Nick: Nuje10 Oggetto: 20 LUGLIO 2001 Data: 20/7/2005 12.18.57 Visite: 218
PER NON DIMENTICARE -------------------------------------------------- Parole di sangue dette da un ragazzo massacrato dai fascisti presso il fiume Tenna -------------------------------------------------- M’hanno preso dietro una siepe di more Hanno sparato sulla mia bocca d’ombra Un papavero presso il mio cuore È caduto con un rosso tonfo. M’hanno spogliato come un rospo nero Nero di fame, di paura e follia, M’hanno steso sul sentiero Come un pezzo di biancheria. Parla, parla! Ma la mia bocca di marmo, Di marmo il cielo, il sole nella mia bocca, Nuca contro la pietra, sangue nella mia gola di marmo, Se avessi parlato non m’avrebbero capito. Allora mi strapparono i peli Come si strappano spine dalle rose, Cercavano le mie parole, ma le mie parole erano sangue, E il mio petto un campo di trifogli rossi. Allora non potendo trovare le mie parole Cercarono i miei pensieri e mi strapparono gli occhi, Coi coltelli mi frugarono nel cervello E l’avvoltoio del buio calò su me dal cielo. Ora sono là sulla strada di fango Pieno di mosche, di morte, di cecità, Solo sulla mia bocca c’è una scrittura di sangue Che dice sempre, sempre: Libertà. -------------------------------------------------- Tratto da Franco MATACOTTA, Fisarmonica rossa, Roma, Gianni Darsena, 1945. -------------------------------------------------- alcuni filmati sui fatti del 20 luglio 2001 a genova http://www.ngvision.org/mediabase/category/26
-------------------------------------------------- MORTE DEL PARTIGIANO -------------------------------------------------- Dorme nei suoi capelli, vegetali fili che il sole e il vento scioglieranno vivi all’alba: una buia sventagliata di mitra lo sferzò tra capo e collo come brusca manata di un amico: cosí cadde supino, per voltarsi a riconoscerlo e a scambiare il colpo. Non sentí allontanarsi per la riva i passi dei fucilatori, dopo che gli diedero un calcio per saluto gridandogli: «Carogna!», e dentro il fiume scaricarono l’arma e un po’ piú avanti graffiarono rabbiosamente il ponte di bombe a mano: troppo poco a fare, anche se cosí complice od assente, che la notte straripi di terrore per un sol sparo secco. Dorme, dorme lungo disteso, stretto il gonfio collo nella sciarpa di sangue larga e morbida sempre piú gelida; e il lungo cappotto indurito di brina è il suo sepolcro. E sono la sua sporca patria i pidocchi da terra e le formiche. -------------------------------------------------- Tratto da Corrado GOVONI, Stradario della primavera e altre poesie, Venezia, Neri Pozza, 1958. -------------------------------------------------- CARLO VIVE!
CI CHIAMAVANO BANDITI CI CHIAMANO TEPPISTI SIAMO PARTIGIANI SIAMO ANTIFASCISTI "DIFENDIAMO L'OPERAIO/ DAGLI OLTRAGGI E LE DISFATTE/ CHE L'ARDITO, OGGI, COMBATTE/ PER L'ALTRUI FELI |