Nick: mir Oggetto: "Lamento di Portnoy" di Philip Data: 16/7/2005 13.40.42 Visite: 90
Leggendo "Lamento di Portnoy" ho avuto netta la sensazione che Philip Roth sia uno scrittore superiore alla media. Le motivazioni sono sostanzialmente due. La prima è che chiunque scriva di sè stesso per 229 pagine enumerando frustrazioni, manie sessuali e grandi conflitti interiori senza annoiare, ha dalla sua quel talento che appartiene al ristretto olimpo dei grandi. La seconda è che sono convinto che la lettura sia, assieme all'esperienza diretta, LA fonte di arricchimento personale. Ecco, se seguiamo la parabola dei quarant'anni di vita di Alex Portnoy, al termine di questo percorso possiamo essere ragionevolmente certi di aver aumentato il nostro patrimonio umano. Mi rendo conto che può dar fastidio leggere pagine e pagine di descrizioni di masturbazioni o fantasie edipiche ma il tutto va visto nell'ottica di un'immersione nel personaggio. Qui non assistiamo semplicemente ad un'analisi del mondo ebraico/americano del secondo dopoguerra ma alla sua emersione dal mare dei luoghi comuni ed al suo svincolamento da tabù più o meno espliciti. Sul lettino dell'analista non c'è solo Alex Portnoy ma un'intera generazione che ha contestato e fatto la voce grossa ma di cui oggi non ne è rimasta molta traccia. Sesso, ebraismo e anni '60. http://www.librando.net/dev/projects/read.asp?pid=1&docid=159 http://www.librando.net "Una volta il futuro era migliore" Karl Valentin |