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Nick: kikko82
Oggetto: non esistono + le bandiere :-(
Data: 12/7/2005 12.36.33
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Proprio strano quel numero 8
Ha salvato il Siena con un gol all'ultima giornata, legge Vonnegut e «Il Mucchio selvaggio», i tifosi lo adorano. Eppure Stefano Argilli è stato scaricato dalla squadra di cui era capitano e ricomincerà col Modena dalla serie B. Storia di un calciatore-ufo:


Tipo strano, Stefano Argilli. Strano perché normale. E, al contempo, calciatore. Classe `73, quattro stagioni a Rimini, sua città natale, arriva a Siena nel 1996. Ci rimarrà nove anni. Serie C, B, A. Gioie e umiliazioni, lampi di fama e onesto gregariato. Argilli c'è, sempre. Maglia numero «8». Ieri centrocampista, oggi difensore. Buona posizione, grande esperienza, ottima elevazione. Argilli non veste griffato, non se la tira, saluta tutti. «Uno di noi», sancisce la curva. Anche sua moglie, Alessia, senese, bella e «normale», senza ambizioni da velina. Si sposano un anno fa, prendono casa nel centro storico di Siena. Per Argilli ormai la sua città è quella (e lasciare Rimini non è mai facile). Ragazzone di monacale timidezza, modesto fin quasi al martirio, Argilli ha gli occhi buoni e la capigliatura immaginaria. Nei ritiri, alla playstation preferisce Vonnegut. Al suo primo anno in A, trovandosi in camera con Cufrè, chiede: «Voi in Argentina che governo avete?». L'altro: «Boh, che vuoi che ne sappia». Argilli è un calciatore-ufo. Legge i giornali, va a vedere gli spettacoli di Grillo e Luttazzi. Custodisce come reliquie le copie de Il Mucchio selvaggio, sua bibbia musical-morale. E segue le conferenze di Carlo Petrini, che Nel fango del Dio pallone ha tratteggiato un ritratto molto poco edificante del calciatore medio. L'idea di Argilli è che non tutti i colleghi siano tori da monta gonfiati, decerebrati e corrotti. Fino all'anno scorso, il Siena era una squadra normale, trovatasi d'un tratto al centro del mondo, coi suoi ex carneadi Mignani (capitano), Argilli (vice) e Rubino (presto silurato, contro il volere della piazza). Argilli, detto «Argio» si rompe - per la terza volta - i legamenti nella stagione sbagliata, quella della promozione in serie A (2002/03). Non si sente meritevole della serie A, eppure sarà protagonista discreto della salvezza. Tredici presenze e il primo gol in massima serie, una mezza sforbiciata col Brescia (poi Baggio ne farà due e addio patria). Quel Siena sembra ancora una piccola oasi. Poi succede qualcosa. Il presidente napoletano De Luca, uno che nell'anno della promozione trovavi allegrotto in Piazza del Campo a festeggiare con i tifosi, sempre accompagnato da Douss, cane mignon razza «Postal Market» come il Pisolo di Margherita Dolcevita, smette di fare il pasionario populista e inutilmente colorito. Non flirta più con Sensi «contro i poteri del Nord» e si dà mani e piedi alla Gea, la società dei procuratori figli di papà. Raccontava l'8 febbraio a Repubblica Ermanno Pieroni, ieri presidente dell'Ancona e oggi (via carcere) diesse dell'Arezzo: «Il Siena, penultimo in classifica, ha fatto il miglior mercato d'inverno. Ha preso 6 uomini di peso, persino Tudor. Che cosa è successo? La Gea è riuscita a far cacciare l'allenatore Simoni per mettere sulla panchina del Siena un suo assistito, De Canio. Moggi è riuscito a far litigare lo storico direttore sportivo del Siena, Nelso Ricci, con il presidente De Luca. Quindi ha piazzato al suo posto il fido Parinetti, uno che di Moggi conosce tutti i segreti». Poi: «Chiedete come la Gea mette sotto contratto i giocatori. Prima li blandisce, poi li spaventa. Grabbi disse no a Moggi junior perché non voleva abbandonare il procuratore che l'aveva fatto crescere, e adesso è a spasso. Nel calcio Moggi fa quello che vuole». Anche Argilli è un altro che il procuratore dell'infanzia non l'ha mai abbandonato. E nelle interviste parla così: «Ero juventino e lo sono ancora, ma il tema del processo doping è stato trattato dalla stampa più in vista in maniera scandalosa. Il caso avrebbe dovuto rimanere in prima pagina per un mese e gli interrogatori dei calciatori pubblicati uno per uno. E' una questione di cultura e di educazione sportiva molto importante, ma se Petrucci non ha alcun imbarazzo ad accogliere la Di Centa, coinvolta in fatti di doping, al vertice del Coni, significa che siamo all'anno zero». Mai sentite queste cose dette da Totti, Vieri, Cannavaro.

Nella stagione 2004/05, Argilli colleziona 24 presenze. Simoni crede in lui. Qualche svarione e qualche impresa, su tutti il gol a San Siro contro il Milan (poi, per tornare umano, firma una mezza autorete sul 2-1 di Shevchenko: «L'ho fatto apposta, era la sua 100esima rete in A, così sono finito nei dvd»). Con l'arrivo di De Canio, il non-Gea Argilli finisce in tribuna. Al suo posto non giocano Djalma Santos e Scirea, ma Colonnese e Cirillo. A fine stagione, una serie di infortuni costringono De Canio a schierare Argilli. Lui risponde segnando il primo gol contro il Livorno. E' sempre tra i migliori in campo. Ultima giornata, Siena-Atalanta. Bergamaschi già retrocessi e toscani obbligati a vincere per evitare la B. Uno a uno e poco al termine. Qui, come nelle favole, il gol della salvezza lo segna proprio lui. Argilli. «Uno di noi». Sommerso dai peana, la città gli dedica il fan club «Argilli-Mignani», con festa notturna in piazza del Duomo. Centinaia di persone, scenario splendido, ma piove e i maxiposter dei due giocatori vengono strappati via dal vento. Lui: «E' un segnale, mi manderanno via». Il suo contratto è in scadenza a giugno, da mesi il presidente gli dice che «tanto tra noi non c'è problema, ne parleremo a suo tempo». Chiede un biennale, cifra ragionevole. Negli ultimi tempi si è spesso sentito trattare più come bandiera che come calciatore. C'è Sky che vuole intervistare uno intelligente, chi si manda? Argilli. C'è da mandare uno simpatico a Siena-Germania 4-3, Lo Sciagurato Egidio cittadino, chi va? Argilli. C'è Valdano che presenta Futbolandia a Siena, chi si manda? Argilli. La società agisce così. E il rinnovo non arriva. La piazza insorge: dopo «quel» gol, Argilli non si tocca. De Canio non la pensa così. Commentando a caldo il gol all'Atalanta, dice: «Vi sbagliate, ha segnato Maccarone». Maccarone è uomo suo. Poi, costretto a ritrattare, ironizza: «Davvero ha segnato Argilli? Va be', sono tutti e due pelati...».

Quanti abbracci dopo quel gol. E quanto silenzio nel mese successivo. La gratitudine per nove anni e il gol salvezza, per la società, non giustifica neanche una telefonata. Nessuno, men che meno De Luca, si preoccupa di dire personalmente ad Argilli che è «libero». Lui si ostina a sperare, e aspetta così tanto da perdere il treno che lo avrebbe portato a Livorno, dove c'è l'ex diesse senese Ricci e dove avrebbe potuto scrivere i testi a Cristiano Lucarelli. Alla fine, tra le molte offerte, si accorda con il Modena in B. Nel frattempo, il Siena-Gea prima piange miseria e poi fa un triennale da 700mila euro a stagione a Locatelli. Venerdì, mentre Argilli segnava un gol su assist di Diego Maradona in una partita di beneficenza, la società ha ritirato la maglia numero «8» in segno di «affetto e amicizia nei confronti di Stefano». Bizzarra forma di affetto, e primo caso al mondo di maglia ritirata in onore di un atleta in attività, peraltro cacciato dalla società stessa. Ciò che oggi preme al Siena-Gea è trovare lavoro agli amici di Moggi: Antonio Conte, quello con la moquette in testa, vice di De Canio. E Ventrone, l'immacolato Ventrone, nuovo preparatore atletico. Argilli ci rimane male ma non fa polemica. Non la fa mai. Manca un'ultima cosa. Un saluto. Ai tifosi. E allora scrive una lettera aperta, da solo, niente parolieri. Dice, in sostanza: grazie.
"Cos'è che fa dell'uomo un uomo? Forse le sue origini? Il modo in cui nasce? Sono le scelte che fa nella vita non come comincia a fare le cose, ma come decide di finirle".



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non esistono + le bandiere :-(   12/7/2005 12.36.33 (136 visite)   kikko82
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