tema centrale de "Il potere degli incubi" è pericolosamente antintuitivo e provocatorio. Molto della minaccia attualmente percepita del terrorismo internazionale, dice il documentario, "è una fantasia che è stata esagerata e distorta dai politici. E' una cupa illusione che si è diffusa indiscussa attraverso i governi di tutto il mondo, i servizi di sicurezza ed i media internazionali". La spiegazione che di questo da la serie è persino più ardita: "In un'epoca nella quale tutte le grandi idee hanno perso credibilità la paura di un nemico fantasma è tutto ciò che è rimasto ai politici per mantenere il loro potere". Adam Curtis, che ha scritto e prodotto la serie, riconosce la difficoltà di dire queste cose adesso. "Se esplode una bomba, ho paura che tutti dicano 'Ti sbagli completamente', persino se l'incidente non riguarda il mio argomento. Ciò indica il modo nel quale siamo rimasti tutti intrappolati, il modo nel quale persino io sono rimasto intrappolato da una paura che è completamente irrazionale". Il tono della serie è talmente controverso che le sue presentazioni lo scorso fine settimana non sono state trasmesse a causa dell'uccisione di Kenneth Bigley. Alla BBC, ammette liberamente Curtis, vi sono "apprensioni". Ma vi è anche entusiasmo per i programmi, in parte grazie alla sua reputazione. Durante i dodici anni trascorsi, con serie di documentari analogamente ambiziose come Pandora's Box, The Mayfair Set e The Century of the Self, Curtis si è dimostrato forse il più acclamato creatore di programmi televisivi seri in Gran Bretagna. Le sue caratteristiche sono la lunga ricerca, il rivelatorio utilizzo di video d'archivio, interviste significative e l'uniforme, insistente narrazione interessata delle inosservate più profonde correnti della storia recente, narrate dallo stesso Curtis in toni che combinano la tradizionale autorità della BBC con qualcosa di più moderno e scettico: "Voglio tentare di fare in modo che la gente guardi alle cose che pensa di conoscere in un nuovo modo". Il Power of Nightmares cerca di capovolgere molto di ciò che è ampiamente creduto su Osama bin Laden e al Qaeda. Esso afferma che quest'ultima non è una rete internazionale organizzata. Non ha dei membri od un capo. Non ha "cellule dormienti". Non ha una strategia globale. Infatti, essa esiste appena, eccetto come un'idea di pulizia di un mondo corrotto attraverso la violenza religiosa. Le prove di Curtis per tali asserzioni non sono rigettate facilmente. Egli racconta la storia dell'islamismo, ovvero del desiderio di instaurare l'Islam come una infrangibile intelaiatura politica, dopo mezzo secolo di rivoluzioni principalmente fallite e di poca durata e terrorismo spettacolare ma politicamente inefficace. Curtis fa notare che al Qaeda fino agli inizi del 2001, quando il governo americano decise di perseguire bin Laden in contumacia e dovette usare leggi antimafia che richiedevano l'esistenza di un'organizzazione criminale nominata, non aveva nemmeno un nome. Curtis cita anche le statistiche del Ministero dell'Interno per gli arresti e le condanne di sospetti terroristi dall'11 settembre 2001. Delle 664 persone detenute fino alla fine dello scorso mese solamente 17 sono state riconosciute colpevoli. Di queste, la maggioranza erano repubblicani irlandesi, militanti sikh o membri di altri gruppi senza nessun collegamento al terrorismo islamico. Nessuno è stato condannato come un provato membro di al Qaeda. Infatti, Curtis non è solo nell'essere sorpreso di tutto ciò. Tranquillamente ma in misura crescente, altri osservatori della guerra al terrorismo hanno dubbi simili. "Il concetto supremo di guerra non ha avuto successo", dice Jonathan Eyal, direttore del think-tank militare britannico Royal United Services Institute. "In termini puramente militari, è stata una guerra inconcludente ... un'operazione piuttosto a casaccio. Al Qaeda è riuscita a fare l'attacco più spettacolare ma viene anche aiutata da come cavallerescamente attacchiamo il nome al Qaeda all'Iraq, all'Indonesia, alle Filippine. Vi è una tradizione che dice che se si deviano tutte le risorse verso una minaccia, questa allora viene esagerata". Bill Durodie, direttore del centro internazionale per l'analisi della sicurezza al King's College di Londra, dice; "La realtà [della minaccia di al Qaeda all'occidente] è stata essenzialmente esemplare. Dall'11/9 nel mondo sviluppato vi è stato un attentato [l'attentato di Madrid]. Non vi è nessuna vera prova che tutti questi gruppi siano collegati". Crispin Black, un autorevole analista di intelligence fino al 2002, è più cauto ma ammette che la minaccia terroristica presentata dai politici e dai media è "datata e troppo unidimensionale. Pensiamo vi sia un po' di differenza tra le ambizioni dei terroristi e la loro capacità di portarle a termine". Per definizione il terrorismo dipende da un elemento di inganno. Nondimeno, da quando terroristi nel senso moderno del termine (la parola terrorismo in realtà è stata coniata per descrivere la strategia di un governo, l'autoritario regime rivoluzionario francese del 1790) cominciarono ad assassinare politici e quindi persone innocenti durante il 19° secolo, gli stati abitualmente hanno reagito esageratamente. Adam Roberts, docente di relazioni internazionali a Oxford, dice che spesso i governi credono che la lotta ai terroristi "sia di un significato cosmico assoluto" e che perciò "tutto sia lecito" se si tratta di vincere. La storica Linda Colley aggiunge: "Gli stati ed i loro governanti si aspettano di monopolizzare la violenza ed è per questo che reagiscono così violentemente al terrorismo". La Gran Bretagna potrebbe essere particolarmente sensibile ad infiltrati stranieri, quinte colonne e minacce relative. Nonostante, o forse a causa di, l'assenza di una vera invasione da molti secoli, la storia britannica è segnata da frequenti paure sull'arrivo di brigate di saccheggiatori spagnoli, agitatori rivoluzionari francesi, anarchici, bolscevichi e terroristi irlandesi. "Questo tipo di panico raramente avviene senza qualche tipo di causa", dice Colley. "Ma da questo i politici traggono il massimo". Essi non sono gli unici a trovare delle opportunità. "Quasi nessuno mette in dubbio il mito di al Qaeda perché molta gente ha un interesse nel tenerlo vivo", dice Curtis. Egli cita la sospetta relazione circolare tra i servizi di sicurezza e gran parte dei media dal settembre 2001: il modo nel quale le conferenze ufficiali sul terrorismo, spesso non verificate o non verificabili dai giornalisti, sono diventate drammatiche storie sulla stampa che, in una agitata democrazia guidata dai media, hanno provocato ulteriori conferenze ed ulteriori storie. Pochi di questi minacciosi annunci sono stati ritratti quando si sono rivelati infondati: "Non vi è nessun controllo dei fatti su al Qaeda". Naturalmente, in un certo senso, lo stesso Curtis fa parte dell'industria di al Qaeda. "The Power of Nightmares" è cominciato come una indagine su qualcosa altro, l'ascesa del moderno conservatorismo americano. Curtis era interessato a Leo Strauss, un filosofo politico all'Università di Chicago durante gli anni '50 che rigettava il liberalismo dell'America post bellica come amorale e che pensava che il paese potesse essere salvato da una rinvigorita fede nel ruolo unico dell'America nel combattere il male nel mondo. La sicurezza di Strauss e la sua enfasi sull'utilizzo di miti supremi come forma più alta di propaganda politica ha creato un gruppo di discepoli influenti come Paul Wolfowitz, ora vice segretario alla difesa USA. Essi hanno acquisito rilievo parlando della minaccia russa durante la guerra fredda ed hanno applicato una strategia simile nella guerra al terrorismo. Mentre Curtis tracciava l'ascesa degli "straussiani" arrivò alla conclusione che avrebbe formato la base per The Power of Nightmares. Il conservatorismo straussiano aveva una quantità di cose in comune precedentemente insospettato con l'islamismo: dalle origini negli anni '50 ad una fede formativa che il nemico fosse il liberalismo, ad un reale periodo di collaborazione islamico-straussiana contro l'Unione Sovietica durante la guerra in Afghanistan negli anni '80 (entrambe i movimenti si sono provati abili nel trovare nuovi nemici per tenersi in vita). Sebbene gli islamici e gli straussiani da allora siano decaduti, come vivacemente dimostrarono gli attentati del 2001 in America, essi in un altro modo, conclude Curtis, ancora collaborano: nel sostenere la "fantasticheria" della guerra al terrorismo. Qualcuno potrebbe trovare tutto questo difficile da ingoiare. Ma, insiste Curtis, "Non sto in nessun modo cercando di essere polemico soltanto per il gusto di farlo". Neppure sta cercando di essere un polemico anticonservatore come Michael Moore: "Lo scopo [di Moore] è apertamente politico. La mia speranza è che voi non siate capaci di dire quali siano le mie idee". Per tutte le vertiginose idee e gli scossoni visivi ed i brutti scherzi nei suoi programmi, Curtis descrive le sue intenzioni in termini lucidi e civili. "Se andate indietro nella storia e lavorate su di essa, i miti crollano. Vedete che questi non sono nuovi mostri terrificanti. E' togliere il veleno della paura". Ma, qualunque sia l'accettazione della serie, questa paura potrebbe essere intorno per un po'. Al governo britannico ci vollero decenni per smantellare le leggi draconiane approvate contro gli agitatori rivoluzionari francesi; la guerra fredda è stata sostenuta per quasi mezzo secolo senza che la Russia invadesse l'occidente o persino prove decisive che intendesse mai farlo. "Gli archivi sono stati aperti", dice lo storico della guerra fredda David Caute, "ma non portano prove a sostegno di questo". Ed il pericolo dei terroristi islamici, qualunque la sua misura, è concreto. Un osservatore scettico della guerra al terrorismo nei servizi di sicurezza britannici dice: "Tutto ciò di cui hanno bisogno per tenere in moto questo è una grossa bomba ogni 18 mesi". La guerra al terrorismo ha già una presa nella cultura politica occidentale. "Dopo un dibattito di 300 anni tra libertà dell'individuo e protezione della società, la sola priorità pare essere la protezione della società", dice Eyal. Black è d'accordo: "Probabilmente nel Regno Unito stiamo andando al punto che la sicurezza nazionale diventa la questione elettorale". Alcuni critici di questa situazione vedono la nostra evidente suscettibilità verso altre apprensioni durante gli anni '90, il millennium bug, MMR, il cibo geneticamente modificato, come una sorta di prova generale per la guerra al terrorismo. La stampa si è abituata a pubblicare storie di panico ed a non ritrattarle; i politici si sono abituati a rispondere a supposte minacce piuttosto che discuterne; il pubblico si è abituato all'idea che appena dietro l'angolo vi possa essere un qualche tipo di apocalisse. "L'insicurezza è il concetto chiave che guida i nostri tempi", dice Durodie. "I politici si sono confezionati come manager del rischio. Vi è anche una richiesta di protezione dal basso". Egli afferma che la vera ragione di questa insicurezza è la decadenza del sistema di credo politico e delle strutture sociali del 20° secolo: la gente è stata lasciata "staccata" ed "impaurita". Nondimeno, anche la nozione che la "politica della sicurezza" sia lo strumento perfetto per tutti i politici ambiziosi, da Blunkett a Wolfowitz, ha le sue debolezze. Le paure del pubblico, almeno in Gran Bretagna, sono in realtà piuttosto irregolari: il sondaggista Mori chiese alla gente cosa sentiva essere il tema politico più importante, la cifra per "difesa ed affari esteri" saliva dal 2% al 60% dopo gli attentati del settembre 2001, ma dal gennaio 2002 era ricaduta quasi al livello precedente. E quindi vi è il doppio rischio che i terrori di cui avvertono i politici non si materializzino o si materializzino troppo brutalmente, ed in entrambe i casi ne saranno incolpati i politici. "Questa è una piattaforma molto traballante sulla quale costruire una carriera politica", dice Eyal. Egli vede la guerra al terrorismo come una improvvisazione affrettata piuttosto che come una grande strategia straussiana: "Nelle democrazie, per galvanizzare il pubblico per la guerra, dovete fare il nemico più grande, più brutto e più minaccioso". Dopo, guardo un sito web di un gruppo di lobbysti della politica estera americana ben collegati chiamato Committee on the Present Danger. Nel The Power of Nightmares il Comitato è rappresentato come il veicolo della propaganda allarmista straussiana durante la guerra fredda. Dopo il crollo sovietico, come si dice nel sito, "La missione del comitato è da considerarsi completata". Ma poi il sito continua: "Oggi i radicali islamici minacciano la sicurezza del popolo americano. Come per la guerra fredda, difendere la nostra libertà è una lotta a lungo termine. La strada per la vittoria inizia ...".
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